sabato 31 dicembre 2011

Addio 2011!

Caro 2011, si sei stato molto “caro”, mi sei costato parecchio ed ora ti lascio andare.
Ti ho inziato con due grandi dolori: perdere marito e lavoro.   Le ultime settimane sono state le peggiori, perché chi è malato soffre, ma chi gli sta vicino,  impotente, ancora di più: per il dolore emotivo non ci sono analgesici ed antidolorifici che possano arginare la sensazione di sconforto. Ringrazio il Cielo che la fine sia sopraggiunta nel giro di un paio di giorni e che lo abbia visto lucido fino a poche ore prima. E’ spirato il giorno di San Biagio, il protettore della gola, lui che in gola aveva la bestia.
Dover chiudere l’ufficio mi ha aiutato a restare lucida dopo la perdita di Paolo, ma ero ancora nella “bolla” di quiete che precede il lutto vero e proprio: uno stato d’incredulità, d’incoscienza che non ti fa realizzare a fondo l’entità della perdita a cui ancora non mi sono rassegnata, ma sto tamponando i momenti di sconforto con trucchi ed illusioni mentali.
Resto con l’ansia di aver perso il lavoro, una fonte continuativa di guadagno di cui avevo goduto per tantissimi anni sostenendomi dai tempi del diploma : la sensazione è sgradevole, anche se arginata dall’indennizzo della mobilità, che finirà a breve e questo mi rende insicura perché il mondo del lavoro non vuole le persone di una certa età. Ma mi reputo fortunata, perché ho una piccola base di reversibilità come vedova, anche se misera, perché gli ultimi anni di lavoro Paolo era in cassa integrazione. Meglio di niente: ci sono anche uomini che alla mia età hanno figli disoccupati e non hanno nulla!
D’altra parte ho avuto finalmente dei momenti di vero relax accanto alla mia Mucia, ai miei figli, alle mie amiche. Ho continuato a coltivare il rapporto di fiducia e confidenza con i miei figli, che tanto hanno fatto per sostenermi.  Son riuscita a finire i lavori in casa, ho imparato a dipingere le pareti con mia gran soddisfazione. Ho chiuso il mutuo della casa. Ho inaugurato la casa, dopo 6 anni dal trasloco durante i quali mi è capitato di tutto! Sto per ricevere le mie amate librerie per sistemare i miei libri, quelli sopravvissuti dal pogrom del trasloco!
Mi hai messo alla prova tante volte, alla fine ho capito che devo accettare come vengono prove materiali e fisiche,  perché la mia mente può  trovare le soluzioni adatte al momento per poter superare lo sconforto e lo sgomento iniziale : finalmente ho capito che per raggiungere i miei obiettivi non è detto che debba godere di perfetta salute e forma!  Devo ancora comprendere perché nonostante il riposo la mia salute sia fragile: basta un nonnulla per mettermi a terra e dover prender antibiotici. Intanto son riuscita diminuire i fans. Speriamo sia come dice la mia matrigna, che quando resti a casa dopo aver lavorato tanto ci sia un periodo d’involuzione fisica, che ti porta tanti malanni, ma come arrivano così se ne vanno e riacquisti l’equilibrio. Speriamo! Devo capire anche come disciplinare la mia alimentazione : dimagrire è diventato molto difficile, ma non de-mordo! ;)

Mi hai fatto incontrare sul blog tante amiche nuove, belle persone con le quali scambiare opinioni ed esperienze e ricordarmi quanto di bello la vita mi abbia dato, perché,  lo ammetto, c’è sempre stata una compensazione.
Nonostante le prove, caro 2011, ho imparato a tirar fuori la forza e la determinazione che tutti abbiamo dentro, ma che pochi ci insegnano ad usare, quindi tutte le prove o quasi, che   hai posto sul mio cammino le ho superate, anche se  ammaccata,   sono arrivata al 31 dicembre.
Questa notte ti saluterò per l’ultima volta : ti lascio andare in pace, non ho nulla da recriminare contro di te. Ho avuto anni peggiori, in cui avevo perso me stessa e le mie radici, come il 1991 oppure il 1974 ,  quando persi mia madre e la mia famiglia si sfaldò completamente, ma vedi anche quell'anno ebbe una nota positiva: iniziai a lavorare e questo mi diede l'indipendenza, una gran conquista e si sà quando ricevi qualcosa dal destino, devi dare qualcosa, altrimenti se la prende.  




Stanotte incontrerò tuo fratello: il 2012. Chissà che tipo è ??  Un nuovo anno tutto da vivere e da scoprire, ma ... sono pronta!






venerdì 30 dicembre 2011

L'insicurezza, ovvero l'essenza della donna!

Si sà che per la mentalità maschile le cose sono piane e semplici: solo noi donne abbiamo la capacità d'incasinarci ed incasinare la vita a chi ci sta intorno.

Avendo perso la mia   controparte maschile (mio figlio non conta!) che mi faceva da critico o da analista pratico, che con la sua ironia mi aiutava a mettere sotto la giusta luce e inserire nella corretta prospettiva le cose, ebbene si, lo confesso, l'insicurezza e la sua gemella, l'ansia, a volte mi pongono in confusione.

Resta l'attitudine del mio animo battagliero, l'indomita necessità di reagire per affermare me stessa e le mie capacità, una volta a mio marito, ora al "destino" ed a me stessa. Ma da critica intransigente quale sono, questo dovermi confrontare con un "fantasma", poichè il destino non è quantificabile, ma un concetto astratto, e con la mia ipercriticità  mi trovo a destabilizzarmi, perdendo il filo delle priorità, perdendo tanto di quel tempo, che vedo passarmi tra le mani, senza che io sia capace di fermarlo con azioni risolutive. O almeno così a me sembra!

Tante cose ho iniziato, alcune sono state portate a termine, tutti coloro che mi stanno vicino affermano che dovrei essere soddisfatta, perchè ho fatto tante cose da sola ed in poco tempo: io da solita perfezionista confusionaria resto comunque insoddisfatta, perchè l' "ultimo progetto" non è ancora finito, altre cose sono iniziate, ma per ragioni logistiche non son riuscita ancora a portarle a compimento.

Mentre una volta era il lavoro a pormi dei limiti e nello stesso tempo anche a darmi l'alibi per alcune inconcludenze, ora il fatto di essere libera da impegni mi trova colpevole, non all'altezza: due giudizi che aborrisco nella mia vita, come onta di pelandroneria.

Ma quando mi sforzo, costringo il mio corpo a continuare nonostante i "cardi graffino le mani" (come dice il poeta), vengo fermata a forza da qualche malanno che mi blocca e rende il mio sforzo vano, anzi, devo ricominciare a leccarmi le ferite, guarire le magagne per poter ripartire e concludere il lavoro intrapreso. Lo spauracchio del malessere resta in sottofondo a rendermi ancora più insicura, perchè resto con il dubbio se la salute mi reggerà o qualcosa verrà  a minare eventuali progetti ancora in divenire.

Così trascino la mia vita, insoddisfatta, insicura, in perenne ricerca. Da una parte sollecitata dalle amiche ad uscire con tutte loro (sarei occupata a tutte le ore del giorno, ma che dico anche del mese!) dall'altra ripensando al caos ed al dolore degli anni passati anelo finalmente ad un po' di pace che risani la mia anima martoriata da troppi eventi luttuosi. 

Solo ogni tanto riesco a arrendermi al momento, concedendomi di poltrire in serenità,  approfittando dell'onda con un vaffaunculo a tutto!  Ma son troppo brevi i tempi, perchè la mente abituata a dare tanto spazio al lavoro considera anche la soddisfazione e l'ozio deplorevoli dopo un po'.

Guardo al futuro e non voglio pensare al 2012, affronterò le cose al momento opportuno, ho deciso di tagliar corto con l'ansia e l'insicurezza: sia quel che sia,  domani è un'altro giorno!

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martedì 27 dicembre 2011

Il calendario

Alla deposizione del divino imperatore  Haile Selassie I d'Etiopia, avvenuta nel 1974, il nuovo regime militare realizzò che il commercio era la chiave per incrementare l'economia del Paese e come tutti i Paesi Africani avevano fatto più di 10 anni prima, dopo aver scosso il giogo dei colonialisti, inviarono emissari commerciali nel mondo per promuovere i prodotti Etiopici. 
Per il caffé fu creata una sorta di cooperativa, l'Ethiopian Coffee Board, che raccoglie tuttora il caffé prodotto nelle varie regioni del Paese per selezionarlo eliminando ulteriormente difetti di lavorazione, classificandolo per provenienza, qualità e grado (grandezza dei chicchi) per poi venderlo agli esportatori autorizzati, che lo commercializzano verso l'estero. I maggiori clienti di questa origine sono gli Emirati Arabi: alcune qualità eccelse non vedono mai il mercato, sono direttamente acquistate dai vicini di casa a prezzi folli. 
Un delegato dell' Ethiopian Coffee Board in giro per l'Europa arrivò anche nel nostro ufficio alla fine degli anni '70 a promuovere vendite di questo preziosissimo caffé.
Il caffé in questo meraviglioso quanto atavico Paese cresce nella foresta primordiale, di cui avete qui sotto un'immagine d'archivio della mia ex ditta. E' un caffé ad alta acidità, che si equilibria al sapore amaro in un gusto pieno che riempie e quasi sazia, permane in bocca un forte aroma fiorito.


Hatu Araya, l'ufficiale emissario dell'Ethiopian Coffee Board si chiamava così, e lo posso scrivere perchè non c'è più, poverino, era un omino smilzo, di bassa statura, con la pelle scura, vestiva un paio di pantaloni di velluto ed una maglia di lana grezza pelosa e spessa, coloratissima, per l'epoca con colori inusitati per un uomo: dominavano le sfumature naturali della terra nei disegni del davanti, l'ocra il rosa antico, il giallo pallido ed il giallo ocra, oltre che un verde scurissimo di base nel resto del dietro.  

Ci portò in regalo un calendario e per la prima volta venni a contatto con una realtà diversa dalla nostra. Il calendario copto, che continua a seguire l'antico calendario alessandrino,  inizia con la data del 29 o 30 agosto del calendario giuliano, che in realtà corrisponde all'11 settembre (vi ricorda qualcosa?) del calendario gregoriano (nostro attuale). Consta di 12 mesi da 30 giorni e gli ultimi 5 o 6 giorni (qualora l'anno sia bisestile) sono i cosidetti giorni epagomeni. Rimasi di stucco quando lessi la traduzione di un giorno segnato in colore rosso che non riconoscevo per un' analoga festività nel nostro calendario, perchè era la Vittoria di Adua, quella contro gli Italiani! Anche l'orario Etiopico è diverso dal nostro. Il computo delle ore inizia dall'alba, ecco perchè Hatu Araya disse di chiamarlo alle 4.00  e che alle 7.00 fino alle 9.00 era a pranzo!


Sapere che il venerdì mussulmano è festivo, che al tramonto del venerdì gli Ebrei smettono di lavorare fino a tutto il sabato, che il Natale Cattolico non coincide con quello Ortodosso, erano nozioni che già conoscevo. Ma una cosa è sapere, l'altra è viverle, seguendole da vicino, segnandole sullo scadenziario!   Quella fu la seconda volta in cui mi confrontai con un calendario ed una civiltà diversa dalla nostra. La prima fu alle festività Ebraiche, da osservare per poter contattare il nostro maggior cliente Viennese. Negli anni '90 arrivò il primo cliente Egiziano ed iniziammo a seguire il Ramadan sul nostro scadenziario per poter fare gli auguri alla fine, per la grande Festa che segue per ben tre giorni. Poi arrivò il calendario Indiano, con le sue festività particolari, che festeggia tuttora divinità antiche che nel mondo occidentale sono legate alla leggenda, più che alla realtà di quel popolo.

In questo escursus vi ho portato a questi ultimi giorni dell'anno, che possiamo considerare equivalenti agli epagomeni, dove gli antichi regolavano le cose in sospeso per poter iniziare il nuovo anno sotto auspici più fausti, eliminando vecchie contese e pagando i debiti. Ecco perchè li ho sempre considerati un limbo: erano il periodo in cui quando lavoravo mi prendevo le ferie, perchè il Natale è Natale posso accettarlo come viene viene, ma la fine dell'anno devo guardarmi attorno: fermarmi per capire cosa devo chiudere, cosa devo continuare e cosa devo iniziare.

Stanotte ho fatto un sogno, un terapeuta mi diceva "Perché si ostina a vivere nel passato!"
Ragionandoci sopra da sveglia ho avuto la conferma che sono totalmente ancorata al passato e guardo talmente tanto indietro, che ho perso l'entusiasmo di proiettarmi nel futuro. Anche se sto lavorando per sistemare le cose che ho in sospeso, rifiuto mentalmente di organizzare il futuro, spesso perdendo tempo prezioso.

Ho già sul tavolo il calendario del 2012 aperto sulla prima settimana, quello dell'anno in corso è stato eliminato: ma mancano ancora 5 giorni alla fine! 5 importantissimi e vitali giorni, in cui posso fare ciò che devo per gettare le basi di un lavoro da proseguire per i prossimi mesi. Far trascorrere il tempo, come ho fatto in questi mesi, lavorando a spizzichi e bocconi, è un sistema accettabile per un anno sabbatico! Ora andiam ad incominciare. E come sempre AD MAJORA!





What a Wonderful World con David Attenborough

http://www.bbc.co.uk/nature/collections/p00kf6hs

..prendetevi il tempo di guardare questo video, per le meravigliose immagini !
ho cambiato il link, perchè il precedente non era più disponibile!

lunedì 26 dicembre 2011

Natale di tanti anni fa!

Per lasciarmi alle spalle i pensieri e le preoccupazioni del presente, mi tuffo nel passato e vi racconto come trascorrevo i miei giorni di Natale nell'infanzia!
Già vi ho detto dei preparativi della Vigilia per i dolci di Natale.
Ma alla mattina del 25 dicembre, venivamo (io e mio fratello) svegliati alle 9.30 perchè ci aspettava la cugina, vicina di casa, per andare alla messa delle 10.30 in paese ad un kilometro e mezzo distante. Non si faceva colazione, perchè dovevamo esser digiuni per fare la comunione. Quindi ci si incamminava per la strada sterrata ed attraverso i campi si accorciava il percorso. Nel cammino si parlava, si faceva a gara a chi fa la nuvoletta  più grande di vapore acqueo, chi scivola meglio nelle pozzanghere ghiacciate (a volte anche rompendo il velo e bagnandosi le scarpe!).
La Messa raccoglieva tanti bambini della nostra età con i loro genitori. Si assisteva non senza sorridere dei poveri chierichetti che reggevano un pesante ombrello a piccolo baldacchino, tenendolo sopra la testa del curato, seguendolo, correndogli dietro durante la messa, mentre lui puntualmente li redarguiva in corso d'opera per la loro maldestra applicazione, dopo tante istruzioni e tante raccomandazioni.
All'uscita si tornava a casa veloci, che la fame incalzava. Un po' di caffélatte che il pranzo era per l'una.

La tavolata era enorme. A capotavola mio bisnonno ed il figlio maggiore, mio nonno!
Ai lati seguivano gli altri due figli, fratellastri del nonno, le loro mogli, la bisnonna (madre degli zii: sposa di secondo letto), mia nonna, la mamma, papà, io e mio fratello. S'iniziava con un brodino, poi arrivava un sontuoso pasticcio di lasagne al forno. Di seguito il bollito con crauti e salsicce, il gallo arrosto al forno con patate, che mangiavo volentieri, perchè il maledetto mi saltava sempre addosso ogni volta che gli passavo vicino, anzi a volte mi correva pure dietro! C'erano contorni vari con verdura fresca, verdura cotta, pane fresco di forno fatto in casa. Si finiva con il dolce tagliando un panettone portato da Trieste, ma spesso si portavano in tavola le fritole istriane (quelle di cioccolata) e la pinza. Questa veniva pucciata in mezzo bicchier di vino, meglio se nero, a cui avevamo aggiunto uno o due cucchiai di zucchero: era buonissimo ed ogni volta noi bambini ci ubriacavamo. La mamma protestava che era troppo vino, le nonne la redarguivano "Tasi (taci), per una volta!  che fa sangue!" Il vino era ottimo e tutti bevevano generosamente. L'ambiente non era solo scaldato dalla grande cucina a legna, ma la festa si faceva chiassosa per tutto il cibo ed il vino. Solo mio nonno quando beveva un po' di più stava zitto, ascoltando ed intervenendo raramente, ma con battute dirette e divertenti. Metteva le braccia conserte e si sedeva ben appoggiato allo schienale della sedia. Anche se allegri gli uomini non erano mai sguaiati,  ridevano di gusto e, specie gli zii, raccontavano aneddoti della loro infanzia, o lo zio della prigionia sotto gl'inglesi.  Il bisnonno con l'autorità della vecchiaia e da patriarca, interveniva sottolineando con maggiori ragguagli qualche ricordo e notizie dimenticate dai figli, per rafforzare l'incisività della storia, magari aggiungendo che ora ne ridevano, ma la situazione allora era stata molto seria. Il bisnonno teneva al decoro e redarguiva i figli, senza sminuirli, se vedeva che stavano esagerando. Poi c'erano i commenti, specie quelli di mia madre, che apostrofava gli zii quando pareva esagerassero, con loro  era cresciuta da piccola e li trattava da pari, perchè li considerava dei veri fratelli, era l'unica persona che si poteva permettere d'interromperli, le sue stesse osservazioni, se fatte dalle mogli trovavano risposta più secca nel "ti tasi, che parlo mi!"  

La mia famiglia era molto unita c'era enorme rispetto dei due zii, fratellastri minori, per mio nonno, che consideravano in tutto il loro capofamiglia, in quanto, il padre, mio bisnonno   dopo l'esodo era caduto in una fortissima depressione ed aveva perso la figura di comando, anche se continuava ad essere rispettato  come autorità, tutti e tre si rivolgevano a lui dandogli del "Vu" (Voi). Nessun screzio o mala parola veniva nelle riunioni mensili dove   facevano la situazione contabile dei poderi e dei proventi dal bestiame. Solo quando le mogli protestarono in quanto c'era sempre quella più "malata" che adduceva un motivo più che un altro per lavorar di meno, i fratelli decisero di lavorare non più in solido, ma ognuno il suo podere: lo fecero di comune accordo, seppure riluttanti, ma erano consci di voler evitare il disaccordo e le recriminazioni e considerarono la divisione il male minore. Si aiutarono sempre in caso di difficoltà o per la vendemmia, che per me era un'altra grande festa.  C'era sempre la solidarietà: quando qualcuno stava male, tutti affluivano nella sua casa, le donne sistemavano il disordine se c'era per renderla presentabile al "dottore", che veniva fatto accomodare con reverente educazione. Gli uomini lo accompagnavano. Venivano preparati  una bacinella, il sapone nuovo scartato per l'occasione dalla confezione, l'asciugamano di lino fresco di bucato pronto per asciugargli le mani. Il caffé pronto sul fornello per farlo salire, il bicchiere sulla tavola vicino alla bottiglia di vino pregiato od un liquore, intanto che sale il caffé...
L'armonia, il rispetto regnarono sempre tra i tre fratelli e per noi nipoti sono stati un esempio enorme di virtù e civiltà.

Sempre durante le feste, tra mangiate e risate ed il dolce pucciato nel vino, ad un certo punto non ce la facevo proprio ed andavo a letto, perchè i pranzi si dilungavano parecchio, tra una portata e l'altra e si arrivava sempre nel tardo pomeriggio quasi sera, quando gli zii e le zie ci lasciavano per tornare a casa.  Io distrutta e riluttante in quanto faceva buio e ne avevo paura, dovevo andare in camera da letto: sul cuscino la testa girava per quel mezzo bicchier di vino puro bevuto e non voleva saper di fermarsi proprio, cercavo di rimanere immobile più tempo possibile!  Cedevo al sonno con il confortante sottofondo delle voci e delle risate che venivano dalla grande cucina sottostante e che smorzavano la mia solitudine nella grande stanza umida e fredda, facendomi accucciare con la borsa d'acqua calda a riscaldare le lenzuola e creare nuovo calore.

Di dodici persone di quella bella tavola, siamo rimaste in due e solo i miei due figli si sono aggiunti. Abbiamo mangiato anche quest'anno, ricordato, sorriso, qualche lacrima c'è stata, ma la vita è una ruota che porta avanti, non si può tornare indietro. Ci si può solo scaldare il cuore al ricordo, perchè ognuno di loro ha lasciato in me una preziosa eredità che mai andra spesa o perduta! 

Auguri a tutti!

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domenica 25 dicembre 2011

Grazie Babbo Natale

Grazie a Babbo Natale, anzi ai miei due Babbi Natale (i miei figli), è arrivato il nuovo PC. Mio figlio ha dovuto sperticarsi in scuse per non sistemare il vecchio (una vera ciofeca) perchè c'era pronto il nuovo che aspettava la data fatidica. Quindi riprendo con calma a navigare ed a visitarvi !

La settimana è stata moooolto movimentata! Non vi annoio con le vicissitudini !

Finalmente il Natale è passato! Come diceva Tex Willer al suo fido pard Kit Karson "ho l'impressione che mi sia passata sopra una mandria di bufali" in senso sia fisico che spirituale!  
Ma ogni giorno la Mucia mi ha tenuto buona compagnia ed abbiamo condiviso il mio cuscino, intervallando gli eventi con dei mitici pisolini "guancia a vibrisse" come potete vedere! 


mercoledì 21 dicembre 2011

Auguri

Il mio PC ha esalato l'ultimo byte e quindi non so se potrò visitarvi in questi giorni e farvi gli auguri nei vostri blog. Lascio ad ognuno di voi,  che mi avete sostenuto e letto, i miei migliori auguri per un Buon Natale e felice anno nuovo, sereno quanto possibile per affrontare qualsiasi difficoltà.
La vita riserva sorprese di qualsiasi genere, fate tesoro anche degli aspetti negativi del vostro quotidiano, perchè SEMPRE l'ultima è la VOSTRA PAROLA. La convinzione di riuscire a superare qualsiasi avversità vi sia di ispirazione!
Un abbraccio a tutti e tanti tanti auguri, Renata. AD MAJORA! 

 

lunedì 19 dicembre 2011

Finalmente

Oggi anche il Sole mi ha regalato un sorriso, al tramonto, proiettando un raggio luminoso nella mia via e colorando le case bigie in un guizzo di vita, contrastando le nuvole che nel cielo venivano mosse dalla Bora.  Ora che ho finito di dipingere la stanza di Paolo sono contenta, non vi dico la mia schiena come si lamenta, ma sorride anche lei. Ho coronato la fine lavori con un saporito riposino a letto dopo pranzato, con Mucia appoggiata al mio braccio sinistro, con la sua faccia facciosa!
La serenità a volte ci appartiene in gesti semplici, in riposi quieti, in un apprezzare il momento, cullandosi nel pensiero che domani è un altro giorno, pronto per sviluppare altri progetti, altri programmi, riuscire a portare a termine qualcosa che ci dia la soddisfazione di vivere giorno per giorno. Perchè la vita è ...!


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HO FINITOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!

Stamattina ho ultimato la pitturazione della stanza !!!!!!!!!!!!!!!
Sono al settimo cielo, gasata a mille! Era diventato un incubo!
Ora devo attaccare con la pulizia, ma son quisquiglie al confronto dell'ansia per la fine di questa pitturazione!

domenica 18 dicembre 2011

Princi-gatta sul pisello ???

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Una settimana a Natale!

Ecco, come ogni anno, si aspetta tanto Natale e sembra non arrivare, quest'anno, così difficile, sembrava non finire ed invece siamo agli sgoccioli!

Manca una settimana a Natale ed ho ancora tantissime cose da fare: immobilizzata per una settimana dal mal di schiena son rimasta enormemente indietro ed ora fatico a star calma, a propormi di fare ciò che riesco per non star di nuovo male,  che tanto prima o poi le cose andranno al loro posto. Giorno più o giorno meno, quel che si arriva a fare, deve bastare!

Sono nel mio soggiorno illuminato dalla coroncina di Natale accesa, penso ad altri Natali, ma ora non ho tempo di diventare triste e di lasciarmi sopraffare dalle emozioni!
TIrem inanz! il resto a dopo!




sabato 17 dicembre 2011

Ginnastica artistica

Il 5 gennaio 1968 iniziò la Primavera di Praga ad opera del riformista Alexandre Dubcek, che portò in Cecoslovacchia una ventata di libertà, con una politica di liberalizzazione, la prima dopo la tremenda repressione dell' Ungheria nel 1956. Anche questa volta il 20 agosto 1968 i carri armati Russi invasero la Cecoslovacchia reprimendo il nuovo regime e destituendo Dubcek.

Ma di quel periodo una stella della Cecoslovacchia sconfisse i russi in campo sportivo. Vera Caslavska. Nata a Praga il 3 maggio 1942 già all'Olimpiade di Roma (1960) fu una rivelazione e mascotte per la sua giovane età. Si presentò nel 1964 a Tokyo superando in diverse categorie le avversarie sovietiche. Mi conquistò talmente che alle superiori scelsi di prepararmi per la squadra di ginnastica ritmica della scuola, ma data la mancanza di preparazione in giovane età non potei esprimermi che a livelli dilettanteschi. Vera intanto divenne un'eroina nel suo Paese, firmando il "Manifesto delle 2000 parole" con cui eminenti Cecoslovacchi chiedevano a tutti i loro concittadini di appoggiare la svolta democratica in atto nel paese. Ma Vera fu costretta a fuggire in Mexico quando il 20 agosto 1968 i carrarmati Russi entrarono invasero la Cecoslovacchia. In Mexico, dove nel 1972 si sarebbero svolte le successive olimpiadi, Vera fece tutti i lavori possibili e continuò un estenuante allenamento in esilio per poter partecipare alle Olimpiadi dove registrò il suo maggior successo! Aveva VENTISEI ANNI! Come potete vedere la sua corporatura snella presentava tutte le forme di una donna, eppure, se guardate regge il confronto in leggerezza, difficoltà e grazia con la giovanissima Nadia Comaneci, Rumena, che poco dopo divenne la sua erede. Al termine delle Olimpiadi del Mexico infatti,Vera si sposa con mezzofondista Josef Odlozil e lascia l'agonismo.
Con Nadia Comaneci iniziò l'esasperazione delle ginnaste giovanisime, sfruttando l'agilità dei corpi efebici ancora immaturati, esasperato dal fortissimo allenamento che inibisce lo sviluppo.

Vera fu l'ultima "donna" a disputare Olimpiadi : le sue medaglie furono più preziose di quelle delle altre ginnaste, perchè a quel tempo non esistevano sponsors, Vera lavorava e nel mentre si alza la mattina per allenarsi prima del lavoro e dopo il lavoro, per arrivare in forma ed alla perfezione ai contesti internazionali.
Vera Caslavska - 1968 anno (26 anni)



 

Nadia invece ha un'altra storia: diventata stella di primezza internazionale, allenata da Bela Karoly (poi espatriato in USA dove ha allenato i ginnasti americani) ha iniziato a conseguire i primi successi a soli 13 anni. All'Olimpiade del 1976 conseguì per la prima volta nella storia il punteggio di 10.00 tanto che non avendo nei displays tale votazione, il tabellone riporta un 1,00 ! Venne insignita dell'onorificenza di eroe del lavoro socialista, e iniziò a frequentare la fa famiglia Ceausescu, di lei s'incapricciò il figlio del dittatore Ceausescu, ma il carattere dell'uomo era talmente difficile che si costrinse ad ingrassare per rallentare le sue attenzioni. Alla fine nel 1989 riuscì a fuggire in USA dove riprese il suo equilibrio, sposò un ginnasta americano con cui tornò in Romania dopo la destituzione del dittatore. E' tutt'ora impegnata nell'insegnamento della ginnastica, nonchè in opere di beneficenza. Il 12 novembre ha compiuto 50 anni!   com


Nadia Comaneci - 1976 (16 anni)







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mercoledì 14 dicembre 2011

The wind of change - Scorpions

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The net ! La rete!




Ted spiega, come si sia reso conto che i grandi browser di ricerca come google e facebook, ma anche altri nel mondo, pilotino le risposte che cerchiamo, dandone diverse per la stessa ricerca a seconda delle statistiche delle nostre scelte dei  siti, che abitualmente visitiamo, ma anche usufruiscono delle informazioni che diamo attraverso le nostre chat, per effettuare CENSURE NON DA NOI RICHIESTE ! Nel video spiega che essendo liberale, si rese conto che i dialoghi con dei conservatori nella sua pagina di facebook ad un certo punto sono SPARITI, per una CENSURA automatica che il browser fece automaticamente.

Mi ha colpito il constatare la sofisticata "rete" in cui noi cadiamo ogni volta durante le nostre ricerche in internet e mi rendo conto di quanto non solo noi siamo controllati, ma anche "pilotati" verso risposte e scelte ben specifiche!

La cosa mi destabilizza un po': certo, siamo da molto tempo dei "cittadini di vetro", il "grande fratello" -e non parlo di quello di Canale5!- ci sta sul collo e monitorizza anche quante supposte di glicerina compriamo in farmacia!

Affiora logica la domanda: ma ordunque se siamo tanto tracciabili, da trarre dei profili perfetti dei nostri consumi, del nostro pensiero politico, delle nostre scelte di vita, che ci conoscono meglio di nostra madre, come mai gli evasori non vengono smascherati??? ovviamente avranno mezzi per occultare le loro tracce??

Il filmato termina con la conclusione dello speaker, augurandosi che i grandi browser di ricerca smettano di farci da censura e che rispettino il nostro diritto di censura personale; considera determinante la rete per poter scambiare delle idee e venire a contatto con altre realtà, allargando la possibilità pur restando a casa propria di raggiungere una visione globale universale. Data la situazione attuale Ted  auspica che il fruitore del servizio usi il mezzo con cognizione di causa ed interpreti il risultato delle proprie ricerche ragionandoci sopra "cum grano sali" ed impari a diventare il soggetto attivo di scelta e non oggetto passivo di plagio.

Meditate gente, meditate!!!

P.S.  Stevie Wonder : correva l'anno  1972!







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martedì 13 dicembre 2011

Perchè ridere ogni tanto fa bene!

Un funzionario dell'Agenzia delle Entrate si reca presso una Sinagoga per fare un controllo fiscale sui conti e sui registri della stessa.
Alla fine del controllo, trovando tutto perfettamente in regola, pensa tra se' che non puo' tornare in ufficio a mani vuote e senza aver trovata la benche' minima irregolarita'. 
 
Allora chiede al contabile della Sinagoga: "So che voi utilizzate parecchie candele durante le vostre cerimonie, come smaltite la cera che rimane?"
Il contabile risponde:"Vede, noi raccogliamo tutta la cera in queste apposite casse e poi le spediamo all'industria della cera che ricicla quanto rimasto e ci rispedisce delle nuove candele, come puo' vedere dalle bolle di accompagnamento emesse e dalle bolle di spedizione dell'industria".

Il funzionario, non contento, chiede di nuovo: "Io sono a conoscenza che, sempre durante le vostre cerimonie, voi utilizzate del pane. Come smaltite le briciole di pane che rimangono?"
Il contabile risponde:
"Anche qui agiamo nella perfetta regolarita', infatti raccogliamo tutte le briciole in queste casse che poi, accompagnate da regolare bolla di accompagnamento, mandiamo ad un panificio che ci restituisce del pane intero che riutilizziamo."
Al funzionario viene, allora, una brillante idea e chiede:"E quando fate la circoncisione, come riciclate la pelle che tagliate ai vostri adepti?"
Ed il contabile:
"Guardi, la mettiamo in queste casse, la mandiamo, con regolare bolla, alla Agenzia delle Entrate e loro, ogni tanto ci mandano una TESTA DI CAZZO !!!"

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Nonostante tutto: la vita è bella!

No, il post non c'entra con Benigni!  E' la mera constatazione che si ha, quando reduci da un malanno che blocca (come un colpo -rabbioso- della strega)   ci si riesce di nuovo a muovere senza dolori. Diamo per scontato tante cose, che alla fine non ci rendiamo conto di cosa significhi poter camminare scioltamente, poter lavorare senza dipendere dagli altri, poter accudire al proprio corpo senza problemi, perchè un colpo della strega blocca ogni movimento! Tutto diventa problematico.

Dobbiamo essere grati quando riusciamo ad alzarci, respirare, muoverci, camminare, sorridere, parlare, mangiare, amare ecc...  senza difficoltà! Vi siete resi conto che sono le azioni elementari, ma basilari della nostra vita? Quando mi vorrei lamentare, considero quante di queste azioni posso fare e le conto, penso a chi non le può espletare normalmente e  ringrazio il Cielo, taccio e vado avanti!

Sebbene io resti ottimista, mi rendo conto che il momento che stiamo vivendo è molto duro. Dove mi volto trovo realtà difficili da vivere, allora mi guardo allo specchio e considero quanto sia inutile piangere o lamentarmi. Per cui,   come mi ha insegnato  la mia insegnante di vivation, mi guardo allo specchio e sorrido a me stessa dicendo "Buona giornata Renata! ti voglio bene! "  Questo augurio è un toccasana per il nostro subconscio: quando ci specchiamo e vediamo una persona triste e preoccupata la nostra mente elabora un segnale di negatività, generando un sentimento di scontentezza. Sorridere a se stessi allo specchio significa inviare alla nostra mente  un segnale positivo che ci solleva lo spirito: il subconscio è elementare persegue il benessere e si adopera per farci permanere nel benessere. Il messaggio positivo che gli lanciamo attraverso l'augurio a noi stessi, gli dà la conferma che "tutto va bene" ed esso opera di conseguenza! 

Ad majora! Dedicato a tutti voi!








Non crediate sia facile! In questo periodo ho le lacrime in tasca al solo pensare ad un parente, un'amica che non c'è più, nell'avvicinarsi delle feste sembra che la cosa si amplifichi e la mancanza ci sovrasti. Poi penso che la nostra tristezza appesantisca le loro anime e tra le lacrime cerco di sorridere loro e ringraziare per la gioia che mi hanno dato!

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lunedì 12 dicembre 2011

Il falso mito di Babbo Natale

Tutti gli adulti fomentano nei loro pargoli la magia di leggende, Babbo Natale & Co., che poi vedono svanire come lo scoppio di una bolla di sapone. Anch'io a mio tempo ne fui vittima e ci rimasi mooolto male! 


A Trieste ai tempi della mia prima infanzia (1957-1963, quando ebbi l'età di capire il significato di regalo) non era Babbo Natale a portare i doni, ma San Nicolò, festività che veniva preceduta dalla Fiera con bancarelle di ogni genere. Percorrevamo il Viale XX Settembre guardando con occhi rapiti, speranzosi di trovare quello che ci piaceva di più la mattina del 6 dicembre a casa nostra.
I tempi erano difficilissimi, reduci dall'esodo ora comprendo gli sforzi dei miei a sbarcare il lunario con due figli da crescere ed un solo stipendio, per cui mia madre e mio padre pilotavano le mie richieste nelle letterine a San Nicolò a seconda delle loro disponibilità, invitandomi ad indicare sempre due regali, di cui uno poco costoso! Un Natale i miei furono forzati a rinunciare per vari problemi ai regali e ci fu rivelato l'inganno: i soldi erano talmente pochi per altre spese necessarie affrontate, che mia madre, risoluta ed energica giudicò che io e mio fratello avessimo l'età per "conoscere ed affrontare la realtà".
Questa rivelazione per me fu un grande shock. La mia reazione fu di enorme delusione, vissi questo come un tradimento dei miei che mi avevano taciuto la verità facendomi soffrire molto!
Mentre tutte le mie compagne ricevevano regali splendidi, migliori dei miei, San Nicolò riservava sempre per me il regalo minore, nonostante quando consegnassi la letterina pregassi ardentemente che almeno una volta mi portasse il dono più grande. Questa negazione mi fu fatta digerire con la reprimenda dei miei genitori per non essere stata una bambina modello. Invece di incentivarmi a comportarmi meglio, a lungo andare questo sortì in me uno scarso senso di autostima. Ero una bambina quieta e mi rassegnai alla delusione perenne, dato che, per quanti sforzi facessi, tutto era inutile tanto la ricompensa sarebbe stata sempre inferiore alle aspettative. Almeno quando seppi che erano i miei genitori a farmi i regali, mi resi conto della ragione materiale della loro natura, quindi non era più colpa mia, di non essere all'altezza! In seconda battuta iniziai a fare i confronti con il trattamento che riceveva mio fratello e iniziai a soffrire della differenza, perchè questa non si applicava solo ai regali, ma anche all'educazione ed agli svaghi, tutti improntati alla creazione di una base per una futura carriera, che da "uomo" doveva crearsi. La disparità in famiglia si tradusse in un rifugiarmi in un mondo tutto mio, immergermi nella lettura, cercare di carpire con i miei risultati il loro apprezzamento: ma tutto fu vano, se ci riuscivo io, doveva essere per forza facile. Mi rassegnai quindi ad essere l'ultima ruota del carro.   L'insicurezza e l'intransigenza verso me stessa con la scarsa autostima mi segnarono per la vita in tutte le mie scelte.

***

Ovviamente oggi le disponibilità e la mentalità sono completamente diverse, i miei figli per volontà dei nonni sono andati avanti parecchi anni a credere a San Nicolò, Babbo Natale ed anche alla Befana. Ma quando mio figlio espresse un dubbio spiattellai la verità a tutti e due, con mio gran sollievo, mentre i loro nonni espressero il loro rammarico e disappunto sgridandomi vivamente e tacciandomi di egoismo!! 
 
Come dice la mia amica Irina, Babbo Natale esiste, perchè ognuno di noi è Babbo Natale quando fa un dono, è questo il vero spirito del Natale e dello scambiarsi i doni. Giudico i bambini meritevoli di vivere una realtà piacevole, piuttosto che egoisticamente creare una fiaba fittizia, per vedere un'ulteriore impietosa delusione aggiungersi a quelle della vita! 

Ma io sono di parte?? ;) oh-oho-ho... a tutti!

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mercoledì 7 dicembre 2011

Ieri sera

Riunione del pollaio in pizzeria! in un variegato femminile, che va dalla più attempata, giovanilissima rappresentante di Tupperxxxx con cui bazzico la bassa friulana a distribuire preziosi contenitori di plastica e lussuriosi doni allettanti per le padrone di casa, che indicono riunioni solo per cuccarsi il dono della settimana, alle impiegate insoddisfattissime di commercialisti, che ancora -grazie a Dio per loro- lavorano, all'impiegata impiego pubblico e moi, vedova disoccupata, ma con il volto disteso, il sorriso nonostante le difficoltà, perchè finalmente dopo 36 anni di lavoro e famiglia con problemi sto vivendo un anno sabbatico!

Stamattina ho impigrito a letto fino a tardi, dopo un veloce caffé alle 6.00 per non perder l'abitudine, sonnecchiando fino alle 9.00 circa ed alzandomi con una beata sensazione di benessere.

Fra poco mi alzo dalla postazione PC e vado a dipingere le due pareti della stanza di Paolo della seconda mano di  pittura, prima di fare il pranzo e riordinare la stanza di conseguenza. Un bel progresso, più di metà stanza è finita, il resto spero di concluderlo entro la settimana, ma vado piano, per non ingiuriare di più la cervicale!

Poco fa ho letto un anteprima dal Sole24Ore e mi si è aperto il cuore, se Dio vuole e Monti pure, potrò andare in pensione primo di quanto le ultime "anteprime" prospettassero!

Ecco il nuovo calendario tratto dalla rivista : per visualizzare bene l'immagine, cliccate sulla tabella, vi si aprirà una scermata con sfondo trasparente nero e la tabella, cliccate sulla tabella con il tasto destro del mouse e selezionate "visualizza immagine", si apre in un altra finestra ed invece della freccina del mouse, troverete la lente con un + cliccate quante volte desiderate per ottenere una buona leggibilità.


lunedì 5 dicembre 2011

La fatica di vivere

La mia vita sembra un'altalena, malgrado la determinazione ad andare avanti a combattere, ci sono dei momenti in cui l'ago della bilancia è in negativo, come la nostra economia. Mi sembra sia il tempo e la stagione a determinare maggiormente la depressione, che mi prende e mi rende un'anima in pena che vaga per l'appartamento vuoto, mentre Mucia dorme sogni beati sul mio letto.

Cerco di riempire il giorno. Per dire a me stessa "ho fatto cose".. ;) come la ragazza del film di Moretti!

Anche se queste "cose" sono tangibili e concrete, alla fine della giornata, sebbene possa elencarle e constatare di esser stata produttiva, mi sembra di aver fatto poco o nulla: come ieri. Ho importato il blog da splinder, anche se non ci son riuscita completamente, ma l'ho conservato sul disco rigido; ho dipinto la parete grande della stanza di Paolo di un bel turchese, dando due mani di pittura, ed ho riscontrato che il dolore alla clavicola ed al braccio, che ho avuto questi mesi,  son proprio il risultato della pitturazione di agosto. Difatti sto affrontando l'attuale pitturazione  con calma, una parete giorno dopo giorno o saltando anche, perchè ci sono mobili da svuotare e spostare, tanto l'Ikea porterà i mobili nuovi appena il 21 dicembre per cui di tempo ne ho a sufficienza per ultimare il lavoro con calma, senza sderenarmi come quest'estate! Ho cucinato uno spezzatino per condire la pasta nei prossimi tre giorni, delle sovracosce di pollo per cena oggi e domani; ho riposto nel freezer le fettine di pollo per riserva; ho riordinato gli appunti del corso di ayurveda; ho riposato vicino a Mucia; ho guardato la tele; ho fatto una lavatrice; ho giocato ad Alchemy, guardando il telefilm "Fratelli" fino allo sfinimento quando alle 23.30 sono andata a letto.

Insomma, ho riempito di "cose" la mia giornata, anche se dentro avevo un magone per l'insoddisfazione, per l'inquietudine del momento, perchè il disordine dovuto ai lavori mi paralizza, per l'ansia del dopo mobilità, per le "cose" che dovrebbero essere portate avanti, ma su cui non ho alcun ascendente o poca forza ed  il tutto si è materializzato nei versi di Ungaretti!

Comunque, in questi giorni cupi, arrivo poi sempre alla sera con la stessa conclusione di Rossella in  Via col vento : "DOMANI E' UN ALTRO GIORNO!", anche se la mattina successiva mi alzo con un mal di testa da spaccare il cranio come oggi, perchè la malinconia di ieri l'ho arginata con cioccolato e ripetuti  assaggini dei piatti preparati, mangiando più del dovuto (ecco perchè non dimagrisco), e mi trovo ad arrancare verso il nuovo giorno, nel quale farò "altre cose", cercando di far andare avanti il calendario, in attesa di non so che cosa, di un evento risolutore, che mi tolga dal limbo di questa "mobilità forzata"!

Ma questo giorno finirà in modo migliore :  questa sera ho il corso di olii essenziali applicati nell'ayurveda! E' un corso che mi ha dato e mi sta regalando molte soddisfazioni! Ho fatto spese pazze perchè gli olii essenziali costano parecchio, ma mi sento viva, nello studiare, approfondire, sperimentare un mondo nuovo, che ha avuto un impatto enorme nella mia vita. 

Ora accenderò la candelina per l'aromaterpia,  ho messo le essenze di : litsea cubeba, l'olio degli angeli, che si dice li attiri per il profumo delizioso (ha un sentore simile al lemongrass, ma con un retrogusto più fiorito) ;  l'olio di neroli, per guarire il mio cuore e l'olio di limone per rendere più lucida e scattante la mente!

Sempre e comunque AD MAJORA!  Buona settimana a tutti!

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domenica 4 dicembre 2011

Ungaretti

Si sta
come d'autunno
sugli alberi
le foglie.

sabato 3 dicembre 2011

Omaggio a Nino Rota




............................................Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare. »

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venerdì 2 dicembre 2011

I dolci di ogni giorno

Mi son venuti in mente ed ovviamente ho voluto fermarli qui, dato che sono già in argomento.

* quando mamma faceva la carne impanata, se avanzava dell'uovo ci versava sopra un po' di farina ed un pò di pane grattuggiato, un pò di zucchero ammorbidito con un po' di latte, ne usciva una frittella, che friggeva e serviva per dolce,

* quando mamma faceva gli gnocchi, serbava un po' di pasta per fare alcuni "kipfel" : la dose per uno gnocco veniva allungata in un rotolino spesso e fritto curvato proprio a forma di ferro di cavallo, alla pasta non veniva aggiunto alcun ingrediente, unica differenza era la frittura ed il cospargere i kipfel di zucchero semolato o zucchero a velo vaniglinato quando venivano tolti caldi dall'olio,



* le "Schnitte" si facevano quando avanzava tanto pane del giorno prima, ma solo quello del giorno prima deve essere raffermo, ma non duro : veniva tagliato a fettine, si metteva in una terrina coperto di latte freddo, zucchero e buccia di limone per aromatizzarlo. Veniva tenuto nel composto il tempo strettamente necessario per bagnarlo, senza rammollirlo troppo, si immergeva nell'uovo sbattuto e poi nel pangrattato per sigillarlo e poi si friggeva in molto olio, ben caldo, girandolo rapidamente, si tirava fuori e lo si cospargeva di zucchero semolato. E' molto semplice e nutriente, se non lo date ai bambini potete aggiungere al latte un cucchiaio o due di liquore a vostro piacimento, anche una spruzzata di cannella, ma la Schnitta nasce povera proprio perchè era il dolce dei poveri.
Le dosi sono : 250 gr. pane raffermo, 250 gr. zucchero, 1 uovo, pangrattato, latte. 



La tradizione triestina include tantissimi altri dolci, favolosi e molto golosi, ma per il momento vi passo questi! Alla prossima la ricetta del presnitz e della putizza. 

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Fritole istriane (lievitate)

Ogni festa a Trieste, come in tutto il mondo, è legata ad un dolce particolare che va per la maggiore.
Natale è il periodo più ricco: si fanno i "Presnitz" ricchissima farcia avvolta in velo di pasta frolla chiusa a rotolo e posto a cuocere a forma di spirale, le "Putizze" , con la stessa farcia in pasta dolce lievitata (i friulani ne hanno una versione simile, più povera, che chiamano "Gubana"), le Pinze, semplice pan dolce tagliato a croce nella sommità, più caratteristiche per Pasqua quando si portano la mattina a benedire a Messa; i "Crostoli" o come li chiamano a Venezia "Bugie", a Roma "Frappe". Delle Fritole, oltre a quelle di Parenzo di cui vi ho parlato l'altro giorno, c'è una versione semplice di pasta lievitata con uvette e pinoli e quelle di ricotta, fatte sempre con la pasta lievitata, ma fresche per la presenza di questo elemento base, e sono a dir poco un orgasmo papillare!

Le fritole istriane lievitate appartengono alla tradizione familiare di mio marito.
In realtà sono preparate in tutta la Venezia Giulia (che, per coloro che lo ignorassero, tengo a precisare comprende i territori di Dalmazia, Istria, Trieste, Gorizia e Venezia! i vecchi dominii della Repubblica Marinara di Venezia!!) : essendo un dolce semplice lo possiamo trovare anche nel resto dell'Italia. A Trieste e nell'Istria vanno per la maggiore per Natale, per Carnevale e nelle domeniche.

Mia suocera, di origine dalmata era alta più di me 1,78 m. di corporatura robusta: un donnone giunonico. La ricordo curva ai fornelli intenta a mescolare i cibi, preparando piatti succulenti per gli ospiti con calma serafica, con metodo e pazienza, per tempi interminabili : perchè la cottura è una cosa seria ed ogni alimento deve essere cucinato a puntino!
A qualsiasi ora si capitasse da lei iniziava a cucinare, era capace di mettere su i crauti e farti stare da lei per tutta la durata della cottura (6 ore!) mentre intratteneva nella grande cucina gli ospiti presenti, perchè la sua arte era un rito e vi confesso che ne valeva sempre la pena!

Mitiche erano le sue fritole, di cui girava l'aneddoto che mio marito con tre suoi amici ne avessero mangiato in tempo di mezz'ora più di 100, mentre lei ancora le stava preparando.
Erano particolarmente soffici, fragranti, gustose ed asciutte, grazie a quel cucchiaio di aceto bianco che aggiungeva nell'impasto e che impedisce al dolce di assorbire l'olio.

Si preparano con :
3 uova
400 gr di farina 00 (circa!)
30 gr di lievito di birra
40 gr. di burro
50 gr. di zucchero,
buccia di limone,
1 tazzina di latte tiepido
1 bic. vino bianco
1 cucc. di aceto bianco
1-2 cuc. di rum,
aroma di vaniglia
50 gr di uvette
40 gr di pinoli
un'ombra di cannella!


Battete le uova con lo zucchero, aggiungete il burro, che avrete tirato da due ore fuori dal frigo in modo sia morbido, ponete la ciotola a bagno maria con acqua calda ma mai bollente, mentre sbattete in modo che il burro si sciolga e prenda la consistenza di una spuma.
A parte fate lievitare il lievito con il latte tiepido e un po' di zucchero. Quando triplica di volume aggiungete un po' di farina sbattendo che non faccia grumi. Unite le uova ed il burro, sbattete per 15 min. circa. Unite sempre mescolando in modo che man mano gli ingredienti vengano assorbiti in modo omogeneo: 1/2 bicchiere di vino bianco, 1 cucchiaio d'aceto bianco, 1-2 cucc. di rum, la scorza grattuggiata di 1/2 limone, l'ombra di vaniglia e di cannella (attenzione che questi ultimi non sovrastino di sapore), aggiungete man mano il resto della farina dando alla pasta una consistenza elastica e morbida: quando è pronta lo capirete se prendendo con il cucchiaio di legno un po' di pasta e rivoltandolo, la pasta resta aderente al cucchiaio e non cade.
Il segreto della sofficità delle fritole è dato dalla giusta lievitazione: si deve sbattere l'imbasto più volte per 15-20 minuti e far riposare per altri 10 al caldo, l'impasto deve essere sempre BATTUTO DAL BASSO VERSO L'ALTO, mai in circolo : si smonta!
Più volte alternerete sbattitura e lievitazione, più soffici saranno le fritole.
All'ultimo momento aggiungete pinoli ed uva passa, che avrete fatto rinvenire nel rum, sgocciolata e passata nella farina.

Riempite una pentola capiente d'olio di semi di buona qualità e quando l'olio è bollente, immergetevi un cucchiaino d'acciaio, per renderlo impermeabile, poi immediatamente prendete con questo una porzione di pasta e fatela scivolare nell'olio bollente. La pasta prima cade a fondo, poi si gonfierà a pallina con dei cornini (la pasta cadendo fila delle piccole protuberanze) , la fritola viene in superficie dove resterà da una parte fino a giusta cottura, solo allora si "rivolta" volgendo autonomamente la parte cruda nell'olio. Calcolate un tempo ragionevole prima di sgocciolarle su una carta paglia, spolveratele con lo zucchero a velo.

Calde sono squisite!



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giovedì 1 dicembre 2011

Leggibilità blog

Redcats mi avvisa di non riuscire a leggere bene i post: potete avvisarmi se il problema è anche di altre persone??
Grazie!

mercoledì 30 novembre 2011

Le fritole de Piran (antica ricetta)

Raccolgo l'idea di MissPansy per raccontare una ricetta tradizionale di Natale della mia infanzia e la sua storia.

Durante le feste di Natale nella mia famiglia si facevano due tipi di dolci: le Pinze e le Fritole.
Le Pinze sono delle pagnotte lievitate dolci, di cui nonna preparava a casa l'impasto e lo portava al forno del paese a far lievitare una notte nella camera di lievitazione della panetteria e di seguito il fornaio le cucinava, quando erano pronte il nonno con il trattore le andava a ritirare. Anche le zie portavano le loro dal fornaio, in quanto i quantitativi a famiglia si aggiravano intorno ai 10 pezzi ogni Natale. Il pan dolce veniva tagliato a fette ed era il companatico del caffé mattutino o la merenda, quando spalmavamo sopra una fetta di pinza un buon strato di burro delle nostre mucche e la marmellata.

Ma le Fritole erano il clou della festa. Io, mio fratello con la mamma arrivavamo a casa dei nonni la mattina della vigilia di Natale, primo giorno festivo per chiusura della scuola, in corriera, perchè papà lavorava. Con la corriera locale poi si arrivava vicino alla casa e si percorreva gli ultimi 500 metri a piedi sulla strada sterrata, trascinando le valigie, perchè si restava là fino alla Befana.
Si giungeva dalla nonna intorno alle 13.00 e trovavamo nella grande cucina lei con il nonno ed il pranzo pronto: la tradizionale pasta ed alici. Il tempo di rigovernare e ci si metteva subito al lavoro.
La nonna prendeva fuori e preparava i vari ingredienti. Noi bambini davamo una mano a sbucciare le mele, ad aprire le nocciole, le mandorle, le noci. Nei primi anni dei miei ricordi la mamma tostava le nocciole, le noci venivano sbollentate con le mandorle per togliere la buccia, ma negli ultimi anni si erano accorte che se la frutta secca veniva macinata con la buccia il gusto finale non veniva compromesso e queste lavorazioni laboriose vennero abbreviate, soprattutto per quel che riguarda le noci! Si grattuggiava la cioccolata, si metteva a cuocere le mele, tagliandole a fettine. Si metteva in ammollo le uvette.
Quando tutto era pronto, nonna e mamma univano i componenti nella pentola della polenta, incastrandola sui cerchi aperti del focolare a legna e dopo che le mele si erano sfaldate in poca acqua iniziavano a mettere i vari ingredienti, iniziando dalla farina, lo zucchero, gli aromi, la frutta secca e tutti gli altri ingredienti, dandosi il cambio per mescolare l'impasto fino a che non fosse amalgamato a dovere e raggiungere la consistenza giusta, alla fine si aggiungevano per ultimi l'uva passa ed i pinoli.
L'impasto veniva versato sulla tavola del pane e fatto raffreddare. Poi, dopo la cena, quando l'impasto era diventato freddo, noi ragazzi facevamo delle palline staccando la porzione necessaria con un cucchiaio, passandole nella farina prima di darle a mamma ed a nonna, che alla luce del faretto sopra il focolare friggevano sempre nel paiolo della polenta pieno d'olio, mentre chiaccheravano raccontandosi le ultime novità fino a notte tarda, mentre noi ragazzi allestivamo il presepe ed addobbavamo l'albero di Natale. Le fritole bollenti venivano adagiate sulla carta paglia e cosparse di zucchero semolato, che faceva un rumore caratteristico sotto i denti quando le mangiavi.
C'era la gara, tra la nonna e le zie, per chi faceva le pinze migliori e le fritole più gustose.
Quando si andava dagli zii, ogni casa offriva il dolce ed un calicetto di rosolio o amaretto di saronno. Poi le padrone di casa ti facevano la domanda fatidica ed i visi ti scrutavano quando mangiavi per verificare ed antecipare le parole di commento sulla qualità del dolce, cercando di leggere l'anteprima dalla tua espressione!
Erano momenti indimenticabili: una tradizione che scaldava il cuore e che consideravo già allora preziosa!
Se volete cimentarvi di seguito trovate gli ingredienti: essendo una ricetta antica ne ha moltissimi, che potete cambiare o eliminare a seconda dei vostri gusti.
4 KG. di mele lessate e frullate,
300 gr. di mandorle, 300 gr. di noci, 300 gr. di nocciole, ridotti in polvere,
300 gr. di uvetta passa,
200 gr. di pinoli
2 quadrati di cioccolato fondente (quello per dolci) grattuggiato,
100 gr. di cacao,
1 uovo
400 gr. di zucchero,
scorza di un limone e di 2 arance,
vaniglia
1/10 di litro di rum o grappa,
500 gr. di farina,
sale q.b.
olio di semi per friggere: vi conviene usare un buon olio di arachidi o di mais, fate scorta perchè il paiolo della polenta ne conteneva come minimo 2-3 litri!
Concordo con voi : sono una bomba calorica, ma a quel tempo non esistevano merendine sfiziose come adesso, torte preconfezionate nei negozi d'alimentari.
Solo i panifici vendevano le torte su ordinazione, e tra le merende confezionate si trovavano negli anni '60 i primi Buondì; c'era il Ciocorì, le tavolette di cioccolato bianco Galak: per chi poteva permetterseli, ma a noi , in cartella, mamma metteva il pane burro e marmellata, o pane e burro con zucchero sopra, che erano meno dispendiosi. Mamma faceva anche durante l'anno le trecce dolci ( con lo stesso impasto delle pinze) che portava in forno a cuocere perchè data la fatica ne faceva sempre 4-5 alla volta e non avendo un forno adatto era l'unico modo per cuocere un dolce lievitato. Che ricordi MissPansy!

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C.Bukowski


la tua vita è la tua vita.
non lasciare che le batoste la sbattano
nella cantina dell’arrendevolezza.
stai in guardia, ci sono delle uscite.
da qualche parte c’è luce.
forse non sarà una gran luce ma la vince sulle tenebre.
stai in guardia.
gli dei ti offriranno delle occasioni.
riconoscile, afferrale.
non puoi sconfiggere la morte
ma puoi sconfiggere la morte in vita,
qualche volta.
e più impari a farlo di frequente,
più luce ci sarà. la tua vita è la tua vita.
sappilo finché ce l’hai.
tu sei meraviglioso,
gli dei aspettano di compiacersi in te.

lunedì 28 novembre 2011

Aivanhov ancora...

"«In principio era il Verbo»: sono le prime parole del Vangelo di Giovanni. Gli esseri umani supererebbero molte difficoltà ed eviterebbero molte sofferenze se sapessero come applicarle nella propria vita. Direte: «Ma come? Questa frase è talmente astratta, talmente difficile da comprendere... Come possiamo applicarla? – Ebbene, è proprio perché non cercate di applicarla che rimane astratta e difficile da comprendere. – Ma allora, cosa dobbiamo fare? – Semplicemente accompagnare ogni vostra azione con il Verbo». Prendiamo dei casi molto semplici dalla vita quotidiana. Quando per esempio lavate i vetri, invece di eseguire questo compito lasciando vagare il vostro pensiero chissà dove, siate coscienti dei vostri gesti e dite: «Come lavo questo vetro, così il mio cuore sia lavato e divenga trasparente». Fate la stessa cosa
quando spazzate, quando lavate i piatti, quando spolverate. Certo, non è necessario dirlo ad alta voce, soprattutto se c'è il rischio che qualcuno vi senta. L’importante è essere coscienti, ossia applicare il vostro pensiero – e il pensiero sottintende necessariamente delle parole – a tutto ciò che fate, così da divenire creatori. "

Omraam Mikhaël Aïvanhov

Il nostro subconscio è suggestionabile e programmabile ecco perchè questo procedimento suggerito da Aivanhov ha le sue basi psicologiche e ben fondate nella nostra psiche, anche se superficialmente sulle prime sembra una emerita cavolata. Ognuno potrebbe opinare "quando pulisco la lettiera del gatto cosa devo pensare ??"

Ma se partiamo dal presupposto che l'ambiente in cui viviamo ci rispecchia, sul fatto che i cinesi considerano il Feng Shui un'arte che permette riordinando e sistemando l'equilibrio della nostra casa, di equilibrare anche la nostra vita, ecco che le parole di Aivanhov non suonano più così bislacche.

Cosa ci porta di base la considerazione citata del filosofo: fare le cose, anche le più umili consapevolmente. Questo ci aiuta a viverle e farle meglio, perchè dare uno scopo ad ogni lavoro, anche il più umile, da un senso alla nostra azione, evitando così di macinare fatica a testa vuota o recriminando per cosa stiamo facendo. Con le affermazioni di Aivanhov si invia un messaggio subliminale al nostro subconscio, che agendo rigidamente andrà a "lavorare" su quanto noi suggeriamo stiamo facendo. Il classico : due piccioni con una fava.

Per farvi capire come agisce, pensate al semplice gesto di lavarsi le mani: non puliamo "solo" la nostra pelle. In realtà l'acqua ci permette di eliminare anche l'energia, cioè si verifica un piccolo gesto di "purificazione". Non è solo per igiene che ci si lava le mani. Scuotete la testa ? Ricordatevi di Pilato, si lavò le mani in pubblico della condanna di Cristo, perchè il "sentito" si può opinare, ma ciò che si è "visto" resta "fotografato" nella mente e recepito inopinabilmente! Quindi stiamo parlando di un gesto che alcune persone non fanno più rientrare nella simbologia di rito, perchè oggi il gesto rituale ha perso i connotati. Ma facendo assurgere a rito ogni azione si eleva la nostra stessa vita. Certo lo si può fare gioisamente, scherzosamente, tranquillamente, non occorre che riduciamo a pompa magna il pulire il water!

Supportano la considerazione di Aivanhov, l'antichissima filosofia del Feng Shui, che considera la casa l'equivale del nostro mondo "interiore" che con la BaGua la divide nei vari settori della nostra vita e considera il disordine in questa o quella stanza come la possibilità riordinando di equilibrare quel lato della nostra vita; e non ultimo lo "Space Clearing" ripresa dal mondo occidentale.

Spazzare, pulire, gettare, arredare : sono azioni che le donne conoscono bene e sanno quanta valenza e potenza abbiano, specie quando si hanno problemi. La liberazione e la pulizia a volte diventa catartica ed esorcizzante!

Ora arriviamo al punto : IL VERBO. Le parole sono importanti, le parole nascondono un'energia primordiale che abbiamo già visto sono in grado di condizionare gli esseri umani, ma anche l'Acqua e tutti gli esseri viventi come avete visto nel post della memoria dell' Acqua con gli esperimenti di Masaru Emoto. Le parole hanno vibrazioni che influiscono su tutto! Il Pensiero positivo, che fa star bene, che migliora la nostra vita, che ci aiuta ad affrontare meglio le avversità inizia dal VERBO, che ci programma a vincere od a fallire.

(continua)