sabato 19 maggio 2012

Gli zuccheri e l'ansia


Ieri parlando con un' amica in merito alla mia difficoltà di recuperare un peso normale, mi giustificavo spiegando che i dolciumi ed il cibo in generale è diventato negli anni un meccanismo di gratificazione alle frustrazioni subite, che in 17 anni mi hanno portato ad costruirmi una corazza di 25 chilogrammi, con tutte le conseguenze dei disturbi che ad una "certa" ;) età questo comporta, in quanto la sovra alimentazione è cieca e non rispetta un sano regime, ma predilige i cibi che alterano trigliceridi, colesterolo ecc.

La mia amica mi ha ripetuto qualcosa che già sapevo, ma a cui non riesco ad arrendermi! I carboidrati ed i glucidi in eccesso PROVOCANO L'ANSIA e TOLGONO L'ENERGIA all'organismo.

Una SANA alimentazione che tenga conto della curva glicemica mi aiuterebbe non solo a perder peso, ma perfino a migliorare l'umore, a riportare ad una normalità il ciclo del sonno, alquanto turbolento negli ultimi anni. E' la scoperta dell'acqua calda, perché le stesse cose me le disse anni fa una dietologa, che voleva anzitutto riequilibrare le funzioni dei miei organi e per seconda intenzione arrivare a farmi dimagrire. Mi promise che alla fine del percorso sarei riuscita a riprendere l'abitudine della brioche al mattino con il caffè! Un bel traguardo!

Certo ci sono i momenti in cui si può sgarrare, ma se alle 14.00 si smette di assumere carboidrati e glucidi in genere, si recupera un benessere e tanta forza.

Ma le cose "giuste" al momento "giusto" non arrivano da sole : oggi ricevo per posta una mail con la regola del "zero-cinque-trenta", che secondo gli immunologi è il mezzo più efficace e naturale per mantenere in forze il sistema immunitario. Considerandolo mi accorgo per l'ennesima volta che conosco queste regole anche se non le applico (a parte il fumo che ho smesso trent'anni fa!).
Zero fumo : la nicotina genera infiammazioni e favorisce patologie cancerose e cardiovascolari. Ricordatevi che la sigaretta è fonte di nichel: immaginate, se l'orologio d'acciaio vi crea dermatite, cosa possa fare alle vostre mucose il fumo !
Cinque pasti di frutta e verdura : racchiudono le vitamine e i sali minerali facilmente assimilabili dal nostro corpo, fornendo una protezione alle cellule immunitarie di prima difesa, mentre i famosi integratori alimentari di sintesi chimica hanno una efficacia ben minore, se non -in alcuni casi- nulla per il nostro metabolismo, in quanto il corpo non li riconosce e gli elimina.
Trenta minuti di attività fisica : che scatena benefici producendo serotonina e favorendo con la maggior ossigenazione il rafforzamento del sistema immunitario.
In sintesi l' ansia e la stanchezza dovute ad errata alimentazione aumentano le quantità di cortisolo e noradrenalina sostanze che in eccesso interferiscono con la risposta immunitaria dell'organismo e la sua capacità di reazione di fronte alle minacce.

Ben conoscendo questi fondamentali della dieta, stupisco sempre circa la mia mancanza di capacità di assimilarli applicandoli alla mia vita. Come riesco a reagire quando non ho alternativa, devo imparare a scegliere la via del benessere e non quella della mera gratificazione! Ancora la mia mente fatica a mettersi in riga a materializzare il concetto ormai asseverato dall'esperienza : non è la vita che ci rende vittime, ma è il nostro modo di affrontare le difficoltà della vita che lo fa! 



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venerdì 11 maggio 2012

I giorni scivolano incuranti delle pene. Tutto sembra procedere, ma in realtà, in fondo, l'anima ogni tanto si ferma e spaura di fronte al vuoto! 

La realtà porta problemi da risolvere, giro e rigiro le cose nell'illusione di riempirmi la vita, di andare avanti. 

Ragiono e mi chiedo : quando il mio cuore si è fermato ? Si, perché mi sembra di vivere in apnea, tanta è la paura di soffrire ancora. 

Timidamente continuo il mio quotidiano a volte facendo violenza su me stessa, sulla tendenza a rinchiudermi a ripiegarmi per escludere il mondo.  Avanti, ancora una volta, reagisco, devo farlo! Me lo devo! Lo devo ai miei figli. 

Questa settimana ho incontrato un'amica nuova e parlando con lei mentre le spiegavo delle mie identità perdute, le raccontavo di Renata-impiegata e Renata-moglie, che non esistono più e lei mi guarda e mi chiede :  " Cosa è rimasto ora? Solo RENATA! e questo vuol dire che è venuto il momento di prenderti cura di te stessa!" 

La vita ha bisogno di nuove chiavi di lettura, di essere guardata da diversi punti di vista per comprendere meglio come procedere. 

"Ha da passà 'a nuttata ?" ma sembra non passare mai! 



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venerdì 13 aprile 2012

Wonderwoman in pensione

Mentre tutta la società ci pone degli stereotipi d'ideali, programmandoci per fallire, mentre ci sforziamo di produrre qualcosa che non ci appartiene, ma che ci viene imposto dalla società stessa, nessuno men che meno c'insegna come fare quando lo scopo delle nostre identità decade in quanto il nostro compito è esaurito.

Non più figlia, non più moglie, non più impiegata, non più educatrice, (anche se con i figli non hai mai finito, il tuo esempio vale fino alla fine), non più giovane, non più efficiente per il mercato, mi ritrovo a dover affrontare, anzi ad aver affrontato quello che è la perdita di alcune identità, che nella società è fondamentale per non farti sentire come un paria in un branco di bramini altezzosi, che ti guardano come una merda di vacca, scuotendo la testa a voler dire : non hai speranze, paria sei, paria resti, per quanti salti fai la merda di vacca da sola resta sempre a terra...

Capita che se non ti affretti a reagire incominci anche a sentirti proprio come tale!

Il mio indomito spirito nell'ottica della mia "musa" ispiratrice Marina Garaventa (di cui a destra nella colonna a  fianco trovate uno stralcio del suo ultimo libro), ha rivoluzionato la mia posizione: non più paria (merda di vacca), bensì entità carbonio (come dicono a Star Trek :) in attesa di destinazione.

La destinazione deve essere ricercata in ambienti non consueti al precedente periodo di vita, specie se la società stessa ti rigetta in quanto obsoleta, devi decidere cosa vuoi fare del resto della tua vita. E dato che Marina ci ha   dimostrato che ci sono altre "forme di vita" valide di esser vissute, oltre quelle che la società ci propone quali uniche scelte, non mi resta che esplorare tutte le alternative a nostra disposizione. Perché tutto sta nell'ottica con cui consideri quello che stai facendo e la scelta che fai.
Se da una parte quando lavoriamo agogniamo al periodo in cui potremo goderci la libertà del tempo, liberi dal giogo del lavoro, quando abbiamo tanto tempo a disposizione tendiamo a perderne molto, sprecarlo, sentirci vuoti  ed a farci assalire da sensi di colpa per non essere più "produttivi" !

A questo punto del mio percorso ho compreso il pensiero che un maestro Austriaco insegna a dei bambini, che vengono nel suo laboratorio per dipingere! Attenzione ! Non a diventare pittori ! Bensì a fare il gioco del dipingere, esprimere se stessi indipendentemente dal risultato: ossia imparare a godere di ciò che si fa a prescindere dalla produzione!

Questa sembra essere la mia missione attuale! Sviluppare la capacità di assaporare qualsiasi opportunità, cogliendo l'attimo!






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martedì 13 marzo 2012

CAPITOLO NR. 5 - L'aiuto esterno/guardare le cose da un altro punto di vista

Qui rispondo a Ieira  : potete scrivere tutto ciò che vi capita in testa, perché più scrivete, più vi rilassate, più vi rilassate, più le idee affiorano spontanee e spesso sono le più coerenti!

L'aiuto esterno è il corolario di persone che, vecchie conoscenze o nuove amicizie, formano il muro di contenimento della situazione. Possono dare una mano a fare il punto della situazione, possono aiutare fisicamente, oppure possono portare leggerezza o idee nuove.

Chi è al di fuori della situazione può vederne aspetti che noi rincorriamo, ma non riusciamo a metter ben a fuoco. Per esempio: non è che non mi fossi accorta di essere ancorata al passato, ai ricordi, alle persone perdute, semplicemente non mi volevo staccare. Il fatto di aver sognato una persona che mi ha posto la domanda : "come puoi pretendere di progredire se resti ancorata al passato" e come sia successo, mi  ha aiutato a mettere a fuoco il punto! Soprattutto perché avevo chiesto IO che mi fosse indicato lo schema mentale che mi stava bloccando e l'intensità emotiva con cui -nel sogno- ho recepito il messaggio.

I lutti - Da quando avevo 22 anni sono andata ad abitare da sola per esigenze familiari, in seguito con mio marito non c'erano orari: non sapevo mai a che ora rientrasse, se non quando arrivava ed ha lavorato anche un periodo all'estero. Quindi nella mia vita sono rimasta spesso sola. Eppure i miei c'ERANO, erano a disposizione. A prescindere da mia madre, persa all'età di 19 anni, e dei nonni deceduti anziani, TUTTI gli altri componenti la mia famiglia scomparsi per me ESISTONO ANCORA, sono "in viaggio". Quindi il mio lutto non riesco ad elaborarlo: continuo sempre ad immaginarli "da un'altra parte", mentre io continuo a vivere la mia vita, sospesa nella loro attesa.





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lunedì 12 marzo 2012

CAPITOLO NR. 4 - Perdere le proprie radici

Pyperita mi da lo spunto per continuare nella mia analisi di quanto io stia vivendo.

Le perdite sono differenti. Una cosa è perdere  il nonno anziano, anche se a dire il vero se questi è lucido, il distacco è comunque doloroso. Diverse e più difficili da superare sono  le perdite premature nella propria famiglia.

Essendo l'unica sopravvissuta della mia famiglia d'origine, mi  diventa difficile il recupero dal  dolore per le perdite subite. E' come se si annaspasse alla ricerca di qualcosa che sai perfettamente non ritornerà. Il vuoto di una casa   è più straziante di qualsiasi urlo!

I figli ? devono farsi la loro vita, devo stare attenta a non coinvolgerli troppo, già lo sono e restano estremamente protettivi nei miei confronti, tanto che li mando a fanculo più di qualche volta, se diventano pesanti e si permettono di eccedere nel sorvegliarmi troppo!

Eppure si va avanti, si cerca una nuova identità.

Se non si progredisce c'è una ragione, ma non riuscivo a tradurla in chiare lettere.
Ho chiesto qual' è lo schema che sta frenando la mia vita attuale (non sto ad annoiarvi come) ed  ho avuto  sogno che mi ha dato la risposta : PERCHE' TI OSTINI A RIVOLGERTI SEMPRE AL PASSATO! 

O.K. ricevuto il messaggio! Ma, come dice il vecchio proverbio ? Tra dire e fare c'è di mezzo il mare!  Sebbene ci siano momenti in cui sono pronta a lanciarmi nel mondo, continuando a fare programmi ed a scandagliare tutte le  possibilità di lavoro che possano arrivare, mi manca l'appoggio, il confronto di qualcuno al mio fianco. Prendere decisioni in tutto e per tutto da soli, lo sanno le donne single, porta un sottofondo d'insicurezza che è difficile a sciogliere. Anche quando hai risolto la questione, ti chiedi sempre "ma siamo sicuri che non ci fosse un'altra soluzione migliore?". L'insicurezza nasce dalla solitudine. Va bene, fa parte del pacchetto "vedova". Tirem inanz! Bisogna adattarvisi!
(CONTINUA)



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CAPITOLO NR. 3 - Perdere i compagni di strada

Cara Pyperita, come ti capisco! Ho sempre avuto cani, ma in campagna dai nonni. Il legame per quanto forte non era quotidiano, il mio soggiorno era breve limitato alla vacanza ed il cuore giovane ha dimenticato presto quelli perduti. Ma ora Mucia rappresenta la mia compagna di vita ed il mio alter ego, quindi il legame è molto più forte. Un legame iniziato da quando era piccolissima, quasi un imprinting.

Noi umani siamo unità carbonio, abbiamo bisogno di fisicità : è per questo che non riusciamo a superare il lutto delle persone care, perché la nostra prima astinenza è la mancanza della loro interazione nella nostra vita, dell'abbraccio, del saluto, del sorriso, della stretta, del moto di spirito, della presa in giro, della complicità e così via.  Il ricordo può consolare, ma  il vuoto resta.

Ad una certa età perdere i compagni di strada significa lasciare pezzi di noi sul cammino. Anche se riusciremo ad incontrarne altri, come sempre accade, esiste una sindrome pari a quella dell'arto mancante nel monco. Nessuna protesi (nuova conoscenza) potrà riportarci la fisicità del nostro braccio perduto (parente e/o amico morto). Imparare ad adattarsi alla protesi è un percorso difficilissimo e doloroso, che la mente accetta malvolentieri.

Ecco perché qualsiasi nuova attività o conoscenza della nostra vita, porta una nuova esperienza, ma in nessun modo può colmare il vuoto in noi. Faremo parte di un'altra realtà, ma la realtà della nostra nascita e della nostra crescita si va pian piano riducendo e ci fa sentire in un certo senso anche più fragili, pur nella ricerca di un nuovo equilibrio ci accompagna la paura di soffrire ancora.

Nonostante tutto, tirem inanz!

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CAPITOLO NR. 2 - Arrancare, una situazione normale?

Ti rispondo cara Gattarandagia con un altro post, perché l'argomento è troppo importante!

Dici che arrancare è un fatto normale nella vita,  in quanto siamo burattini che il destino manovra e pertanto  ho solamente spostato le mie ansie dal mio partner e dal mio lavoro, alla mia disoccupazione ed alla mancanza di liquidi? Si ci vedo un fondo di coerenza. Come diceva il mio prof. di ragioneria : se non è zuppa, è pan bagnato!

Questo presumerebbe il fatto che l'accettazione  (nell'accezione latina di "prendere coscienza" e non supino soccombere) della realtà attuale potrebbe essere l'unica soluzione che attiri la svolta decisiva. 

Leggo un possibile interrogativo : no, non è che non avessi realizzato il fatto di essere disoccupata o di non essere accettata dall'attuale realtà del lavoro in quanto troppo specializzata (quindi troppo onerosa) e troppo "anziana" per rientrare nel mercato. E' che arrendermi ad essi significa sconfitta, significa non avere alternative che "continuare ad arrancare". 
Accettare questi assunti, dovrebbero aprirmi la mente ad un passo ulteriore : accettare  di diventare imprenditore di me stessa ???  Proiettarmi a 57 anni in una realtà che non ho ancora preso in considerazione. Si, OK, ma a fare cosa ??? Non che mi manchi spirito di adattamento ho posto CV in tutti i supermercati della città, rispondo anche ad inserzioni di bassa manovalanza, ma non ho i requisiti!

Certo, se il mio destino  è di trovare lavoro, inutile angosciarsi, basta continuare a cercare ed aspettare che si apra quella benedetta porta, che il destino ha posto, ma che io ancora non vedo.

L'altro giorno ero ferma in attesa del bus che mi portasse a casa, la mente girava per conto suo e speculava sui vari aspetti della mia vita, fino ad accorgermi che il mio bus era appena transitato davanti a me, era arrivato al lato opposto della pensilina e  stava già richiudendo le porte e partendo con semaforo verde, dopo aver caricato tutti i passeggeri, mentre io restavo inchiodata lì persa nei miei pensieri.

Ecco, vorrei che l'occasione di lavoro arrivasse ed io non la vedessi come non ho visto quel bus!

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CAPITOLO NR. 1 - Io e Mucia, Mucia ed Io



Che io sbrighi le faccende, ozii davanti al PC, cucini, lavi o stiri, mi riposi davanti alla tele, mi dedichi alla cura delle piante, legga un libro, riordini documenti, ecc.  ho sempre vicino  il mio alter ego, Mucia, che mi segue, mi controlla, mi guata. Spesso sottolinea con saccenza e un lieve tocco ritmato di zampetta l'inadeguatezza di alcune sistemazioni o cose fuori posto, sollecitando che le rimetta immediatamente dove si trovavano prima. Quando faccio cambiamenti, lei controlla  perplessa, seduta, poi si rialza, sembra scrolli il garrese e che mi garantisca il beneficio del dubbio, dicendo   "staremo a vedere se funzionerà".  

In realtà la mia vita gira con lei ed attorno a LEI : io sono qui per aprirle le scatolette! Come recita la massima scritta sul magnete che vedete qui sopra e che fa bella mostra sullo sportello del mio frigorifero. I figli in fin dei conti sono dei satelliti che orbitano nella nostra atmosfera, ma ormai è lei la mia ombra ed io sono la sua, o meglio "la mia codina", come dice mia figlia.

Questo fatto non mi rassicura, anzi, mi mette ansia, perché quando non la trovo o sta male, sono agitata peggio che se si trattasse dei miei figli: loro sanno parlare, sono adulti, Mucia è indifesa!

Considero cosa sia diventata la mia vita, quanto io stia cercando il mio nuovo ruolo e di come si siano ridimensionate le mie aspettative in questi mesi di costante rifiuto, aggrappandomi al territorio, a Mucia, alle mie cose.
Da una parte resiste la paura di sbagliare a rilassarmi, anche se  ho una voglia estrema di farlo perché sono stanca! La paura di non riuscire a rimettermi più in gioco ed a fallire per il fatto di essere obsoleta -come il mondo del lavoro mi sta sottolineando da troppo tempo-  e la necessità economica di buttarmi di nuovo nella mischia sono i due poli, tra cui sbatte quotidianamente la mia testa, mentre l'impotenza mi assale e mi mette al tappeto, tanto che neanche a casa riesco ad essere costante e concludente. In un'altalena di sentimenti e sensazioni, sto arrancando nella mia vita, cercando d'ingannare il presente per eludere il futuro.

Certo, parto da una base, sia pur minima e tantissimi non hanno tale base, ma la situazione esige di più.  
(continua)

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giovedì 8 marzo 2012

8 Marzo : Sono una piccola ape furibonda ! (Alda Merini)


Indire la Giornata  della Donna a mio avviso, più che onorarla,  è indire la giornata della sfigata, perché l'uomo la pesta, la vilipende, la atterra, la sfrutta, la dimentica, l'ignora, la tortura, la tormenta con lo  stalking, l'ammazza in preda a raptus, magari ubriaco o drogato  cercando con l'atto estremo  di cancellare la propria sconfitta verso quella donna che vuole a tutti i costi  emanciparsi da lui per avere una vita normale,  proietta su di lei tutte le responsabilità della propria incapacità e della propria inadeguatezza, consuma i pochi soldi di casa, magari rubandoli a lei per andarsi ad ubriacare con gli amici per dimenticare i suoi fallimenti,  lasciando a casa i figli affamati, la stupra, la costringe a prostituirsi, usa ricatti sessuali per farle ottenere quello che spesso le spetta di diritto e per farle fare carriera sottopagandola, anzi fa fare a lei il lavoro sporco per tenere a bada le altre donne e per farsi bello con il suo lavoro, le butta addosso tutta la responsabilità quando non è in grado di prendersi le sue per le conseguenze del suo sollazzo con lei, ma è vero che son figli miei, non sono stato il primo, le donne sono tutte puttane, le si fa fare il doppio del lavoro per pagarla la metà di un uomo, le si preferisce un uomo a far carriera, perché gli uomini vengono presi più seriamente in considerazione, anche se valgono di meno, quando la donna rinfaccia all'uomo la sua pochezza (morale) è sufficiente che  lui le dia della puttana per metterla al suo posto e pestarla ben bene così perderà la voglia di alzare la cresta : tutto questo  per 364  giorni l'anno ed un certo giorno la festeggiamo così  non rompe, la lasciamo divertire "poverina" per darle un contentino??? per farla sentire almeno un giorno grande??? 
Come dice Mia Martini, se gli uomini nascono dalle donne, perché sono così?? Perché geneticamente l'uomo riconosce il piacere del potere e lo esercita contro chi non è protetto adeguatamente soprattutto dalla società stessa. Perché ha troppi esempi maschili che gli indicano la strada . 
Per fortuna ci sono le benedette eccezioni, ma la maggioranza degli uomini anche i più "comprensivi", amiche mie, spesso scantonano opportunamente, delegando e lasciando che le donne facciano anche la loro di parte.  Un uomo quando non regge, si volta e va via, una donna, no o raramente.

L' 8 Marzo più che una Festa dovrebbe essere un giorno alla Memoria di tutte quelle donne che hanno subito violenza sia fisica, ma soprattutto morale. 
Troppo amaro questo post??? Troppo crudo????  Troppo pessimista ???
Anche se il sesso forte (??) ha fatto alcune concessioni alle donne, fa sempre di tutto per affermare la sua predominanza, perché la perdita dei privilegi porta a troppi sacrifici.
La donna ancora non è riuscita a cancellare la programmazione genetica e spirituale di secoli di storia che la obbliga a fare da parafulmine: pensate che possa bastare un giorno??? e che in questo giorno uscire a cena con le amiche e guardare spettacoli come i California Dream Men, che fanno streap-tease sia il massimo del festeggiamento??? del riconoscimento???   Lasciamole divertire tanto domani avranno la solita merda da spalare????

Oggi penso che noi donne dovremmo mettere solo il lutto al braccio!
Se pensate che non sia così vorrei sentire la testimonianza di una donna che nella sua vita non abbia MAI avuto discriminazione di alcuna sorta. Dai genitori fin dall'infanzia sino alla maturità.

E meno male che esistono alcune eccezioni, ma con moooolti limiti!

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venerdì 17 febbraio 2012

Nati non foste a viver come bruti!

Ho sempre pensato che l'organizzazione permetta di vivere meglio, sono della Vergine, per cui l'ordine ha un senso ben preciso per me, anche se non lo so rispettare! Perché i segni sono sempre doppi : rigido o contrario! Ci sono le Vergini maniacali ma ci sono le Vergini come me, che amano l'ordine ma non vanno in smanie per mantenerlo: ordinate con fantasia! ;D

Die Ordung ist das beste Zierde, recitava la mia prof. di Tedesco: l'ordine è la migliore delle virtù. 

Il mio ordine dura un paio di giorni, poi mi distraggo e divento "creativa", perché mi manca la costanza, sono insofferente alle regole rigide. Mi manca la costanza di applicarmi poco al giorno, ma sempre: concentro invece tutto il lavoro in un giorno e marinando negli altri dietro ad altri pensieri ed incombenze, faticando il doppio e crogiolandomi dentro un senso d'inadeguatezza.

Eppure l'organizzazione aiuta! L'ho imparata dal mio capo: entrava in ufficio si sedeva alla scrivania e metteva in bocca l'immancabile sigaretta infilata in uno dei suoi bocchini, che i denti masticavano, facendola roteare tra i suoi baffoni pepe-sale alla Gengis Khan, gli occhi grigi a fessura dietro gli occhiali per schermarsi dalle volute di fumo, ma anche perché concentrato su quanto pensava, le mani grandi eleganti con un bell'anello stile liberty con il sigillo delle iniziali scrivevano in una calligrafia grande, ordinata e sicura, una lista di cose da fare che venivano depennate dopo essere state svolte. Spesso  dava urgenza ad alcune e quindi le numerava per rispettarne l'ordine d'importanza. Anche nella dettatura per illustrare o sollecitare una decisione al cliente, il capo dettava : "due punti, a capo, trattino", parole che son rimaste nel nostro lessico d'ufficio e che noi, ex colleghe, recitiamo sempre in coro, sbottando  poi in una chiassosa risata!

Eppure il sistema di lavorare che il capo ci ha insegnato è stato per noi, le sue "putele" (ragazze, e tali resteremo anche in avanzata età!),   la nostra strada maestra, talmente intrisa in noi, che ogni cosa nella nostra vita privata viene svolta con metodo ed inesorabilità, come da sua imposizione e volere.

Nel massimo della mia "creatività", mi fermo, mi siedo, stilo l'elenco e poi riparto.  E' stato un modo per incanalare le mie forze nei momenti di maggior problemi, dolore e stanchezza, per questo faccio i pizzini con le liste, ed a volte mi agito se spesso li ignoro e non riesco a rispettarli o ricordarli tutti. Poi riparto da zero ed incanalo le mie attività appar pizzino, fino a che le cose non emergono da sole spontaneamente, senza l'aiuto del sostegno cartaceo, fino alla prossima rottura del filo-conduttore ed   crisi successiva.

E' una questione di metodo. Ma la nostra vita ha una marcia in più se le nostre idee sono chiare, meglio ancora se sono organizzate: quindi nulla quanto stilare una bella lista ci fa prendere coscienza di cosa sia urgente o meno! Allora ho deciso seguo il metodo di organizzarmi la vita! Togliendo!

Un altro concetto per salvarsi la vita è il TOGLIERE! Si avete proprio letto giusto!
Come Mauro Corona (lo scrittore di Erto, vi ricordate la diga del Vajont?) scrive : mentre nella nostra vita quotidiana sulla scia della cultura moderna tendiamo ad ammassare,  la scultura ed il passato ci insegna che per dare vita, bisogna togliere, alleggerire la forma del pezzo che state scolpendo!"   Questa frase sottolinea l'argomento di cui ho parlato alcuni post fa: eliminare per far entrare cose nuove nella nostra vita, cioè "space clearing".  Senza spazio non si ha aria, senza spazio non circola energia, senza organizzazione i progetti restano tali e si perdono, congelati nella memoria.

Quindi pensateci bene, bisogna usare una buona strategia:

1) RACCOGLIERE TUTTE LE IDEE, personalemente da quando ho smesso di lavorare ho il terrore di dimenticare tutto! Mi riempio le tasche di pizzini  di carta scritti in qualsiasi posto dove un'idea mi passi per la mente, per raccogliere tutto, che sia stupido od importante non ha rilevanza, essenziale è che tutto venga raccolto e poi sistemo i pizzini in una pinza da ufficio, fino a che non riporto le annotazioni sulla lista di pertinenza
2) ELABORARE : con un buon caffé e la penna in mano controllo i pizzini e li sistemo in obiettivi immediati, settimanali e mensili, vi appongo infine un asterisco a quelli che reputo più importanti e ci faccio vicino qualche nota particolare se mi viene un'idea risolutiva che mi piace. Di solito le liste stesse possono essere quelle basilari : lavoro, casa, io, famiglia,  fare e comprare, ma anche.
3) PIANIFICARE,  nel mio scadenziario scrivo gli appuntamenti inderogabili della giornata, perché temo di dimenticarli, spesso cambio tabella di marcia anche all'ultimo minuto, 
oltre alla piccola lista di cose da fare, così  depenno quanto evaso, riportando sul giorno successivo quanto non son riuscita a fare,
4) AGIRE : se mi guardo indietro considero che di cose ne riesco a fare anche tante, e posso essere solo che soddisfatta, ma  l'insuccesso o meglio il senso d'inadeguatezza è una questione mentale  dovuta al fatto di mancare nell' agire, per TROPPA ASPETTATIVA.


Una volta al giorno resettare i propri obiettivi della giornata, una volta la settimana analizzare quanto fatto e preparare la lista per quella successiva, una volta al mese, verificare quanto fatto per l'obiettivo mensile, considerare quanto si poteva fare meglio o meno, riaggiustando il tiro per il mese successivo, ma tenendo conto dell'obiettivo annuale. 

Quindi il segreto dicono sia "UN COMPITO ALLA VOLTA" senza divagare, senza distrazione, perché pensare sempre al MULTITASKING come noi donne siamo abituate, nei progetti spesso è deleterio! Da uno a tre obiettivi al giorno, da uno a tre obiettivi la settimana, da uno a tre obiettivi al mese, un obiettivo grande l'anno!

Un compito alla volta da iniziare e finire, perché iniziare tanti progetti e lasciarli in sospeso, fa sentire falliti: portarne in porto uno alla volta, induce un entusiasmo ed una forza migliori! Quindi!

Ad majora!





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domenica 29 gennaio 2012

Il bigliettino di Osho per Linda e gli altri.

Osho racconta che un suo amico, una pasta d'uomo, aveva un unico difetto era collerico: reagiva con eccessiva veemenza quando si arrabbiava e questo gli rovinava le relazioni con gli altri ponendolo dalla parte del torto, anche se aveva ragione. Osho gli insegnò lo stratagemma del biglietto in tasca.

Gli disse: quando senti che l'ira (ma vale per tutti i sentimenti negativi) sale, immagina di tirar fuori dalla tua tasca (anche immaginaria) un bigliettino dove leggerai IO SONO ARRABBIATO (od altro)
Immagina dopo averlo letto di riporlo nella tasca: ti sorprenderai come la calma sia ristabilita da questo semplice gesto e sarai in grado di fronteggiare e tener testa al tuo interlocutore.

Questo succede perché nel momento in cui dal subconscio il sentimento viene rilevato dal conscio, la mente pone immediato riparo. Il sentimento di rabbia da negativo viene così trasformato in un'energia positiva, vale a dire la lucida calma.

Sembra empirico, ma se ci provi vedrai che funziona. Se non sei brava a visualizzare, gira con il pizzino materiale in tasca!

Scusa ma non ho tanto tempo e non posso dilungarmi! A me ha salvato la vita con un 84 con l'Alzheimer!

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sabato 28 gennaio 2012

Una bella storia !

Me l'ha mandata una mia amica per e-mail e voglio proporvela perché é carina e leggera nella sua semplicità, come tutta l'opera di Coelho.

Il bambino guardava la nonna scrivere una lettera. A un certo punto chiese: ‘Stai scrivendo una storia su di noi? E’ per caso una storia su di me?’.
La nonna smise di scrivere, sorrise, e disse al nipote: ‘In effetti, sto scrivendo di te. Tuttavia, piu’ importante delle parole, e’  la matita che sto usando. Mi piacerebbe che tu fossi come lei, quando sarai grande’.
Il bimbo osservo’ la matita, incuriosito, e non vide niente  di speciale.
‘Ma e’ identica a tutta le matite che ho visto in vita   mia!’.
‘Tutto dipende dal modo in cui guardi le cose. Ci sono  cinque qualita’ in essa, che se tu riuscirai a mantenere, faranno di te un  uomo in pace col mondo.
Prima qualita’: tu puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una Mano che guida i tuoi passi. Questa mano noi la chiamiamo Dio, e Lui ti dovra’ sempre indirizzare verso la Sua volonta’.
Seconda qualita’: di quando in quando io devo interrompere       cio’ che sto scrivendo, e usare il temperino. Questo fa si’ che la matita soffra un poco, ma alla fine essa sara’ piu’ affilata. Pertanto, sappi  sopportare un po’ di dolore, perche’ cio’ ti rendera’ una persona  migliore.
Terza qualita’: la matita ci permette sempre si usare una       gomma per cancellare gli sbagli. Capisci che correggere qualcosa che  abbiamo fatto non e’ necessariamente un male, ma qualcosa di fondamentale  per mantenerci sulla retta via.
Quarta qualita’: cio’ che e’ davvero importante nella matita       non e’ il legno o la forma esteriore, ma la grafite che e’ all’interno. Dunque, fai sempre attenzione a quello che succede dentro di te.
Infine, la quinta qualita’ della matita: lascia sempre un       segno. Ugualmente, sappi che tutto cio’ che farai nella vita lascera’ tracce, e cerca di essere conscio di ogni singola       azione’.
Paolo Coelho

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domenica 8 gennaio 2012

Noi

Ero un'adolescente tranquilla, senza grilli per la testa, con scarsa autostima, circondata da ragazzine in via di autoaffermazione, che si vantavano di mille conquiste in famiglia, con il ragazzo, nelle uscite del sabato e domenica pomeriggio (si quella volta uscire la sera significava essere poco serie!). Durante la mia adolescenza in campagna dai nonni ho letto tantissimo ed uno dei libri che più mi hanno aiutato nella vita fu proprio il "Breviario del Successo"  del Selezione dal Readers' Digest.




Il titolo pomposo preludeva la spiegazione di come lavorare per affermarsi nella vita, qualsiasi fosse il lavoro svolto. Una delle "leggi" mi rimase ben impressa e la feci mia : prepararsi bene per raggiungere il massimo successo.

Nel particolare ricordo ancora il punto in cui si narrava la storia di una soprano che in uno spettacolo stonò a tal punto di essere fischiata in piena scena dal pubblico. Al suo pianto e recriminazione che quel pubblico non l'amava, l'impresario le spiattellò la realtà  dicendo senza preamboli : " Non ti sei allenata ogni giorno come facevi, non hai studiato la parte: cosa pretendevi?? Non sono loro che non ti amano, sei tu che pretendi di esibirti senza preparazione".

Da quel giorno mi fu chiaro in mente che la riuscita a scuola era una MIA diretta responsabilità e non potevo incolpare i prof se andavo male in qualche materia, specialmente se non mi ero preparata a dovere. Per questo mi misi a studiare con lena. Avevo un problema con la matematica, fino a che potei prender ripetizioni tutto andava tranquillamente, riuscivo a prendere un sei pieno, ma quando fu il  periodo della matematica attuariale, il mio studente di medicina che aveva fatto il liceo non mi potè aiutare.   Mamma, di ritorno dal colloquio con il prof. di matematica, che le suggerì di darmi ripetizioni da un professore,  mi assestò due sane sberle alle mie proteste e giurò che mi avrebbe rotto la schiena con la scopa se non mi davo da fare per superare l'anno DA SOLA , perchè soldi per le ripetizioni da un professore di matematica non c'erano!  Incominciai ad indagare con le ragazze del corso superiore, che sapevo fortissime in matematica. Ambedue declinarono la possibilità di aiutarmi, ma una mi dette un consiglio super. Prendi il libro ha tutte le soluzioni al fondo, fai gli esercizi del libro più che puoi e vedrai che imparerai. In seconda ero scarsa in stenografia e la prof. di steno mi elargì un consiglio: se hai compagne vicine di casa riunitevi due o tre di voi almeno 30 minuti al giorno e dettatevi a turno un testo, scrivete meglio che potete, perchè per il voto conta la "comprensione" e la correttezza della traduzione dalla stenografia alla scrittura.  Così facemmo avevo due compagne che abitavano a due portoni di distanza e con loro mi allenai per un mese e più, fino a che nel primo compito in classe presi 10! La prof ci fece fare un  paio di provette in più per alzarci il voto in un altra classe e testare se avessimo copiato. Il risultato fu positivo, raggiunsi la media del 7!
Per la matematica  misi insieme i due consigli : feci ogni giorno 10 esercizi del libro ed il primo compito di matematica presi 8! Esattamente il doppio del trimestre precedente!! Non ho un cervello matematico e tutti sapevano che andavo male, pertanto il giorno che presi 10 (UNICA della classe) perchè avevo pure scritto la Risposta:.... il compito fece il giro dell'aula: tutti volevano accertarsi  con i propri occhi come mai una zucchina come me avesse preso il voto più alto dei più bravi!

Come avete visto, questa lezione di vita mi è rimasta nella mente e continuo a viverla. Da allora ho imparato che NOI siamo gli artefici della nostra vita, inutile accampare colpe a chi ci sta vicino di aver influito nel nostro insuccesso.

Una mia insegnante diceva: fin da bambini si sa anche senza che nessuno ce lo abbia detto, cosa è bene e cosa è male. Un bambino che rompe una finestra con il pallone, si va a nascondere anche se nessuno lo aveva avvertito, perchè dentro di se sa riconoscere che quello è un danno. Quindi a maggior ragione da adulti possiamo discernere la realtà e comprendere quale sia la strada giusta: se facciamo scelte sbagliate dobbiamo assumercene la responsabilità.

Siamo NOI che viviamo la nostra vita, che facciamo le nostre scelte, anche quella di non farla è una scelta.  E quando sbagliamo ovviamente dobbiamo imparare dai nostri errori, accettare la nostra imperfezione e ricominciare con fiducia, "ascoltando" il nostro buon senso per superare le difficoltà.

Ovviamente dobbiamo usare una maggior consapevolezza, perchè  come recita la legge fisica di Newton " Ad ogni azione ne corrisponde una uguale e contraria"  e come dicono i vecchi "chi è causa del suo mal, pianga se stesso!".

Vivere con consapevolezza significa arricchire ogni istante della nostra vita, ponendovi la nostra attenzione: allora anche un gesto insignificante può prendere rilievo ed importanza e portare soddisfazione nella nostra giornata. I giapponesi lo sanno: hanno rubato e codificato la cerimonia del te, proprio per questa ragione!

Spero di non avervi annoiato: io intanto mi faccio un secondo caffé!

Buona giornata a tutti e... ad majora!

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sabato 7 gennaio 2012

Perché la vita è adesso...

Baglioni e Maestro Yoda sono un pretesto, con il quale spero di farvi ricordare e soprattutto RICORDARE IO STESSA, che....





Ci si spertica in programmi, si dilazionano date, ci si lascia travolgere e confondere dalla quotidianità, tutto sembra talmente troppo, che non abbiamo la forza di affrontare mentalmente per eseguire le azioni più semplici: ci sentiamo schiacciati anche dall'occupazione più elementare che dovrebbe essere un piacere per noi, invece la nostra stanchezza o il nostro umore la fa assomigliare ad un impresa titanica. In questo modo portiamo avanti il nostro mondo, girando in tondo, perché i problemi che non si risolvono ritornano, anzi a mo' di valanga raddoppiano giorno per giorno e ci svegliamo o ci muoviamo troppo tardi, senza afferrare che bisogna scuotersi e ribellarsi alla stanchezza ed all'umore, perché la vita è adesso e non dopo!

Vi verrà da obiettare, che a volte attendere il momento propizio è più saggio: NO non lo è! Bisogna cercare di affrontare subito i problemi, usando per risolverli i mezzi a nostra disposizione nell'immediato, specialmente quelli che è in nostro potere risolvere, perché non é detto che nel futuro arrivi il momento propizio ed andando più in là si vanno ad aggiungere ad altri problemi portando la situazione ad una tale esasperazione, che non si riesce più a dipanare la matassa.

Dobbiamo anche fare i conti con i mass media, che colgono PER FAR NOTIZIA qualsiasi pretesto per enfatizzare qualsiasi notizia dandone una dimensione tale, che ci plagia alla mancanza di speranza! Dobbiamo fare i conti anche con i persuasori occulti, che ci manovrano! Quante volte ascoltando i telegiornali e guardando alla realtà che ho davanti, mi chiedo sempre : PERCHE' continuino a minare la fiducia nelle nostre capacità, PERCHE' manovrino in una certa direzione, mentre a volte la realtà non è così catastrofica!  Ci hanno resi supini a tutto, tanto da farci subire gli oltraggi più osceni!

Ecco perchè quest'anno mi sono imposta di REAGIRE SENZA DIRE, FARE SENZA ELUCUBRARE, AFFRONTARE SENZA PROGETTARE, perché spesso le idee e le soluzioni migliori arrivano in corso d'opera, mentre a volte proprio in fase di progettazione ci arrendiamo e  perdiamo troppo tempo ed occasioni. COSTRUENDO MATTONE PER MATTONE, PEZZO PER PEZZO, MINUTO PER MINUTO POTREMO DIRE DI AVER VISSUTO  LA NOSTRA VITA!






« La grandezza non conta. Guarda me, giudichi forse me dalla grandezza? Non dovresti farlo infatti, perché mio alleato è la Forza, ed un potente alleato essa è! La vita essa crea ed accresce, la sua energia ci circonda e ci lega; illuminati noi siamo! Non questa materia grezza! Tu devi sentire la Forza intorno a te, qui, tra te, me, l'albero, la pietra, d'ovunque! Sì, anche tra la terra e la nave. » (Yoda)


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venerdì 30 dicembre 2011

L'insicurezza, ovvero l'essenza della donna!

Si sà che per la mentalità maschile le cose sono piane e semplici: solo noi donne abbiamo la capacità d'incasinarci ed incasinare la vita a chi ci sta intorno.

Avendo perso la mia   controparte maschile (mio figlio non conta!) che mi faceva da critico o da analista pratico, che con la sua ironia mi aiutava a mettere sotto la giusta luce e inserire nella corretta prospettiva le cose, ebbene si, lo confesso, l'insicurezza e la sua gemella, l'ansia, a volte mi pongono in confusione.

Resta l'attitudine del mio animo battagliero, l'indomita necessità di reagire per affermare me stessa e le mie capacità, una volta a mio marito, ora al "destino" ed a me stessa. Ma da critica intransigente quale sono, questo dovermi confrontare con un "fantasma", poichè il destino non è quantificabile, ma un concetto astratto, e con la mia ipercriticità  mi trovo a destabilizzarmi, perdendo il filo delle priorità, perdendo tanto di quel tempo, che vedo passarmi tra le mani, senza che io sia capace di fermarlo con azioni risolutive. O almeno così a me sembra!

Tante cose ho iniziato, alcune sono state portate a termine, tutti coloro che mi stanno vicino affermano che dovrei essere soddisfatta, perchè ho fatto tante cose da sola ed in poco tempo: io da solita perfezionista confusionaria resto comunque insoddisfatta, perchè l' "ultimo progetto" non è ancora finito, altre cose sono iniziate, ma per ragioni logistiche non son riuscita ancora a portarle a compimento.

Mentre una volta era il lavoro a pormi dei limiti e nello stesso tempo anche a darmi l'alibi per alcune inconcludenze, ora il fatto di essere libera da impegni mi trova colpevole, non all'altezza: due giudizi che aborrisco nella mia vita, come onta di pelandroneria.

Ma quando mi sforzo, costringo il mio corpo a continuare nonostante i "cardi graffino le mani" (come dice il poeta), vengo fermata a forza da qualche malanno che mi blocca e rende il mio sforzo vano, anzi, devo ricominciare a leccarmi le ferite, guarire le magagne per poter ripartire e concludere il lavoro intrapreso. Lo spauracchio del malessere resta in sottofondo a rendermi ancora più insicura, perchè resto con il dubbio se la salute mi reggerà o qualcosa verrà  a minare eventuali progetti ancora in divenire.

Così trascino la mia vita, insoddisfatta, insicura, in perenne ricerca. Da una parte sollecitata dalle amiche ad uscire con tutte loro (sarei occupata a tutte le ore del giorno, ma che dico anche del mese!) dall'altra ripensando al caos ed al dolore degli anni passati anelo finalmente ad un po' di pace che risani la mia anima martoriata da troppi eventi luttuosi. 

Solo ogni tanto riesco a arrendermi al momento, concedendomi di poltrire in serenità,  approfittando dell'onda con un vaffaunculo a tutto!  Ma son troppo brevi i tempi, perchè la mente abituata a dare tanto spazio al lavoro considera anche la soddisfazione e l'ozio deplorevoli dopo un po'.

Guardo al futuro e non voglio pensare al 2012, affronterò le cose al momento opportuno, ho deciso di tagliar corto con l'ansia e l'insicurezza: sia quel che sia,  domani è un'altro giorno!

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martedì 13 dicembre 2011

Nonostante tutto: la vita è bella!

No, il post non c'entra con Benigni!  E' la mera constatazione che si ha, quando reduci da un malanno che blocca (come un colpo -rabbioso- della strega)   ci si riesce di nuovo a muovere senza dolori. Diamo per scontato tante cose, che alla fine non ci rendiamo conto di cosa significhi poter camminare scioltamente, poter lavorare senza dipendere dagli altri, poter accudire al proprio corpo senza problemi, perchè un colpo della strega blocca ogni movimento! Tutto diventa problematico.

Dobbiamo essere grati quando riusciamo ad alzarci, respirare, muoverci, camminare, sorridere, parlare, mangiare, amare ecc...  senza difficoltà! Vi siete resi conto che sono le azioni elementari, ma basilari della nostra vita? Quando mi vorrei lamentare, considero quante di queste azioni posso fare e le conto, penso a chi non le può espletare normalmente e  ringrazio il Cielo, taccio e vado avanti!

Sebbene io resti ottimista, mi rendo conto che il momento che stiamo vivendo è molto duro. Dove mi volto trovo realtà difficili da vivere, allora mi guardo allo specchio e considero quanto sia inutile piangere o lamentarmi. Per cui,   come mi ha insegnato  la mia insegnante di vivation, mi guardo allo specchio e sorrido a me stessa dicendo "Buona giornata Renata! ti voglio bene! "  Questo augurio è un toccasana per il nostro subconscio: quando ci specchiamo e vediamo una persona triste e preoccupata la nostra mente elabora un segnale di negatività, generando un sentimento di scontentezza. Sorridere a se stessi allo specchio significa inviare alla nostra mente  un segnale positivo che ci solleva lo spirito: il subconscio è elementare persegue il benessere e si adopera per farci permanere nel benessere. Il messaggio positivo che gli lanciamo attraverso l'augurio a noi stessi, gli dà la conferma che "tutto va bene" ed esso opera di conseguenza! 

Ad majora! Dedicato a tutti voi!








Non crediate sia facile! In questo periodo ho le lacrime in tasca al solo pensare ad un parente, un'amica che non c'è più, nell'avvicinarsi delle feste sembra che la cosa si amplifichi e la mancanza ci sovrasti. Poi penso che la nostra tristezza appesantisca le loro anime e tra le lacrime cerco di sorridere loro e ringraziare per la gioia che mi hanno dato!

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giovedì 24 novembre 2011

Il tempo


Manca una settimana alla fine del mese di Novembre, in città hanno iniziato a stendere le luminarie di Natale già da ottobre, manca ancora qualche troncone di via, probabilmente quelle parti in cui prima i negozianti non avevano aderito all'onere. Ancora un mese e l'anno è finito. Quest'anno è stato incredibile, due grossi avvenimenti nella mia vita: la perdita del mio lavoro dopo più di 36 anni (una fine annunciata dalla morte del mio vecchio datore di lavoro tre anni fa), mi hanno detto "non potevi prender tu il lavoro", certo, ma non ho i soldi per rilevare l'attività ed il figlio si diverte a "pasticciare" quel poco che fa, non posso fargli concorrenza. Ho perso anche mio marito dopo 4 anni di lotta contro la bestia: una battaglia tremenda, perchè mio marito ha combattuto meglio di un leone! Poi ... il vuoto... o quasi. Da ottobre l'ansia di trovare un nuovo lavoro, perchè la reversibile è misera ed i figli son da sposare, i debiti da pagare : mi lamento dello stato che mi giudica troppo giovane per percepire la mia pensione nonostante tanti anni di servizio e sempre più mi convinco che sto cercando in una direzione sbagliata perchè il mondo del lavoro mi giudica al contrario una vecchia ormai logora, una palla al piede, indesiderabile. Un nostro vecchio agente di Genova, con cui sono rimasta in contatto, mi ha detto : guardi che con quello che le è capitato un anno sabbatico è il minimo! Mi convinco man mano che se tornerò nel mondo del lavoro dovrò farlo da imprenditrice, non certo come sottoposta. Anche con gli sgravi fiscali garantiti dalla legge, dall'adattabilità al part time, pagamento in voucher ecc. le cose non vanno: il momento è topico. OK. Mi ritorna in mente il titolo di un libro che lessi tanti anni fa. Se è il mondo è un piatto di ciliegie, perchè a me solo i noccioli!
Devo dire che negli ultimi giorni tante cose stanno maturando, per cui non mi perdo d'animo : ho "accettato" (nel senso di PRENDER ATTO) la situazione e continuo a cercar lavoro, ma ho cancellato l'ansia. Inutile stress e mi ritengo fortunata, perchè ci sono tanti della mia età a spasso e senza sostegno alcuno (come io ho la reversibile di mio marito). Quindi mi considero in un certo senso una "privilegiata", bando al lamento, continuo a darmi da fare!

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mercoledì 23 novembre 2011

Clearing spaces ! (2)



"Ah, se non lo avessi dato/buttato via !! ora mi sarebbe utile!" Quante volte l'avete detto dopo aver fatto un repulisti radicale, gettando via oggetti conservati per decenni ??? Il che ci blocca nel prossimo repulisti: non ci decidiamo su cosa eliminare e quindi restiamo insicuri e con il patema d'animo di aver sbagliato!

Per riordinare la casa bisogna avere un metodo! Se le cose che abbiamo eliminato ci servono, significa che il processo non ha sconfitto le nostre insicurezze, che generano la tendenza ad accumulare. Bisogna adottare un metodo valido, che ci permetta di arrivare più facilmente ad una decisione che non ci farà rimpiangere quello che decidiamo di eliminare.

Il percorso è dunque soprattutto interiore, perchè ci porta a comprendere ciò che ci serve veramente e che ci sosterrà nel cambiamento.

Eliminare il superfluo significa imparare a scegliere!

Dovremmo imparare dagli alberi, che ogni autunno si spogliano totalmente delle loro foglie per germogliare a nuova vita in primavera: anche eliminare cose essenziali a volte porta un cambiamento necessario strutturale!

Ed i sempreverdi ?? loro non perdono mai le foglie : si, è vero, ma gli alberi hanno raggiunto una perfezione che l'umano non è lontanamente capace di comprendere, quindi possiamo solo pensare che i sempreverdi si sono perfezionati e sono un gradino più in alto di tutti gli altri !!!

Guardate la sfumatura strabiliante di questo piccolo cespuglio di Sommaco! Era l'unico con un colore simile, tendente al blù / celeste e non il solito rosso cupo. Anche la Natura a volte sa come manifestare l'eccezione!

Allora come valutare quanto qualcosa sia importante per noi?? Se è un vecchio regalo che ci dà gioia, conserviamolo, ma se suscita emozioni contrastanti o negative buttatiamolo/regaliamolo.
Per giudicare se la cosa potrà servici in futuro, poniamoci la domanda "Come mi potrà essere utile? Serve a migliorare i miei livelli di energia, oppure mi comunica sensazioni spiacevoli ogni volta che lo vedo! "
Adottarte questi due parametri come unico metro di giudizio significa cambiare la propria vita!


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mercoledì 13 gennaio 2010

Non è un mio problema, ovvero...

" Non puoi insegnare niente a un uomo. Puoi solo aiutarlo a scoprire ciò che ha dentro di sé.- Galileo Galilei"

Ambedue gli assiomi di cui sopra sono lo sviluppo sul discorso della sindrome della Crocerossina.

Uno degli aneliti maggiori della Crocerossina è appunto quello di servire gli altri in tutto e per tutto, SOSTITUENDOSI e prendendo su di sè la responsabilità degli altri, ma in realtà così facendo concorre al malessere ed alla "mala-educazione" del marito e dei figli, nonchè delle persone oggetto della sua opera. E' difficile, perchè richiede ancora maggior fatica e soprattutto meno gratificazione, indurre una persona a responsabilizzarsi da SE' ad essere autonoma. Alla lunga però da ottimi frutti!

Anzitutto dobbiamo puntualizzare che la Crocerossina agisce così pensando di far bene, ma scopo "egoistico" della nostra eroina è di raccogliere consensi e gratitudine, con l'illusione, si proprio illusione, di assolvere ad un alto senso del dovere. Ne riceve in verità solo sfruttamento e denigrazione quando smette di essere assistenzialista, oltre che togliere agli altri la possibilità di sviluppare la responsabilità verso se stessi.


Vi ho già spiegato come per mio assistenzialismo, mio marito di riflesso si sia trascurato, fino a quando qualcuno non lo ha posto in modo fattivo di fronte alle sue responsabilità verso la situazione in cui versava, perchè in definitiva la mia opera andava a suo danno e non a suo benessere! Compresa la lezione, passato il periodo della radio e chemio terapia, ho smesso di accompagnarlo alle visite, perchè con me si adagiava e si piangeva addosso, da solo, doveva reagire e farsi forza. Certo resta una mia ansia, sono in pena quando lo vedo soffrire, immancabilmente i miei occhi seguono i suoi passi anche se gli giro le spalle, ma nei momenti in cui annaspa cerco sempre di capire il perchè del suo malessere, facendogli una lieve reprimenda se si è trascurato, poi lo prendo in giro e lo costringo a sorridere! Sciogliere le tensioni nella malattia è una panacea, ma rimarcare la sua responsabilità del suo malessere è VITALE ?! Ecco che allora il sostenere non è più assitenzialismo, ma supporto, guida, perchè deve reagire autonomamente, io, per lavoro, non sono sempre vicino a lui e lui deve sapere cosa gli sta succedendo, evitando di andare nel pallone e farsi venire il panico.

Per i figli il discorso è similare : il figlio quando è grande deve essere responsabilizzato per ciò che lo riguarda, altrimenti non comprenderà la fatica di vivere, il valore del denaro, la responsabilità di una vita da single o di coppia, la sofferenza e privazione dietro ogni regalo, di cui lui è contento al settimo cielo ... solo fino a quando svoltato l'angolo non vede l'amico con un modello più accessoriato! Bisogna rendersi conto che la sindrome della Crocerossina, che spesso fa vittime anche negli uomini, è UNA delle cause dell'irresponsabilità delle nuove generazioni e della "solitudine" dei nostri figli. Se la Crocerossina lavorasse un pò di meno alla casa e parlasse un pò di più, sempre usando i famosi "bastone e carota" mostrandosi piena d'amore, anzichè nevrastenica per la fatica e recriminazione contro i figli della sua situazione, senza dubbio la nuova generazione sarebbe emotivamente più sicura. Bisogna dare loro la sensazione di essere liberi indipendenti, lasciandoli correre via senza far vedere loro il "filo" che abbiamo legato alla loro gamba.

Gli anziani subiscono un'involuzione esponenziale, quando serviti di barba e parrucca, non hanno incombenze di vita: diventano presto incapaci ed insicuri, non solo fisicamente, ma soprattutto mentalmente -se non sono armate di forza d'indipendenza- si accucciano in poco tempo nella loro posizione di "badati"!
Devono essere esortati a fare la loro parte, implicadoli in piccoli servizi alla loro portata. Spesso vi accorgerete di come, anche se con il pannolone, la loro mente ricorda certe cose meglio di voi. Ovviamente questo esclude l'Alzhaimer, anche se io ho avuto un datore di lavoro, che nonostante ne fosse ammalato continuava a lavorare e le sue lettere erano più sintetiche ed efficaci delle mie e comunque non dimenticava i 60 anni di esperienza (ha lavorato fino agli 88 venendo in ufficio due volte al giorno)!

Quindi se qualcuno sbaglia o vive in modo non corretto purtroppo bisogna dargli qualche indicazione, o meglio FARGLI LA DOMANDA GIUSTA : sei sicuro di riuscire così a fare...hai provato a... ?? Ognuno DEVE imparare a modo suo la lezione che la vita gli ha riservato, prima o poi...
Spero che riusciate a trovare qualche spunto su cui lavorare dalla mia esperienza, sempre mi rammarico di non esserci arrivata prima: avrei avuto una vita migliore e soprattutto anche la mia famiglia ne avrebbe beneficiato. Ma così doveva essere probabilmente! Ad majora!



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martedì 12 gennaio 2010

La sindrome della Crocerossina!

Una delle più subdole e schifose programmazioni che riceviamo noi donne è quella che nel tempo si consolida nella sindrome da Crocerossina.

Chi è la Crocerossina? una donna perfetta, che oltre che a tenere in ordine la casa, fa si che i figli siano educati e soddisfatti, il marito un pascià servito e riverito e lei sempre al meglio per non sfigurare nell'angelico stereotipo di donna perfetta. Altruismo, sacrificio ed assistenzialismo sono le prerogative che sgretolano la nostra forza, perchè nello stoico sforzo di superare sempre noi stesse, di soddisfare, ANZIIIII PREVENIRE ed esaudire ogni richiesta, ogni bisogno, ogni minimo desiderio, anche inespresso (la Crocerossina deve avere una dose inusitata di telepatia!) perdiamo di vista noi stesse, le nostre più intime esigenze, che passano sempre in... DECIMA linea... dopo le facezie per gli altri!

Si innesca così un subdolo quanto dolorosissimo senso di inadeguatezza e mancanza di stima : se io faccio tanto per loro e loro mi cagano di striscio, non mi merito dunque nulla???? Allora via, gli sforzi si triplicano, manicaretti, uncinetti, lavori manuali fatti a TEMPO RUBATO, perchè tempo la Crocerossina ne ha sempre pochissimo, affannata e sempre in affannosa ricerca di continui traguardi di soddisfazione.

Se si distende per un ora di meritato riposo, la Crocerossina è lacerata dal senso di irresponsabilità, per non essere in efficiente servizio a soddisfare qualcuno o preparare un ennesimo dolce.

Arriva un punto in cui con l'età la nostra eroina sente gli acciacchi, ha dei cedimenti i primi malesseri! Quando sta male la Crocerossina tutti si preoccupano e silenzioni camminano in punta di piedi. Se lei si ferma è la fine di tutto il loro ludico ed opulento ozioso benessere.

Se nonostante gli acciacchi la Crocerossina ha la dabbenaggine di NON fermars, ma SOLO rallentare il ritmo: OIBO' TUTTI INSORGONO! Il marito ? "TU NON MI VUOI BENE COME UNA VOLTA! Facevi salti mortali per me!! ". Certo, ma la nostra eroina aveva anche vent'anni di meno!!!!! Si perchè quando il nostro ritmo rallenta, non viene considerato come un'ovvia conseguenza vitale del nostro fisico e del logorio, ma una nostra incapacità a VOLERE BENE COME UNA VOLTA! Perchè voler bene specie per un certo tipo di uomini, abituato a tale vita, è provvedere al loro benessere, affinchè siano soddisfatti (cibo, sesso, silenzio, tempo libero senza problemi per gli amici e i loro preziosissimi ed interessantissimi hobby -salvo poi sputtanare i nostri!-) ed il nostro laborioso operare sia il sottofondo materiale della loro vita, sempre a pro-loro o della famiglia. GUAI a fermarsi! GUAI ad abbassare il ritmo, si viene tacciate di PIGRIZIA, SCARSA CAPACITA', EGOIIIIIISSSMOOOOOO!!!

TU PENSI SOLO A... è il refrain che ci segue, quando dedichiamo, ormai stufe e logore, qualche attenzione a noi. O ci prendono per i fondelli perchè dedichiamo una parte della giornata a qualcosa che ci piace, ridicolizzandolo, per sottolineare l'inutilità del tempo perso dietro a ciò che stiamo facendo e dandoci consigli su cosa sarebbe più consono fare, sempre ovviamente a pro loro!

Allora che fare ???? Ho la fortuna al momento di non dover badare ad anziani in casa mia, per cui gli abitanti sono adulti, vaccinati ed indipendenti. BENE!

Sapete che ho fatto ?? Se dopo 35 anni di impiego lo stato non mi manda in pensione, a casa mia ho detto, DOPO 25 ANNI DI MATRIMONIO, io come impiegata e donna di casa non reggo più : MI DIMETTO DA TUTTO FARE, quel che riesco, è tutto grasso che cola, siete abili, datevi da fare anche voi. IO NON CE LA FACCIO PIU'.

Mio marito in pensione e quasi guarito dal carcinoma : stira, lava i piatti, cucina e fa la spesa, cucina per sè perchè così riempie i vuoti di vita in solitudine (dato che lo stato mi obbliga a lavorare ancora 6 anni! e sono via dalla mattina fino alla sera; mia figlia mi da una mano per lavare e si stira da sola, io faccio le pulizie nel week-end. Il resto..? quando si riesce si fa... o ci si arrangia.

ANCORA NON E' MORTO NESSUNO!!!!!!!!!!!!!! io sono leggermente più sollevata, posso dedicarmi in toto al lavoro e quando mi riposo, nessuno viene a rompermi con richieste : mi fai questo ??? mi prepari quello ??? se posso, ma se no... accattatevillo!

Ancora recrudescenze da Crocerossina mi assalgono, ovviamente, la nostra eroina è dura a morire, ma faccio come il saggio consigliava una volta : siediti ed aspetta che ti passi! Alle volte lo stomaco si inturcina a vedere cose che la Crocerossina avrebbe risolto, ma ho dovuto fare una scelta: essere una madre/moglie stanca ed isterica, che si logora al vedere come i familiari sporcano senza pensare a chi pulisce od avere un pò di polvere o disordine in più, coinvolgendo gli altri nella pulizia ed ordine, che ora rispettano perchè sanno ciò che costa! ed avere anche il tempo di sorridere e parlare con mia figlia, giocare una partita a carte con mio marito, chiaccherare con le amiche.

CHE DIAMINE NON SI VIVE DI SOLO LAVORO OBBLIGHI E DOVERI!
La beffa del destino è rendersi conto non solo che TUTTI sono capaci di arrangiarsi ed alle volte si vantano di far meglio di te! BENISSIMO, fai fai, che io intanto mi siedo, che ho già dato! Ma l'amara sorpresa è che il nostro assistenzialismo E' TOTALMENTE SBAGLIATO: togliamo agli altri la capacità e la possibilità di crescere.
La società attuale che vede uomo e donna parimenti impegnati fuori casa, dovrebbe considerare la collaborazione equa come sistema di vita. Sono assolutamente da bandire i preconcetti : lavori da uomo e lavori da donna. Certo che sarà l'uomo con la sua forza a fare un lavoro pesante, più che cucinare, lavare o stirare, ma signore e signori miei il condividere lo sforzo rende più unita la coppia: aiutarsi ci fa sentire apprezzati e soprattuto compresi!
Da Littlerock :


CITO UNA DELLE RISPOSTE RICEVUTE SU SPLINDER !

Parole sante!!!!!
Quando, durante un corso di formazione, uno psicologo mi disse che ero affetta dalla "sindrome della crocessina" mi offesi moltissimo. Ci ho messo un pò di tempo per capire che diceva il vero, ed ancora più tempo per accettarlo.
Accettare che ricoprivo un ruolo pesantissimo e sbagliato mi è costato molto ma è costato molto anche ai miei comprendere e digerire una madre che piano piano svicolava dai "doveri" quotidiani per stendersi in poltrona o uscire con le amiche a bighellonare.
Poi un giorno ho riunito tutti intorno ad un tavolo e ho dato l'annuncio
"" amori miei per tanti anni vi ho accudito, seguito, curato, supportato, consigliato etc..etc... adesso tocca a me, da oggi in poi mamma depone le armi!!! Tutti insieme cucineremo, laveremo, ci consiglieremo, ci sosterremo......... ""
Non dimenticherò mai le loro espressioni smarrite. Sono passati alcuni anni ed è stata una dura lotta, chi si è ritirato prima dal campo è stato mio marito che in un modo o nell'altro cerca sempre di svicolare, ma i figli no, hanno capito, accettato e sopratutto non hanno diminuito l'amore verso di me pur non essendo più io la tuttofare a tempo pieno.
Scusa la lunghezza del mio commento.
Littlerock

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