Costellazioni familiari
Settembre è stato un mese molto proficuo, ho fatto tante
cose, incontrato nuove persone ed ho fatto un’esperienza che consiglio a tutti:
ho partecipato ad un seminario di Costellazioni familiari.
Eravamo una dozzina di persone, alcune “protagonisti”, altri
“figuranti”.
A turno i protagonisti si siedono vicino all’operatrice
(psicologa) esponendo i fatti salienti della storia della propria vita e della famiglia senza commenti, solo i fatti nudi e crudi. Alla fine
espongono il problema che vogliono comprendere e risolvere. La psicologa a questo
punto chiede al protagonista di scegliere chi interpreterà i personaggi della sua famiglia ad
una data ben precisa. Al che il protagonista chiede ad un partecipante di ricoprire
il ruolo di… (padre, madre, sorella, fratello ecc.) ed pone i figuranti su una
linea retta in fondo alla sala.
Questi restano con gli occhi chiusi e vengono guidati dal
protagonista verso un punto della stanza, fino a che tutti sono “piazzati” sulla scena, secondo un criterio d’istinto che il protagonista da loro. Dopo
qualche minuto ai figuranti è chiesto di aprire gli occhi e di guardarsi
attorno. Uno dopo l’altro vengono interpellati su cosa sentono e cosa
percepiscono: odio, amore, ribrezzo, calore, freddo, pesantezza, paura, gioia, forza, ecc..
A questo punto l’operatrice chiede a loro di spostarsi nella
sala secondo il loro istinto del momento. Si ripete l’inchiesta “cosa senti” a
tutti quanti.
Dopo di che si cerca d’individuare il
blocco d’energia della famiglia, che ha creato il problema. Con una lunga procedura l'operatore porta la costellazione fino al punto della riconciliazione, momento in cui fa entrare il protagonista ed alla fine i figuranti vengono "liberati" dal ruolo del parente del protagonista, sia da questi che dall'operatore.
Questo è lo svolgimento, semplificato al massimo, di una rappresentazione che a volte è lacerante, sofferta, destabilizzante. A volte il dolore e la rabbia (ora l'ho capito Soffio) sono talmente radicati che il protagonista non riesce ad accettare la riconciliazione.
Sembra strano e se non avessi messo in scena la mia famiglia
stenterei a crederci, da donna concreta, come i figuranti percepiscano non solo
sensazioni, ma sentimenti che corrispondono in pieno alla realtà. Perché questa
rappresentazione serve? Per farci comprendere meglio e mettere a fuoco il
comportamento dei nostri cari, che non abbiamo potuto o saputo o voluto interpretare correttamente.
Risanare vecchie ferite, dando voce “a chi non c’è più”. Accettare = prender
atto dell’ineluttabilità degli accadimenti e delle conseguenze che possono
avere ripercussioni su di noi e su di una famiglia per generazioni e
generazioni.
Mi ha impressionato come la donna che impersonava mia
nonna ad un certo punto ha iniziato a lamentarsi che le faceva male la gamba destra
tanto da passarsi di continuo la mano per alleviare il dolore e da percepire la
sensazione di cadere. Mia nonna negli anni ’90 cadde e si ruppe il femore. Per
l’osteoporosi avanzata l’osso non si saldò dopo due mesi di gesso e gli
ortopedici le applicarono una gabbia di acciaio esterna circolare che entrava
fino all’osso e lo teneva saldo. Stette per tre mesi a letto… e la gamba si
decurtò di qualche centimetro.
La rappresentazione che mi ha colpito di più è stata la messa
in scena la nascita di una giovane donna, per “staccarsi” dalla madre troppo
ingerente. La violenza, l’emozione e la
tragicità della rappresentazione è stata un’esperienza incredibile.
Ovviamente anch’io ho partecipato quale figurante in quasi
tutte le rappresentazioni. Alla fine si crea un legame
spirituale tangibile e reale, ognuno pieno di rispetto per la realtà dell'altro, la sua sofferenza e quella dei suoi cari.
Cosa mi ha lasciato questa esperienza? In primis mi ha
permesso di comprendere dove nasceva la sensazione di “perdita” nella mia
famiglia. In secondo luogo ho potuto riabbracciare mio
fratello morto suicida, che non ho potuto salutare in vita per l’ultima volta e
della cui morte non mi sapevo dare pace. Ho fatto pace con me stessa e con le
mie recriminazioni. Ed ho conosciuto un metodo d'introspezione e di risanamento di una potenza incredibile.
E' un esperienza che consiglio a tutti, per l'implicazione profonda che ha e per il benessere che porta. Se volete saperne di più http://www.lecostellazionifamiliari.net/
6 Commenti:
Renata....che esperienza! Non sono ancora arrivata a questo punto, probabilmente vuole prima farmi diventare più forte, oppure usare qualche altro metodo con me....
Grazie per aver condiviso questa esperienza. Buona serata.
Parlane con V. : non ipotizzare!
Anch'io ho fatto quest'esperienza per ben due volte e confermo tutto ciò che hai scritto.
Pensa che la prima volta ho inscenato la mia famiglia. La seconda volta con un gruppo totalmente diverso, sono stata chiamata a fare la figurante da una ragazza e io rappresentavo lei. Beh non ci crederai ma nella sua famiglia c'erano dinamiche quasi uguali alla mia.
Bellissima esperienza, è vero
Hai ragione Sonopronta: è quello che mi son dimenticata di dire! Che si trova sempre un legame e non a caso!!!
Che esperienza incredibile...non avevo mai sentito parlare di questo! Interessantissimo!
Pensa Mìgola che ho raccontato solo una MINIMA parte di ciò che ho vissuto!!
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