Chiedimi se sono felice.
Vi avverto : il post è lunghissimo, ma l'argomento merita un'ampia meditazione!
Volevo parafrasare il titolo del film di Aldo-Giovanni-Giacomo, ma in realtà si tratta di una domanda che mi ha posto ieri in un piccolo bar-latteria sotto casa la mia "vecchia" amica di scuola, incontrata dopo tanto tempo :
QUANTI MOMENTI DI GIOIA PURA TI RICORDI DELLA TUA VITA.
Lì per lì presa alla sprovvista ho annaspato mentalmente e tristemente mi è venuto da dire, che non me li ricordavo! Poi presa dall'ansia ho iniziato a rovistare febbrilmente nei miei ricordi : certo serenità, allegria, ma GIOIA PURA!? VERA GIOIA SATURA DI SODDISFAZIONE ED APPAGAMENTO! Possibile che non mi sia accorta di vivere una vita senza gioia? possibile che le preoccupazioni siano state talmente oberanti che hanno annullato la mia capacità di gioire della vita?
Per inciso : E' tornata di nuovo la sensazione frustrante di cui VOGLIO LIBERARMI, lasciatami come un marchio da questi ultimi tre anni. Avrete la nausea come ce l'ho io di sentirmi ripetere il refrain maledetto e sempre più si fa spazio in me la determinazione di annullare questa frase dal mio vocabolario: l'ho scritta per l'ultima volta!
E lei Gabry, la mia amica, mi incalzava "PURA GIOIA! non allegria o serenità!" Poi mi è venuta in mente la sensazione gioiosa che ho avuto dopo una meditazione (no gente! non mi ero fatta ;) : il cosiddetto NIRVANA di cui tanto parlano le scritture Indù, ripetuta in altre meditazioni, ma mai così intensamente. Poi rari momenti sempre a contatto con la natura, con i miei figli, ma lampi, sprazzi. E per il resto ???
Allora ho compreso quanto il condizionamento che subiamo dalla famiglia sia talmente gravoso da impedirci di GIOIRE della vita. Mi sono tristemente resa conto che la mia gioia è stata sempre permeabile agli atteggiamenti e risposte emotive di coloro che mi circondavano al momento ed al mio senso di inferiorità, perché nella mia vita mi avevano insegnato ad "accontentarmi", non mi lodavano spesso perché allora si aveva la presunzione di evitare di far diventare il bambino troppo sicuro di sé e spronarlo a fare sempre di più e dato che ero l'ultima non si aspettavano da me grandi cose, solo che facessi ciò che mi veniva detto di fare.
A parte da ragazzina un periodo dal 1977 e 1979 che andai a vivere da sola e che giravo con due amiche e facevo una vita tra lavoro, discoteca e amici, dove veramente mi rilassavo e d'estate andavo al bagno ogni giorno nella pausa pranzo i sabati e le domeniche ed avevo la possibilità di sentirmi felice assaporando il momento con la deliziosa spensieratezza di chi tiene la vita tra i denti e si getta alle spalle tutto ciò che percepisce come contrario, eliminandolo con un "me ne frego" viscerale, null'altro mi veniva in mente lì seduta al bar, nonostante cercassi rovistando disperatamente, incredula per una vita così stentata.
Poi pian piano i ricordi sono riaffiorati. Momenti di gioia pura :
* ultimamente solo le degustazioni culinarie! e questo spiega il mio buon peso!
* i rari incontri con le amiche, senza dubbio,
* quando guardo mio figlio e mia figlia : ho un rigurgito di gioia, ma subito offuscato dalla preoccupazione!
Poi sono venuti a galla i ricordi lontani:
* quando mi aggrappavo alle spalle di Papà che mi trascinava nuotando verso il largo e sicuro mi impartiva lezioni ed insegnava a "fare il morto".
* quando nuotavo in mare da piccola, andando fino a dove toccavo camminando e tornando indietro sbattendo i piedi appoggiata ad un cuscinetto (ancora i braccioli non esistevano -sigh che vecchia che sono!) ero felice della mia indipendenza acquisita,
* quando il nonno mi insegnò a guidare il trattore (avevo 10 anni!) e quando il nonno mi lasciava guidare la motofalciatrice! mi divertivo a girare a 360° girando le leve di svolta. Era magnifico : verso il tramonto, le montagne si facevano blu, l'aria calda dell'estate dava un po’ di tregua e nel campo le rondini fendevano l'aria in voli bassi a catturare gli insetti man mano che il falcio dell'erba li faceva salire disturbati dalle lame nel loro rifugio,
* quante volte mi sono buttata con il mio cane sui cumuli d'erba a farmi leccare la faccia!
* ecco il mio cane mi ha dato e Mucia mi sta dando gioia pura con il loro interagire in modo talmente personale e disarmante,
* quando cucinavo per i miei nonni e li guardavo soddisfatta mangiare e lodarmi e quando cucino per i miei figli e li vedo divorare i miei piatti,
° le dimostrazioni di affetto e di stima di mio padre, molto schivo ed introverso e di mio nonno, rudemente tenero e compagno/maestro delle mie estati,
* i primi sorrisi dei miei figli, ma la gioia della maternità spesso viene offuscata dalla preoccupazione del benessere dei nostri figli: che spreco ragazzi!
* quando mi sono diplomata leggendo il 51/60! ma la mia gioia fu inquinata dal commento acido di una mia compagna di classe : "non so proprio come hai fatto!" brutta scema! Avevo lavorato sodo con intelligenza, non mi ero assopita sui vecchi risultanti! avendo mantenuto un "low profile" quella scema non mi credava all'altezza, eppure nonostante avessi la percezione del mio valore, a quelle sue parole mi sentii in imbarazzo totale come una ladra!
* imparare ad andare in bicicletta e l'ebrezza che mi da ancora il "volare sulle due ruote".
* camminare a piedi nudi sulla terra appena arata, ancora morbida e tiepida,
* qualche momento con mio marito,
* i "fantozziani" pigiama-pizza party davanti alla tele con mia figlia,
* ancora oggi ogni volta che chiudo un affare da sola al lavoro!
Per il resto? certo ora non ricordo tutto, se anche ci sono stati momenti di gioia, sono solo (purtroppo) questi quelli tornati a galla, ma quello che constato tristemente è che i momenti in cui abitualmente avrei dovuto essere felice, sì ero contenta, allegra, serena, ma non gioiosa: c'era sempre in agguato qualche interrogativo, qualche gioco di ruolo di prevaricazione che pesava sul pieno sentimento.
Che ricchezza! Un incontro, quasi forzato, in un bar rionale, che lezione imparata in tre ore di "ciacole": da oggi in poi posso guardare alla vita ed allenarmi ad assaporare maggiormente le gioie che mi rimangono.
Gente ricordatevi di questo nella vostra vita : LE GIOIE BISOGNA AFFERRARLE, FERMARLE, DIVIDERLE, EVITATE DI FARE COME ME, DI PERDERE PERLE PREZIOSE DI GIOIA SOLO PERCHE' SONO STATA INCAPACE DI FARMI VALERE DI FERMARMI ALL'ORA E QUI! sempre tesa e sempre in ansia per il "ma dura? e dopo come sarà? quanto dovrò pagarlo questo momento di gioia??? Se questi interrogativi vengono a galla, imparate la lezione della gioventù : BUTTATE QUESTE ANSIE DIETRO ALLE SPALLE CON LA VITA TRA I DENTI ED UN BEL "CHISSENEFREGA" VISCERALE!
Volevo parafrasare il titolo del film di Aldo-Giovanni-Giacomo, ma in realtà si tratta di una domanda che mi ha posto ieri in un piccolo bar-latteria sotto casa la mia "vecchia" amica di scuola, incontrata dopo tanto tempo :
QUANTI MOMENTI DI GIOIA PURA TI RICORDI DELLA TUA VITA.
Lì per lì presa alla sprovvista ho annaspato mentalmente e tristemente mi è venuto da dire, che non me li ricordavo! Poi presa dall'ansia ho iniziato a rovistare febbrilmente nei miei ricordi : certo serenità, allegria, ma GIOIA PURA!? VERA GIOIA SATURA DI SODDISFAZIONE ED APPAGAMENTO! Possibile che non mi sia accorta di vivere una vita senza gioia? possibile che le preoccupazioni siano state talmente oberanti che hanno annullato la mia capacità di gioire della vita?
Per inciso : E' tornata di nuovo la sensazione frustrante di cui VOGLIO LIBERARMI, lasciatami come un marchio da questi ultimi tre anni. Avrete la nausea come ce l'ho io di sentirmi ripetere il refrain maledetto e sempre più si fa spazio in me la determinazione di annullare questa frase dal mio vocabolario: l'ho scritta per l'ultima volta!
E lei Gabry, la mia amica, mi incalzava "PURA GIOIA! non allegria o serenità!" Poi mi è venuta in mente la sensazione gioiosa che ho avuto dopo una meditazione (no gente! non mi ero fatta ;) : il cosiddetto NIRVANA di cui tanto parlano le scritture Indù, ripetuta in altre meditazioni, ma mai così intensamente. Poi rari momenti sempre a contatto con la natura, con i miei figli, ma lampi, sprazzi. E per il resto ???
Allora ho compreso quanto il condizionamento che subiamo dalla famiglia sia talmente gravoso da impedirci di GIOIRE della vita. Mi sono tristemente resa conto che la mia gioia è stata sempre permeabile agli atteggiamenti e risposte emotive di coloro che mi circondavano al momento ed al mio senso di inferiorità, perché nella mia vita mi avevano insegnato ad "accontentarmi", non mi lodavano spesso perché allora si aveva la presunzione di evitare di far diventare il bambino troppo sicuro di sé e spronarlo a fare sempre di più e dato che ero l'ultima non si aspettavano da me grandi cose, solo che facessi ciò che mi veniva detto di fare.
A parte da ragazzina un periodo dal 1977 e 1979 che andai a vivere da sola e che giravo con due amiche e facevo una vita tra lavoro, discoteca e amici, dove veramente mi rilassavo e d'estate andavo al bagno ogni giorno nella pausa pranzo i sabati e le domeniche ed avevo la possibilità di sentirmi felice assaporando il momento con la deliziosa spensieratezza di chi tiene la vita tra i denti e si getta alle spalle tutto ciò che percepisce come contrario, eliminandolo con un "me ne frego" viscerale, null'altro mi veniva in mente lì seduta al bar, nonostante cercassi rovistando disperatamente, incredula per una vita così stentata.
Poi pian piano i ricordi sono riaffiorati. Momenti di gioia pura :
* ultimamente solo le degustazioni culinarie! e questo spiega il mio buon peso!
* i rari incontri con le amiche, senza dubbio,
* quando guardo mio figlio e mia figlia : ho un rigurgito di gioia, ma subito offuscato dalla preoccupazione!
Poi sono venuti a galla i ricordi lontani:
* quando mi aggrappavo alle spalle di Papà che mi trascinava nuotando verso il largo e sicuro mi impartiva lezioni ed insegnava a "fare il morto".
* quando nuotavo in mare da piccola, andando fino a dove toccavo camminando e tornando indietro sbattendo i piedi appoggiata ad un cuscinetto (ancora i braccioli non esistevano -sigh che vecchia che sono!) ero felice della mia indipendenza acquisita,
* quando il nonno mi insegnò a guidare il trattore (avevo 10 anni!) e quando il nonno mi lasciava guidare la motofalciatrice! mi divertivo a girare a 360° girando le leve di svolta. Era magnifico : verso il tramonto, le montagne si facevano blu, l'aria calda dell'estate dava un po’ di tregua e nel campo le rondini fendevano l'aria in voli bassi a catturare gli insetti man mano che il falcio dell'erba li faceva salire disturbati dalle lame nel loro rifugio,
* quante volte mi sono buttata con il mio cane sui cumuli d'erba a farmi leccare la faccia!
* ecco il mio cane mi ha dato e Mucia mi sta dando gioia pura con il loro interagire in modo talmente personale e disarmante,
* quando cucinavo per i miei nonni e li guardavo soddisfatta mangiare e lodarmi e quando cucino per i miei figli e li vedo divorare i miei piatti,
° le dimostrazioni di affetto e di stima di mio padre, molto schivo ed introverso e di mio nonno, rudemente tenero e compagno/maestro delle mie estati,
* i primi sorrisi dei miei figli, ma la gioia della maternità spesso viene offuscata dalla preoccupazione del benessere dei nostri figli: che spreco ragazzi!
* quando mi sono diplomata leggendo il 51/60! ma la mia gioia fu inquinata dal commento acido di una mia compagna di classe : "non so proprio come hai fatto!" brutta scema! Avevo lavorato sodo con intelligenza, non mi ero assopita sui vecchi risultanti! avendo mantenuto un "low profile" quella scema non mi credava all'altezza, eppure nonostante avessi la percezione del mio valore, a quelle sue parole mi sentii in imbarazzo totale come una ladra!
* imparare ad andare in bicicletta e l'ebrezza che mi da ancora il "volare sulle due ruote".
* camminare a piedi nudi sulla terra appena arata, ancora morbida e tiepida,
* qualche momento con mio marito,
* i "fantozziani" pigiama-pizza party davanti alla tele con mia figlia,
* ancora oggi ogni volta che chiudo un affare da sola al lavoro!
Per il resto? certo ora non ricordo tutto, se anche ci sono stati momenti di gioia, sono solo (purtroppo) questi quelli tornati a galla, ma quello che constato tristemente è che i momenti in cui abitualmente avrei dovuto essere felice, sì ero contenta, allegra, serena, ma non gioiosa: c'era sempre in agguato qualche interrogativo, qualche gioco di ruolo di prevaricazione che pesava sul pieno sentimento.
Che ricchezza! Un incontro, quasi forzato, in un bar rionale, che lezione imparata in tre ore di "ciacole": da oggi in poi posso guardare alla vita ed allenarmi ad assaporare maggiormente le gioie che mi rimangono.
Gente ricordatevi di questo nella vostra vita : LE GIOIE BISOGNA AFFERRARLE, FERMARLE, DIVIDERLE, EVITATE DI FARE COME ME, DI PERDERE PERLE PREZIOSE DI GIOIA SOLO PERCHE' SONO STATA INCAPACE DI FARMI VALERE DI FERMARMI ALL'ORA E QUI! sempre tesa e sempre in ansia per il "ma dura? e dopo come sarà? quanto dovrò pagarlo questo momento di gioia??? Se questi interrogativi vengono a galla, imparate la lezione della gioventù : BUTTATE QUESTE ANSIE DIETRO ALLE SPALLE CON LA VITA TRA I DENTI ED UN BEL "CHISSENEFREGA" VISCERALE!
CARPE DIEM!
Etichette: psicologia, vita movimentata
5 Commenti:
Sul comodino ho "Il Budda allo specchio". Ad un certo punto parlando della felicità dice:
"Il fondamento della felicità umana si trova nel regno interiore. La felicità costruita in questo regno non è condizionata, transitoria o contingente ma indipendente e, per usare le parole di Amleto, resistente "ai colpi e agli strali dell'oltraggiosa fortuna."
In questi giorni stavo appunto meditando su questo!
Buona giornata!
Buona giornata anche a te Vebro!
un abbraccio e bacione alle bimbe! Saluti al TA!
Mi è stato insegnato che la felicità non esiste.
O meglio, lo stato di felicità non esiste.
Esiste la serenità, la contentezza, l'allegria... ma la felicità è un attimo, un solo attimo.
Credo che parlar di gioia pura o felicità sia più o meno la stessa cosa, in ogni caso, come dici tu, possono esserco momenti, attimi, in cui assapori questa sensazione, ma subito dopo scende a livello di contentezza, serenità, ecc... ecc....
Qualcuno dice anche la felicità è dannosa, perché dura poco e non ci fa assaporare appieno altri stati d'animo più duraturi e appaganti.
In questi tempi grami, mi accontenterei davvero di un po' di serenità, ché la gioia pura, se devo esser sincera, per ritrovarla devo andare alla mia prima bambola o al giorno inn cui mi comunicarono che ero entrata in ruolo.
Pochino... mi rendo conto, ma da una vita come la mia... che t'aspetti?
Un abbraccio forte forte,
Giusy
Esisterà il caso? Boh, fatto sta che mi ponevo le domande di questo tuo post proprio in questi giorni e oggi cercando tutt'altro (da un'immagine di vasche da giardino) sono capitato sul tuo blog.
Grazie per questo tuo post, anche se è vecchio di più di tre anni.
Nik
Grazie a te Nik, di averlo letto pazientemente tutto !!! :)
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