Settembre è
passato, no, direi proprio "volato", in una ridda di impegni, che
guardando indietro hanno lasciato i problemi di sempre: ci sono ancora. Lì che
mi guardano facendosi anche beffe di me, che, lancia in resta, parto per
colpirli, ma non riesco a sconfiggerli. Questi si dilatano per poi riconcentrarsi
e ferirmi di nuovo. L’illusione di aver vinto cade: era una semplice tregua, non
una vittoria!
E vi dirò la
verità, man mano che passa il tempo, non solo i problemi riemergono, ma si
fanno vivi anche quei fantasmi che il momento aveva scacciato, ma con cui
dovevo fare prima o poi i conti. Perché ciò che non è risolto, torna a galla,
quando meno te lo aspetti.
Tener duro per
tanti -troppi- anni, con il cuore stritolato dal dolore, l'impossibilità di
esprimere la sofferenza, perchè devi essere forte per sorreggere chi è ammalato
e chi è giovane, chi è vecchio, con il lavoro -àncora di salvezza- da portare avanti sempre al
100%, l'equilibrio che vacilla, è estremamente logorante, ma devi andare
avanti. Poi la bomba!
Quando una
situazione di stress termina per ovvie ragioni, si pensa comunemente che il
dopo sarà solo di ripresa: non è vero! Dissolta la concentrazione nel reggere
situazioni pesanti, emerge la fragilità negata, ti rendi conto di quanta
maggior forza ci voglia a costruire un nuovo oggi: il pensiero del domani non
ti sfiora, già il presente è difficile da reggere.
Voli “basso” :
low profile, dicono gli americani, perché sembra che così si possa evitare
ulteriori ferite, perché hai già anima e
cuore a brandelli, eppure anche le piccole ferite in questo periodo vengono
amplificate dai nervi, tesi a non collassare. Tenti sempre di guardare la luce
in fondo al tunnel, ma ti rendi conto che è già tanto se hai una torcia in
mano, per non incespicare rovinosamente.
Questo
settembre comunque mi ha aperto la mente verso alcuni aspetti, che l’autodifesa
inconscia alla realtà quotidiana non mi aveva permesso di focalizzare.
Quando si
mantiene una serrata attività per tanti anni, diventa una fatica sovrumana
accettare il cambiamento ad una riduzione d’impegni: ci sembra di sprecare il
nostro tempo. Al
contrario di ciò che pensavamo prima, liberi, non riusciamo proprio a mettere
in atto tutti quei lavori o quei progetti che avevamo pensato di poter
realizzare con più tempo. Non siamo ancora
capaci di quantificare il tempo, perché ne abbiamo perso il parametro di
paragone e spesso ci accorgiamo che la dilatazione del presente, ci piace,
anzi, ci avvolge come canto di sirena, anestetizzando la nostra razionalità e
vanificando la nostra organizzazione. Il vizio di rimandare, ci colpisce nel
profondo, perché non abbiamo più l’alibi per sostenerlo : il lavoro, la
professione a tempo pieno. Questa
delusione ci ferisce, anche se non vogliamo ammetterlo e la mente subisce un’involuzione:
bisogna fare appunti, liste, sedersi ad analizzare la situazione diventa
difficile, troppo facile il procastinare. Si boccheggia si arranca, poi gli eventi
arrivano al dunque e ci troviamo alla confusione, sia che si tratti di grossi
che di piccoli problemi del quotidiano.
Ogni (grosso)
problema che mi assale mi paralizza e solo dopo una giornata a ruminare scontento
e disperazione, riesco a rialzare la testa e tirare fuori nuove strategie,
nuove protezioni. Sì, perché ora, nonostante l’educazione che ho acquisito
negli anni, al momento del “botto” non riesco a mettere in pratica nemmeno la
più elementare strategia. Ora ogni progetto a lunga portata mi sembra inutile, perché
la debolezza nel presente mi blocca: non sai mai quello che il domani ti porta!
Ho
perso insomma l’onnipotenza della “gioventù” quando ti sembra di avere
tutta la vita davanti, quando i traguardi si allineano sul fronte del tuo
futuro e ti sembra di essere invincibile.
In realtà
la parola chiave di Settembre è ACCETTARE, nella sua accezione di “prender atto
di” per poter progredire.
Quindi continuo
a fare le mie liste, mi ritrovo in un mare di pizzini con appunti d’ogni
genere, che cerco di riordinare come posso: poi, ogni giorno, cerco di
risolvere UN problema, programmo UNA o più commissioni, ma se riesco a farne
una solamente, son comunque contenta.
La capacità acquisita nel passato a mantenere l'autocontrollo ed il controllo dello stress, interagendo comunque con atteggiamento calmo davanti ai miei interlocutori, rende impossibile alle persone, che non mi conoscono bene, realizzare quanto io stia
lottando contro la confusione e l'ansia. Sono in grado di pormi per una parte della giornata serenamente ad affrontare questi problemi, ma alle volte -troppo spesso per i miei gusti- la mia mente bastarda continua a dirottare l’attenzione
verso una miriade di pensieri che l’ansia arruffa in continuazione, nonostante
cerchi di dare loro “una piega”.
Spesso mi sento come un criceto che gira nella
sua ruota. E si fa largo il pensiero che io debba abbandonare il fatto di usare il passato per scusare me stessa di fronte ai "deficit" del momento attuale: solo affrontando i miei fantasmi, anziché scansarli potrò dare una svolta decisiva alla mia vita. Di base il fondamentale della mia mancanza di serenità è l'instabilità economica del momento, e poco -ora- mi consola il fatto della transitorietà della situazione, me ne devo fare una ragione e focalizzarmi sul passare del tempo, che è talmente veloce da scorrere nonostante tutto.
Ma, ... panta
rei! Andiamo avanti facendo del nostro meglio. Il resto? è vita!
Buon week-end a tutti!!