Una settimana a Primavera
Sono le 5:30 sebbene inizi appena albeggiare arrivano da fuori diversi richiami: la cornacchia, i merli che fanno il loro concerto al Sole perché si levi, i gabbiani che alti in cielo freccie argentee volano pigramente sopra la zona chiamandosi a raccolta prima dell'alba.
A proposito di uccelli, per chi è nuovo racconto la storia di Rosandra.
C'era una volta il regno degli uccelli. Il Re Corvo e sua moglie la Regina con il loro stuolo di sudditi vivevano una vita tranquilla. Ma un giorno gli sparvieri, i guardiani del regno, furono attiratti dal pianto di un bimbo e seguendolo trovarono una cesta con dentro un neonato. Si stupirono in quanto l'abitato umano era molto distante dalla zona e non sapendo cosa fare, portarono il cesto in volo fino alla corte. La Regina che non aveva eredi, alla vista di quella bambina bellissima chiese al Re di tenerla presso di lei. Il Re acconsentì, ma fino a che non fossero stati trovati i genitori.
Le ricerche iniziarono, intanto la bimba, chiamata Rosandra per lo splendido incarnato, crebbe. Nonostante le ricerche fossero state spinte ben oltre i confini del regno i sudditi riportarono al Re Corvo la notizia che in nessuna casa sembrava mancasse una bimba: nessuno la piangeva, nessuno la cercava.
La Regina trepidante chiese al marito di concederle di vivere a corte e dopo tante insistenze egli acconsentì.
Rosandra crebbe spensierata e quando iniziò a formulare qualche parola ebbe il gufo come maestro, mentre l'usignolo le insegnava a cantare, correva spensierata per i prati ed i boschi del Regno. Ma ad un tratto diventò triste.
Il Re e la Regina impensieriti non comprendendone la ragione nonostante avessero indagato tra tutti i sudditi, decisero di chiedere direttamente a Rosandra cosa non andasse. La bambina rispose : "sono triste perché non posso volare" e si mise a piangere.
Fu chiamata la Fata del Bosco e la Regina espose la questione, chiedendo se ci fosse una soluzione.
La Fata ci pensò su un bel po', alla fine sorrise e spiegò ai sovrani che se tutti gli uccelli avessero sacrificato un po' del loro piumaggio per regalarlo a Rosandra, lei avrebbe intessuto con le piume un mantello magico che indossato avrebbe fatto volare la bambina.
Tutti i sudditi risposero gioiosi all'appello dei sovrani e la valle davanti alla reggia si riempì di piume variopinte. La Fata iniziò a tessere il mantello, per tre giorni e tre notti. Poi lo pose sopra le spalle di Rosandra e con una magia lo fece aderire come una seconda pelle a tutto il corpo. Il risultato fu splendido tale era la varietà e la bellezza delle piume, che gli amici le avevano donato!
La bambina timorosa iniziò a librarsi, mentre il gufo le dava le prime istruzioni di volo, poi pian piano Rosandra iniziò a sfrecciare con le rondini, ad inseguire i gabbiani tanto in alto, a salutare l'aquila sul cocuzzolo della rupe, finalmente felice, giocava nel cielo con i suoi amici ed era tanto temeraria che si spinse oltre il Regno, nel territorio degli umani per vedere i suoi simili e purtroppo fu vista ed ammirata anche da loro.
La notizia di un uccello straordinario, dal piumaggio bizzarro quanto unico, si diffuse ed arrivò fino alle orecchie del Principe Nero, che si gloriava di possedere i trofei degli animali più particolari e rari. A sentir decantare questa nuova creatura si mise a caccia con i suoi sgherri, addentrandosi sempre di più nel Regno degli Uccelli, ma Rosandra allertata dai guardiani si tenne ben nascosta. Intanto però, per sfogare la sua frustrazione il Principe Nero iniziò a trucidare tutti gli uccelli che vedeva per ingannare il tempo, facendo una strage inaudita.
Rosandra si sentì responsabile della morte di tanti suoi amici di gioco e di vita e decise di andare dal Principe Nero per chiedergli di smettere la strage. Con la morte nel cuore il Re e la Regina la salutarono per l'ultima volta e Rosandra spiccò il volo ormai invisibile ai loro occhi pieni di lacrime e superò il folto della foresta arrivando all'accampamento del Principe Nero. Appena questi la vide da lontano, non le permise nemmeno di avvicinarsi e parlare, tirò fuori arco e freccie e la uccise in volo!
Al suo grido di dolore la Fata del Bosco accorse, mentre il sangue di Rosandra si spargeva per la valle fino a che il suo corpo senza vita cadde poco lontano dal Principe. La Fata del Bosco impietosita dal sacrificio di Rosandra eresse un muro imprigionando gli umani facendo loro perdere la via, si dice che morirono di stenti girando a vuoto. Mentre sulla sommità del muro di roccia le gocce di sangue di Rosandra si trasformarono in rose fiorite, nonostante fosse inverno.
La Fata prese il corpo della giovane riportandolo al Re Corvo ed alla Regina, che la seppellirono ai piedi dell'albero più vecchio con tutti gli onori e sopra potete ancora oggi trovare delle magnifiche rose. Ancora oggi si chiama la Valle delle Rose d'Inverno.
6 Commenti:
Che bello questo racconto.
E che bella l'alba con tutti gli uccellini che si svegliano, piace tanto anche a me.
Buona giornata Renata
E' bello come ogni posto "particolare" ha la sua leggenda su come è nato!!!
Bello questo racconto!!!
Un sorriso :)
lo sai che i merli cantano sino al solstizio poi tacciono ???
marò, ma è un racconto tristissimo e senza speranza!
ne conosci un altro un po' più gioioso, Renata cara?
Bella questa leggenda! Un po' triste, però...
Cara Renata, se passi da me, c'è il premio Lobster Award per te.
Maude, la natura si sta risvegliando e mi piace tanto vedere le giornate che si allungano!
Marinz un sorriso anche a te ;)
Si Soffio, lo so, lo so, prima dell'alba fanno un casino li sentivo già dalle 4.00 sono più mattinieri dei galli!!!
Gatta : Mah, le leggende di Trieste son tutte un pò tristi. Forse per questo noi triestini amiamo divertirci! ;)
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