CAPITOLO NR. 3 - Perdere i compagni di strada
Cara Pyperita, come ti capisco! Ho sempre avuto cani, ma in campagna dai nonni. Il legame per quanto forte non era quotidiano, il mio soggiorno era breve limitato alla vacanza ed il cuore giovane ha dimenticato presto quelli perduti. Ma ora Mucia rappresenta la mia compagna di vita ed il mio alter ego, quindi il legame è molto più forte. Un legame iniziato da quando era piccolissima, quasi un imprinting.
Noi umani siamo unità carbonio, abbiamo bisogno di fisicità : è per questo che non riusciamo a superare il lutto delle persone care, perché la nostra prima astinenza è la mancanza della loro interazione nella nostra vita, dell'abbraccio, del saluto, del sorriso, della stretta, del moto di spirito, della presa in giro, della complicità e così via. Il ricordo può consolare, ma il vuoto resta.
Ad una certa età perdere i compagni di strada significa lasciare pezzi di noi sul cammino. Anche se riusciremo ad incontrarne altri, come sempre accade, esiste una sindrome pari a quella dell'arto mancante nel monco. Nessuna protesi (nuova conoscenza) potrà riportarci la fisicità del nostro braccio perduto (parente e/o amico morto). Imparare ad adattarsi alla protesi è un percorso difficilissimo e doloroso, che la mente accetta malvolentieri.
Ecco perché qualsiasi nuova attività o conoscenza della nostra vita, porta una nuova esperienza, ma in nessun modo può colmare il vuoto in noi. Faremo parte di un'altra realtà, ma la realtà della nostra nascita e della nostra crescita si va pian piano riducendo e ci fa sentire in un certo senso anche più fragili, pur nella ricerca di un nuovo equilibrio ci accompagna la paura di soffrire ancora.
Nonostante tutto, tirem inanz!
Etichette: psicologia
1 Commenti:
E' vero carissima. Un affetto non prende il posto di un altro affetto, ma si aggiunge a quello.
Per quanto mi riguarda, la perdita della mia gatta ventenne non è stata un dramma perchè ha vissuto una vita bella e sempre in salute e se ne è andata per esaurimento del tempo terrestre, come se ne va un nonno di cent'anni. Certo c'è stato il dispiacere, ma mitigato dalla consapevolezza che la vita a un certo punto finisce.
Certo una perdita prematura sarebbe stata diversa.
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