Mestieri di una volta : La sessolotta
Veniva chiamata "sessolota" la mondatrice di merci che usava appunto la "sessola" una specie di pala di legno non piatta, piegata a mo' di gronda, con manico, a volte al posto del manico c'era un'impugnatura molto corto.
Con questo strumento le donne prendevano una palata di merce da mondare, con rapido e sicuro gesto la gettavano in aria, in modo che durante la ricaduta nella sessola, le impurità se ne andavano, a volte soffiando perché si separassero meglio le granaglie.
Fare la sessolota era nell'800 e nella prima metà del '900 l'unica alternativa di lavoro per donne sfortunate, per lo più vedove, ragazze madri, donne in miseria, che per tirare avanti lavoravano a cottimo, mondando merci sia in Porto che nei magazzini dei privati.
Una volta le merci arrivavano nei sacchi spesso la preparazione all'origine era carente, guai a trovare sassi o pezzetti di legno nel caffé, potevano rovinare sia la tostatrice che gli ingranaggi nei macinini. Queste donne erano preziose, ma non solo per la pulizia del caffé, anche della gomma arabica, del pepe, delle mandorle , delle spezie, ecc. Alle volte capitava che in porto arrivassero carichi avariati ed esse avevano il compito di fare la cernita separando la merce guasta da quella andata a male, sia per abituale marciume (come le patate, gli agrumi e le cipolle), ma anche per contaminazione dell'acqua marina.
La sera prima di rientrare raccoglievano un sacco con trenta o quaranta chili di merce da mondare, per continuare il lavoro a casa: ponevano il sacco sul capo sopra un morbido cuscinetto rotondo. Questo sacco in gergo lo chiamavano "el peso" (il peso), sulla
strada del ritorno le "sessolote" formavano un corteo spedito ed
ordinato, intonando i canti dei ritornelli più in voga o delle melodie
liriche più popolari.
Donne coraggiose, donne generose, magifiche popolane, che allietavano il loro monotono e duro lavoro, con il canto. Donne che si contendevano lavori e che erano pronte ad attaccar briga e menar le mani, con chi faceva loro un torto, salvo ad esser pronte al gesto di perdono ed essere generose con chi aveva bisogno.
Questo era il loro "inno"... e di sotto la traduzione in italiano...
VOGLIO FARE LA MONDATRICE!
Voglio fare la mondatrice
di limoni e di arance
chè ho perso le speranze,
chè il mio amore mi ha lasciato.
Voglimi bene, bene, bene,
ma il mio bene mi ha lasciato!..
Voglio fare la mondatrice
di arance e mandarini
e questi poveri facchini
non hanno neanche un lavoro!
Voglimi bene, bene, bene,
ma il mio bene mi ha lasciato!..
Voglio fare la mondatrice
della gomma e del caffè
per cantare a quel damerino
che il mio cuore non è per lui!
Voglimi bene, bene, bene,
ma il mio bene mi ha lasciato!..
Voglio fare la tipografa
voglio stampare un bel bambino
che sia riccio, biondo e bello,
che assomigli a suo padre.
Voglimi bene, bene, bene,
ma il mio bene mi ha lasciato!...
Ce l'avevo e ce l'ho ancora,
ma lo manderò al diavolo!
Il mio male è già passato:
ce l'avevo e l'ho lasciato!
6 Commenti:
Adesso so cos'è la sessola,grazie e buon fine settimana...
Ricordi che sembrano di millenni di anni fa invece siamo ancora nel nostro tempo anche se non c'erano più le sessolotte, la sessola si usava ancora io ho una piccola che uso per il sale grosso mi serve da paletta. Buona fine settimana.
Cia Renata,
anch'io mi ricordo di quella paletta cilindrica, nelle vecchie botteghe che vendevano granaglie, legumi ecc ancora sfusi.
Ci hai fatto conoscere una pagina davvero significativa e ricca di umanità del nostro passato, dal quale ci viene una grande lezione di vita e di dignità:-)
Bellissimo post! Mi piace tantissimo leggere ricordi del genere, storie "semplici" legate alla gente comune... ho imparato qualcosa che non sapevo, grazie! :)
E'un post bellissimo. Tropo spesso si dimentica il contributo delle professioni femminili, oggi come ieri, quelle più faticose e meno pagate.
Son contenta che vi piaccia!!
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