mercoledì 23 settembre 2015

Sui profughi!

Vi riporto l'articolo integrale dal  sito

http://perleadriatiche.altervista.org/desktop/profughi-sirianiun-giorno-passato-in-mezzo-a-loro-non-sono-profughi/

– Profughi siriani:un giorno passato in mezzo a loro.Non sono profughi!


Zagabria(Cro) – Adriatic News – riportiamo una testimonianza della reporter Zrinka Kasapic,giornalista del quotidiano croato Dnevno che ha passato una giornata in mezzo ai ”profughi” siriani,ecco quello che ha da dirci:
Zrinka Kasapic – dnevno.hr – No,quelle persone non sono terroristi(anche se sicuramente tra loro ce ne sono),sono persone che sono logisticamente aiutate segretamente per distruggere il concetto di Europa nella sua cultura e nelle leggi come la conosciamo oggi.
Come tutti in questi giorni vengo prevalsa da emozioni diverse vedendo foto di donne,bambini e affogati che i media continuano a chiamare profughi,ma quello che vedo da quando è iniziata la crisi dei profughi è che qui non si tratta di profughi.
Sono andata all’Hotel Porin di Zagabria dove sono stati alloggiati un paio di centinaia di finti profughi,senza striscioni,senza fare propaganda,solo per rendermi conto di quello che stava succedendo e ho trovato solo un gran caos.
Appena arrivati abbamo sentito solo urla e grida,sui balconi e sulle finestre i siriani buttavano mobili,materassi e spazzatura al grido di ”Libertà”.Avevano tutti ottenuto cibo,vestiti e qualcuno cure mediche e quindi mi sono chiesta se non li stavano forse torturando all’interno dell’Hotel,in quel momento ho proprio pensato che fossero in senso retorico dei poveracci.
Più tardi parlando con un finto profugo abbiamo saputo che questo da parte loro è solo MANIPOLAZIONE! Gli viene insegnato come comportarsi per fare vedere ai media che sono dei poveracci che hanno bisogno di aiuto perchè loro sanno che i media sono sensibili ai bambini che piangono.
Adesso vi racconto che cosa ho visto di preciso:
Primo racconto:
Dopo aver visto la scena dei balconi dell’hotel ero molto arrabbiata con la polizia pensando che li stessero maltrattando,ma poco dopo ho visto che uscivano liberamente senza nessun impedimeto fuori dall’hotel.
Fermo un giovane migrante e gli chiedo come mai hanno fatto tutto quel caos e che pensavo che la polizia li stesse maltrattando,la risposta è stata disarmante.”La polizia non ci ha fatto niente,ci hanno dato da mangiare e da bere,abbiamo riposato,abbiamo fatto casino solo perchè non volevamo farci identificare e noi non ci vogliamo fare identificare”.
Secondo racconto:
I ”migranti” che uscivano dall’hotel,non tutti,alcuni si sono sistemati sotto un’albero di fronte,tra loro c’era solo una donna con dei bambini e una decina di uomini.Io e una collega ci siamo avvicinate e gli uomini vedendo due donne si sono avvicinati chiamando a se tutti i bambini.Quando gli abbiamo detto che siamo giornaliste uno di loro ha spinto un bambino verso di noi per fotografarlo,ma a quel punto per principio non l’abbiamo fatto.A quel punto abbiamo capito come dicevamo prima che i bambini vengono solo utilizzati per farePROPAGANDA e per fare intenerire quelli che guardano la tv,ma va bene,andiamo avanti.
Terzo racconto:
Tenendo conto delle emozioni,vedere donne e sopratutto bambini apparentemente bisognosi di aiuto abbiamo visto un nostro collega che si è avvicinato a una bambina donandogli 10€ al che un gruppo di uomini si è alzato dicendoci in inglese di non dargli soldi che loro i soldi li hanno e non hanno bisogno ne di acqua ne di cibo che viene comunque continuamente consegnato.Un’iracheno ha tirato fuori dal portafoglio 500€ per darci la prova che non sono poveri e che se ne fregano degli aiuti.Scioccate allora gli abbiamo chiesto di che cosa hanno allora veramente bisogno,all’unisono hanno gridato Slovenia!Gli abbiamo detto che non hanno documenti validi ne si vogliono far identificare e che non riusciranno a passare,hanno risposto che non importa e che entreranno in Slovenia lo stesso.
Quarto racconto:
Abbiamo chiesto ad un’altro clandestino dove andrà,ci ha risposto Finlandia.Gli abbiamo detto che non hanno i documenti in regola e che non potranno lasciare Zagabria,ci ha risposto che non gli e ne frega niente,che è pieno di soldi e che ci andrà.
Ho pensato in quel momento che anche a me piacerebbe andare in Finlandia e per un attimo ho avuto la tentazione di mischiarmi insieme a loro e andarmene.
Queste persone non hanno ne fame ne sete,viaggiano in gruppi di 10/12 persone con almeno 2 donne con bambini al seguito e ogni gruppo ha una guida col piano di viaggio.
Alla fine abbiamo capito che non sono profughi,scappassero da guerre restrebbero in Croazia o comunque in un altro stato dove la guerra non c’è,sanno benissimo che anche senza documenti arriveranno alla loro meta designata,sia essa la Germania,la Francia o i paesi scandinavi e accusano la Croazia di essere schiavizzati solo perchè li vogliono identificare.
Sono mandati in Europa solo per creare caos e destabilizzare la nostra cultura,l’economia e imporre l’anarchia assoluta.

Settembre e l'Autunno...



Benvenuti in Autunno, stamattina alle 08:21 siamo entrati nella nuova stagione. Sono triste perché amo il sole e l'Estate, ma raccolgo quanto di bello ci porta questa stagione: i colori del Carso, le giornate fresche, tante con un bel sole ma senza troppo calore, la città che si anima per la Barcolana, con il meraviglioso spettacolo delle vele sull'azzurro del mare e a Dio piacendo anche del cielo! 

Auguri a tutti! 

martedì 22 settembre 2015

Museo Morpurgo e Museo di Storia Patria

http://www.museomorpurgo.it/visita-il-museo/

Presentazione ufficiale del Comune di Trieste


Vi ho messo pure il link in testata in modo possiate ottenere ulteriori immagini.  Per chi lo volesse visitare realmente il Museo (impiegate un ora circa per tutte e due i musei) sappiate che si visita solo il Martedì dalle 09.00 alle 13.00 ed è gratuito. Chi non trova risposta a suonare il campanello del primo piano vada a suonare il campanello al secondo, perché le custodi sono solo due e seguono i turisti che vi accedono. 

Di origine Ebraica Askenazita la famiglia Morpurgo migrò da Ratisbona e Marburgo (odierna Maribor, Slovenia), verso l'Italia con insediamenti a Trieste e Gradisca che datano il 1509, dividendosi poi in vari rami e muovendosi verso Padova, Ancona, Salonicco, Livorno e Amsterdam. I componenti della famiglia Morpurgo furono imprenditori, ma anche artisti, accademici, fotografi, sportivi, letterati, editori, e via dicendo. Ma a Trieste fu nel ramo bancario ed assicurativo che i Morpurgo ebbero i nomi più prestigiosi. Edgardo che entrò a 17 anni nelle Assicurazioni Generali, ne fu componente di spicco per qualche decnnio. Giuseppe Morpurgo fu uno dei fondatori del Lloyd Adriatico e con il fratello Elio, nel direttivo con lui, furono insigniti del titolo di Barone per meriti.  

Nell'appartamento diventato Museo potrete vedere sale sfarzose e pesanti, che volevano impressionare gli ospiti, spesso partner commerciali di Carlo Morpurgo, che vi stabilì la sua dimora dopo aver fatto fortuna in Egitto. Ma le stanze riservate ai proprietari pur mantenendo dei mobili ricchi, erano austere e quasi spartane, piccole rispetto all'estensione dell'appartamento.  

Della casa è visitabile il  II piano abitazione di Carlo Morpurgo, ma una buona parte, non tutta (600 mq) che comprende la parte delle cucine. 

Dei quattro piani  oltre al II solo il I piano è stato adibito dal Comune in Museo di Storia Civica, restaurato grazie alla donazione della Prof.ssa Fulvia Costantinides e di suo figlio il dott. Giorgio Costantinides. Esponenti di spicco nella Comunità Greca, che hanno finanziato più di un restauro a monumenti e locali storici della città. (Lei è stata negli anni '70 la mia professoressa di geografia e mi raccomandò come impiegata ad un  suo amico, presso il quale ho lavorato per più di 35 anni.) 

Il I piano dedicata al Museo di Storia Patria raccoglie tutta la collezione Stavropulos, mecenate Triestino di origine Greca. Circa 150 opere sono esposte al pubblico e comprendono quadri, statue di marmo e di bronzo. Ha inoltre un angolo dedicato ai tessuti di ogni tipo e tessitura per l'arredamento oltre ad abiti d'epoca, assieme a stampe e quadri che illustrano le varie fogge e stili. Ci sono inoltre reperti storici con atti scritti, sigilli di Trieste ecc.

Un angolo è stato dedicato al Sindaco Giovanni Bartoli, in carica dal 1949 al 1957. In quel durissimo periodo per la città si batté con grande empatia per i propri concittadini e per questo venne sopranno-minato familiarmente dai Triestini "Giani Lagrima".

La Prof. Fulvia Costantinides aveva un hobby particolare. Collezionava "pitali", ne trovate le fotografie nel sito del museo, in quanto a ricompensa del restauro fatto le hanno dedicato una saletta dove pitali di ogni forma, antichi e del secolo scorso sono stati esposti.  

sabato 19 settembre 2015

11 settembre


Settembre per tutti rappresenta uno spartiacque. L’Estate sta finendo, tutti i progetti bloccati devono riprendere e riprendono tutte le attività commerciali, scolastiche, civili, teatrali, per una nuova stagione, preludio alle feste di Dicembre. Si aggiusta il tiro per portare i progetti alla conclusione in modo da poterne iniziare altri dopo Natale.
Il 30 agosto di 60 anni mia madre   incinta di nove mesi migrò sola a Trieste, in quanto la famiglia proseguì il viaggio nel Pordenonese, dove erano riusciti ad affittare un po’ di stanze ed una cantina, per evitare il campo profughi.
Aspettando il parto mia madre stava da una parente che viveva in casa della suocera con cui la nuora era in continuo attrito, ma non c’erano altri parenti che la volevano prima del parto…  Mamma mi confessò, quando ero ormai maggiorenne, che quei giorni furono tremendi per lei. Avevano abbandonato tutto, perso casa, perso il lavoro, perso la terra, abbandonato parenti, trasportando le poche cose che erano riusciti a portare in Italia su dei carri. Ma erano liberi, perché si erano liberati del terrore dei soldati di Tito, dalle loro irruzioni nel mulino e nel frantoio della nostra famiglia dove prendevano quel che potevano arraffare e rompevano ciò che non potevano portare via.  La gravidanza, gli ormoni, la fame aumentavano la depressione e solo la sua anima cattolica ed il pensiero di lasciare mio fratello di 3 anni ed il giovane marito la fermarono dal suicidio. Lei aveva 23 anni e papà 25.
Meno male venni al mondo prima. Alle prime ore dell’11 settembre, una domenica. Mio padre avvertito della mia nascita riuscì a raggiungerci solo il giorno dopo lunedì 12 settembre e solo in questo giorno lui mi faceva gli auguri. [Quando mia madre l’11 mi preparava la torta e faceva gli auguri, Papà la guardava e diceva sempre la stessa frase ... “ma non è nata il 12??” Perché per lui era il giorno in cui mi aveva vista per la prima volta.]
Quando   mia madre fu in grado di viaggiare raggiungemmo la famiglia nel Pordenonese e si stava in affitto in stanze. Gli uomini andavano a giornata a lavorare dove potevano, ma l'autunno e l'inverno non trovarono granché perché la zona è agricola e si sa d'inverno si fermano i lavori: dovettero centellinare i pochi soldi che avevano, per poter pagare l'affitto. Si mangiava in una cantina, dove le donne cucinavano ed il gas era razionato per cucinare solo il cibo, non per scaldare l’acqua e mia madre fu costretta a lavarmi con l’acqua di fonte che scendeva dai monti, gelida in uno degli inverni più gelidi del secolo scorso. Mi raccontava che bagnava le pezzuole nell’acqua ghiacciata e le scaldava appoggiandole sulla faccia prima di lavarmi nel cambio dei pannolini.

Quando vedo i profughi Siriani penso a questo! A quanto anche noi –sia pure in numero molto inferiore- siamo stati malvisti, osteggiati, rifiutati. Ma l’Istria è ben piccola rispetto alla Siria. Il loro è un dramma enorme. 

Tanti rimasero pochissimo tempo nel campo profughi, preferirono abbandonare Trieste dove il lavoro (per  il grande afflusso) stava scarseggiando ed andarono a cercar fortuna nelle Americhe ed in Australia. Anche noi dovevamo migrare. Ma i nonni ci convinsero a restare. Mamma era figlia unica e loro, dopo aver perso tutto casa e lavoro, sarebbero morti di crepacuore  a “perdere” anche la loro amata figlia, perché allora c’era solo il trasporto navi e non esisteva skype. Ma anche il fatto di andare allo sbaraglio oltre oceano con una bimba di pochi mesi fu un deterrente, dato che mia madre non voleva che papà ci precedesse da solo, perché erano già tante le vedove bianche a Trieste, con mariti migrati e doppia famiglia. 

Di quegli anni resta solo questa fotografia, che doveva corredare la domanda di espatrio verso il Canada. 



Ed è proprio in onore ai miei genitori ai loro e nostri tanti sacrifici che quest'anno ho festeggiato alla grande il mio 60° compleanno con amici e parenti! Un bel traguardo!