domenica 27 gennaio 2013

Leggi razziali

Una signora di novant'anni che conosco è figlia mezzosangue, padre ebreo e madre cattolica.
  
Mi raccontava di quando tornata dal collegio austriaco per signorine erano appena entrate in vigore le leggi razziali suo padre dovette espatriare per salvarsi, la sorella venne nascosta da amici, lei maggiorenne andò a vivere in incognito  a Milano in un pied-a-terre. La madre andò avanti da sola nell'appartamento di famiglia, con le incursioni dei tedeschi durante tutta l'occupazione alla ricerca dei fuggitivi, di cui lei affermava di non avere notizie e di vendere i mobili ed i suppellettili per vivere, mostrando l'appartamento spogliato quasi del tutto.   La signora si ricorda di come gli ebrei infilassero le monete d'oro ed i gioielli nei tubi innocenti e li seppellivano di notte nei campi. Ma quanti effettivamente tornarono a riprenderseli Dio solo sa.
 
A Trieste la Risiera divenne campo di sterminio. Non solo ebrei, ma zingari, omosessuali, slavi, partigiani, comunisti, dissidenti in genere. Venivano spogliati, messi in fila rinchiusi nelle camere a gas oppure fatti passare attraverso una stanza dove ricevevano un colpo in testa con una mazza di ferro prima di essere buttati nel forno crematorio. Un colpo che letale a volte non era...
 
Fatto sta che dai 6000 abitanti di origine ebraica del 1938 oggi in città ci sono intorno ai 600 esponenti circa. La città ha sempre avuto una vivace comunità ebraica, fino al tempo dei Comuni. Relegati dalla storia nel ghetto  furono emancipati dagli imperatori d'Asburgo che concessero loro nel '700 il passaporto e quindi la possibilità di uscire dal ghetto anche di notte. Iniziò una migrazione di massa per le opportunità commerciali di porto franco di Trieste e tanti esponenti ebraici sono stati imprenditori di spicco in una città nello sviluppo commerciale pronta ad accoglierli. Conquistarono la parità di diritti con l'avvento di Napoleone. Nel novecento  Trieste era diventata la  “Shaar Zion”, “Porta di Sion” perché era il porto d'imbarco della gran parte di ebrei che emigravano da tutte le regioni d'Europa Ovest ed Est, in Palestina o nelle Americhe.
 
Ogni anno la comunità apre la Sinagoga in settembre  (loro capodanno) ed organizza eventi particolari.
 
Un anno ci sono entrata anch'io ad ascoltare in piedi appoggiata ad un pilastro enorme le parole di Qoelet. A guardare quell'altare immenso, che si proiettava verso la cupola, massiccio e di marmi scuri che facevano risaltare le tavole della legge di marmo bianco, le enormi menorah vicino all'altare, le colonne maestose con gli archi, che supportavano il lato alto, sovrastante la platea, dove gli scranni erano allineati enormi: tutto faceva sentire l'essere umano molto piccolo, fragile, in contrapposizione a quel loro Dio, Onnipotente, Onnipresente, atavicamente severo ed implacabile. 
 
 
 

3 Commenti:

Blogger lella ha detto...

Ho letto con attenzione e interesse, misti a commozione, questo tuo post.

lunedì, gennaio 28, 2013 6:39:00 AM  
Blogger Renata_ontanoverde ha detto...

Buon mattino Lella!

lunedì, gennaio 28, 2013 6:43:00 AM  
Blogger nellabrezza ha detto...

di 6000 ne son rimasti 600...da roma ne deportarono 1022 solo 17 tornarono. a berlino ci disse la guida ne vivevano 200.000. ora 2000

lunedì, gennaio 28, 2013 4:26:00 PM  

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