venerdì 3 maggio 2013

Ricordi di campagna

Spesso frugo tra i miei ricordi e penso a quando la mia mente non era pressata da incombenze e che l'unico stress fosse la paura del buio. I più particolari sono stati quelli trascorsi nella casa di campagna dei nonni, perché si staccava dalla routine della città, ogni zolla era una scoperta, avevamo la possibilità di scorazzare liberi a nostro piacimento alla ricerca di insetti, bruchi, con il nostro cane, le mucche, le galline, i conigli.

Della mia vita in vacanza ricordo le serate preziose di festa quando tutta la famiglia, una dozzina di persone (bisnonni, nonni, genitori, noi due bambini e zii con le rispettive mogli) si riuniva per festeggiare. Tutti raccontavano aneddoti e gli spropositi non mancavano, con il ricordo sbiadito gonfiato ingenuamente con una presa in giro, mentre il partner nella stessa storia demoliva cordialmente i colpi di scena, con il classico "ma noooo, non ti ricordi! era così...!!" ed attaccava con i suoi commenti venendo a sua volta interrotto dopo poco dal primo narratore. Erano le serate in cui ci si rilassava a tavola e si sostava dopo la giornata: d'estate con le porte e le finestre spalancate in giro d'aria a gustare l'aria fresca della sera, che finalmente dava tregua all'afa della giornata e la luce abbassata per non far entrar le zanzare; d'inverno con il braciere sotto la tavola per star più caldi e la luce fioca delle lampadine (per consumar di meno). Si mangiava a sazietà ed io finivo con il pane sfornato di nonna pucciato nel vino rosso a cui nonna aveva aggiunto due bei cucchiai di zucchero : mamma protestava "non datele tanto vino!" e la risposta era. "Ma è rosso! è buono e genuino: fa sangue e forza..che male può farle che tra poco va a letto." Certo non era ogni giorno, ma solo nelle feste e poi ricordo che presa da una fiacca enorme salivo in camera ed avevo paura del buio, accendevo tutte le luci e lasciavo la lampadina sul comodino accesa fino a che il nonno non mi raggiungeva. 

Nelle giornate normali, specie d'inverno ricordo i pomeriggi scuri e le sere passate accanto al focolare con il bisnonno seduto sulla legnaia che alimentava il fuoco di tanto in tanto e la bisnonna nell'angolo tra il focolare e la cucina economica pronta ad alzarsi per mescolare in un pentola o sferruzzare le immancabili calze, con i classici 5 ferri piccoli. Le calze di lana grossa, perché il freddo in campagna penetrava le ossa e nelle scarpe da lavoro bisognava proteggere i piedi degli uomini. Ricordo anche le storie che mi facevo raccontare dalla bisnonna, che erano sempre piene di zingari che insediavano bambini per rapirli, mentre questi pascolavano tacchini o pecore, e nel prolungarsi della storia incalzavo la Nonna "Vecia" con "...e dopo? e dopo? " sollecitandola a continuare con maggiori dettagli. E lei alla fine stanca, iniziando a reprimere una risata, pronunciava la fatidica frase " e dopo a me hanno dato una pedata e mi hanno mandata a casa!" e finiva sghignazzando di gusto alla mia reazione, con un sorriso  furbo trattenendo la risata, mentre la pancia le vibrava ritmicamente alzando il diaframma ed alla fine alle mie proteste rideva fino alle lacrime, per la piccola presa in giro che mi aveva fatto. Al che ero pronta con "Un'altra! Un'altra (storia)" e dopo avermene raccontate un paio, giungeva l'ora della cena e s'iniziava a preparare la tavola. 

Uno dei riti la sera prima di cena era riempire le borse d'acqua calda e portarle nelle varie stanze a scaldare i letti, in modo che tutti arrivassero trovando già un po' di tepore. 

Dopo la cena, il Nonno era il primo ad andare a letto, poi lo raggiungevo io, che non riuscivo a stare in piedi per il sonno. Quando arrivavo la luce sul comodino era accesa, lui era totalmente coperto non si vedevano che alcune ciocche di capelli neri sul cuscino. Il nonno si svegliava quando entravo dal letto dove il calore contrastava enormemente con il freddo della stanza poco riscaldata ed in fretta mi sistemavo vicino a lui, appoggiando i miei piedini freddissimi alle sue gambe, al che il nonno sobbalzava con un imprecazione: ... che piedi freddi hai!!!! Allora i fantasmi del buio svanivano io chiudevo gli occhi nel tepore vicino a lui. In quel momento nulla poteva nuocermi, il mio bel nonno bersagliere mi faceva compagnia e mi proteggeva anche dai mostri della notte e la mia mente si abbandonava completamente al sonno. 

6 Commenti:

Blogger margherita ha detto...

Che meravigliosi ricordi, mi trasportano ai miei che sono un po' diversi ma ugualmente intensi e ricchi.
E continuiamo a guardarci indietro, a quegli anni che erano ricchi soprattutto di sogni e speranze!

venerdì, maggio 03, 2013 11:06:00 PM  
Blogger Renata_ontanoverde ha detto...

Si, Margherita un piccolo tuffo nel passato... :)

sabato, maggio 04, 2013 6:19:00 AM  
Blogger leira ha detto...

Grazie. Mi sono immersa in questi ricordi così pulsanti di vita, come una clandestina del tempo e dello spazio, assorbendone l'energia.
Grazie ancora per avermi autorizzato a farlo, scrivendone... :)

domenica, maggio 05, 2013 1:35:00 AM  
Blogger Renata_ontanoverde ha detto...

Grazie a te Ieira e buona domenica!

domenica, maggio 05, 2013 6:23:00 AM  
Blogger Saray ha detto...

Molto belli i tuoi ricordi, purtroppo io non ho avuto i classici "nonni" erano molto egoisti e i bambini secondo loro avevano troppe pretese. In verità le avevano loro che pretendevano che mio papà sposato e con una figlia mantenesse pure loro a cui non mancava nulla.
Di quattro nonni, ho un bel ricordo solo della nonna materna molto protettiva e buona, in estate andavano ogni sera a casa sua, c'erano altri zii e cugini di mia mamma e i bambini. Si mangiava l'anguria che veniva calata nel pozzo per raffreddarsi, poi noi si giocava con i gatti e il cane.
Ciao cara :)

giovedì, maggio 09, 2013 7:24:00 PM  
Anonymous mammamiao ha detto...

mia cara, che dolcezza, che profumi e che colori ...
TI mando un bacio e grazie x averle condivise.

venerdì, maggio 10, 2013 9:29:00 PM  

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