Oggi mi son svegliata con questa aria di Puccini in testa, oltre ad una nevralgia cervicale da far paura. Bevendo il mio caffé, ascolto la voce di Pavarotti in sottofondo a basso volume (non son neanche le sette) ed il suono viene sovrastato dal rumoroso briefing cinguettato dagli uccellini sulla pianta d'alloro nel cortile di casa. Aspetto che le pastiglie facciano effetto ed intanto considero come Rodolfo : chi son? Si, chi son?
Nel lavoro d'introspezione degli ultimi giorni, son riuscita a completare il quadro che è affiorato parzialmente, con accenni frequenti, nei miei post precedenti e che trova ora, in questo post, una soluzione teorica.
Quando il proprio quotidiano viene spezzato per un evento del destino, ci si sente smarriti, si perde un'identità che ci ha contraddistinto da tanto tempo. Io, impiegata, moglie, madre, (l'ordine è puramente cronologico per determinare "l'anzianità" di acquisizione) ad un tratto ho perso alcuni parametri della mia personalità, della mia quotidianità. Ma non solo: ho perso anche le persone che mi circondavano in quei corollari e che mi davano il modo di misurare me stessa.
Raccolgo i pezzi a stento, la mente ed il corpo in un imprinting trentennale non si arrende: ha bisogno di ripetere gesti ed azioni quotidiane, che ha scandito i miei giorni, che hanno dato una ragione d'essere alla mia vita. A constatare che l'obiettivo finale manca, non trovando necessità d'esecuzione, la mente si smarrisce: sento non solo un vuoto, ma un senso d'inutilità. Anche le tante cose che ho sognato di fare, quando avrei realizzato un cambiamento con più ore a disposizione, non trovano collocazione perché, mentre prima davo loro un corolario del mio tempo, che nel grigiore delle giornate portava una ventata di freschezza e di creatività, ora con troppo tempo a disposizione la mente non riesce ad accettare di organizzarle così a lungo, mi stanco, diventano un peso, perché la mente le assimila ad un'incombenza, un lavoro! Ma dato che non sono remunerate e non sono abituata a dedicarmi ad un'attività che sia solo "ludica" mi sento in difetto e quindi accantono l'idea di prendere in considerazione la loro realizzazione.
Allora resto lì attonita, basita, immobilizzata a cercar di riempire il mio tempo, a dare un'altra volta scopo al mio tempo. A volte sono soddisfatta, a volte mi rimorde la coscienza per lo spreco di "tanto tempo", sempre misurandolo con il metro della "produzione" che il mio datore di lavoro mi ha inculcato, visto che sono andata a lavorare da lui a 18 anni.
E' difficile riempire questo grande vuoto: non si ha la capacità di godere di tanta libertà. Si deve iniziare a spizzichi e bocconi. Ma il caos della libera scelta non riesce ad appagare un'anima che nella vita ha avuto continuamente render conto del proprio tempo.
A questo punto si inseriscono i "doveri" : sono tutti lì, ti guardano e tu li consideri. "Dovresti" far tante cose, mettere a posto, eliminare, scegliere, catalogare, oltre a tutto il solito quotidiano, anzi ti sovviene la quantità di ipotesi lavorative che accarezzavi quando lavoravi, considerando "se avessi più tempo". MA, eh si, c'è il solito MA. Per tanto tempo ho relegato i lavori di casa al week-end ed anche disoccupata per più di un anno ho continuato a fare i lavori di casa sabato e domenica. C'è voluto più di un anno per recuperare il controllo e suddividerli in più giorni, per avere il week-end libero, per cambiare il metro di considerazione. Fatto sta, che comunque nell'ottica del troppo tempo a disposizione, quando sto seduta davanti alla tele od al computer a fare qualcosa che mi piace, la mente bastarda rimanda ai lavori da fare (anche extra) che magari trascuro (c'è sempre qualcosa da fare in casa) e scatta il rimorso.
Ecco che il secondo in-put di Settembre, diciamo il finale, necessario per il cambiamento è proprio questo : la RICERCA e l'ADATTABILITA' di un nuovo o di nessun SCHEMA, sempre applicando l'ACCETTAZIONE del momento, diverso dalla vita precedente.
Si vive come si vive, come si può, come viene, con piccoli progetti, sempre pronti a cambiare in corso d'opera, anche se ci si sente stonati, per cercare di riempire un vuoto, che ormai la società non riesce più ad aiutarti a colmare.
Imparare ad assaporare il momento senza avere rimorsi di coscienza per la troppa LIBERTA'!
Settembre è
passato, no, direi proprio "volato", in una ridda di impegni, che
guardando indietro hanno lasciato i problemi di sempre: ci sono ancora. Lì che
mi guardano facendosi anche beffe di me, che, lancia in resta, parto per
colpirli, ma non riesco a sconfiggerli. Questi si dilatano per poi riconcentrarsi
e ferirmi di nuovo. L’illusione di aver vinto cade: era una semplice tregua, non
una vittoria!
E vi dirò la
verità, man mano che passa il tempo, non solo i problemi riemergono, ma si
fanno vivi anche quei fantasmi che il momento aveva scacciato, ma con cui
dovevo fare prima o poi i conti. Perché ciò che non è risolto, torna a galla,
quando meno te lo aspetti.
Tener duro per
tanti -troppi- anni, con il cuore stritolato dal dolore, l'impossibilità di
esprimere la sofferenza, perchè devi essere forte per sorreggere chi è ammalato
e chi è giovane, chi è vecchio, con il lavoro -àncora di salvezza- da portare avanti sempre al
100%, l'equilibrio che vacilla, è estremamente logorante, ma devi andare
avanti. Poi la bomba!
Quando una
situazione di stress termina per ovvie ragioni, si pensa comunemente che il
dopo sarà solo di ripresa: non è vero! Dissolta la concentrazione nel reggere
situazioni pesanti, emerge la fragilità negata, ti rendi conto di quanta
maggior forza ci voglia a costruire un nuovo oggi: il pensiero del domani non
ti sfiora, già il presente è difficile da reggere.
Voli “basso” :
low profile, dicono gli americani, perché sembra che così si possa evitare
ulterioriferite, perché hai già anima e
cuore a brandelli, eppure anche le piccole ferite in questo periodo vengono
amplificate dai nervi, tesi a non collassare. Tenti sempre di guardare la luce
in fondo al tunnel, ma ti rendi conto che è già tanto se hai una torcia in
mano, per non incespicare rovinosamente.
Questo
settembre comunque mi ha aperto la mente verso alcuni aspetti, che l’autodifesa
inconscia alla realtà quotidiana non mi aveva permesso di focalizzare.
Quando si
mantiene una serrata attività per tanti anni, diventa una fatica sovrumana
accettare il cambiamento ad una riduzione d’impegni: ci sembra di sprecare il
nostro tempo. Al
contrario di ciò che pensavamo prima, liberi, non riusciamo proprio a mettere
in atto tutti quei lavori o quei progetti che avevamo pensato di poter
realizzare con più tempo.Non siamo ancora
capaci di quantificare il tempo, perché ne abbiamo perso il parametro di
paragone e spesso ci accorgiamo che la dilatazione del presente, ci piace,
anzi, ci avvolge come canto di sirena, anestetizzando la nostra razionalità e
vanificando la nostra organizzazione. Il vizio di rimandare, ci colpisce nel
profondo, perché non abbiamo più l’alibi per sostenerlo : il lavoro, la
professione a tempo pieno. Questa
delusione ci ferisce, anche se non vogliamo ammetterlo e la mente subisce un’involuzione:
bisogna fare appunti, liste, sedersi ad analizzare la situazione diventa
difficile, troppo facile il procastinare. Si boccheggia si arranca, poi gli eventi
arrivano al dunque e ci troviamo alla confusione, sia che si tratti di grossi
che di piccoli problemi del quotidiano.
Ogni (grosso)
problema che mi assale mi paralizza e solo dopo una giornata a ruminare scontento
e disperazione, riesco a rialzare la testa e tirare fuori nuove strategie,
nuove protezioni. Sì, perché ora, nonostante l’educazione che ho acquisito
negli anni, al momento del “botto” non riesco a mettere in pratica nemmeno la
più elementare strategia. Ora ogni progetto a lunga portata mi sembra inutile, perché
la debolezza nel presente mi blocca: non sai mai quello che il domani ti porta!
Hoperso insomma l’onnipotenza della “gioventù” quando ti sembra di avere
tutta la vita davanti, quando i traguardi si allineano sul fronte del tuo
futuro e ti sembra di essere invincibile.
In realtà
la parola chiave di Settembre è ACCETTARE, nella sua accezione di “prender atto
di” per poter progredire.
Quindi continuo
a fare le mie liste, mi ritrovo in un mare di pizzini con appunti d’ogni
genere, che cerco di riordinare come posso: poi, ogni giorno, cerco di
risolvere UN problema, programmo UNA o più commissioni, ma se riesco a farne
una solamente, son comunque contenta.
La capacità acquisita nel passato a mantenere l'autocontrollo ed il controllo dello stress, interagendo comunque con atteggiamento calmo davanti ai miei interlocutori, rende impossibile alle persone, che non mi conoscono bene, realizzare quanto io stia
lottando contro la confusione e l'ansia. Sono in grado di pormi per una parte della giornata serenamente ad affrontare questi problemi, ma alle volte -troppo spesso per i miei gusti- la mia mente bastarda continua a dirottare l’attenzione
verso una miriade di pensieri che l’ansia arruffa in continuazione, nonostante
cerchi di dare loro “una piega”.
Spesso mi sento come un criceto che gira nella
sua ruota. E si fa largo il pensiero che io debba abbandonare il fatto di usare il passato per scusare me stessa di fronte ai "deficit" del momento attuale: solo affrontando i miei fantasmi, anziché scansarli potrò dare una svolta decisiva alla mia vita. Di base il fondamentale della mia mancanza di serenità è l'instabilità economica del momento, e poco -ora- mi consola il fatto della transitorietà della situazione, me ne devo fare una ragione e focalizzarmi sul passare del tempo, che è talmente veloce da scorrere nonostante tutto.
Ma, ... panta
rei! Andiamo avanti facendo del nostro meglio. Il resto? è vita!
L'altra settimana ho segnalato quei deliziosi dolcetti a forma di cuore con il frutto rosso al centro, del blog "ultimissime dal forno". Della stessa autrice segnalo l'altro blog "quandonasceunamamma" . Leggendolo ho incontrato questo suggerimento che veramente è una figata per le neo mamme!!! Shunrei ho pensato a te ed Aquilina!
Praticamente il lettino è una prolunga del lettone, ne avrei approfittato anch'io con i miei se fosse fosse venuto fuori trent'anni fa! Io avevo il lettino a distanza di comodino, quindi ero agevolata, ma di notte se piangeva dovevo alzarmi per prendere mio figlio con me e c'era sempre la paura di vederlo schiacciato dal padre, perché quando dormiva lui spaziava nel letto e dato che era un "armadio" d'uomo, dovevo tenere il bambino sempre dal lato opposto. Questo per gli undici mesi di allattamento del mio primogenito. Mentre per la Pimpi il latte è andato via al terzo mese.
E poi quando piange, se non ha bisogno di cambio pannolino o poppata notturna, non occorre alzarsi, basta toccare il bambino e riaddormentarsi tutti e tre.
Groupon sta offrendo : Un ingresso per una persona al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci in zona Sant'Ambrogio a 5 € invece di 10! L'offerta è valida per tre giorni!!!
E' sempre così, domenica il mio scadenzario settimanale è ancora intonso: solo qualche compleanno o qualche visita prenotata tempo addietro, per non dimenticare!
Ma già alla domenica inizio a scriverci, organizzando il lavoro e ciò che non devo dimenticare, in rosso perchè balzi agli occhi, dato che l'età avanza e la vista con l'uso del computer si è un po' abbassata.
Già di martedì ho riempito la pagina e poi si cambia, si aggiunge in corso d'opera!
Va da se, che questa sia una tradizione del mio vecchio mentore: dove scadenzario e vocabolario erano le nostre "bibbie" ;D
Oggi ringrazio il cielo di essermi alzata senza mal di testa! Sono quasi pronta per uscire: per nulla al mondo rinuncio a bere il mio caffé al bar la mattina con i miei figli! Poi fino a che il tempo lo permette, mi concedo un lusso: siedo ai tavolini fuori dal bar per un'ora di chiacchere con mia figlia, rilassate davanti ad un cappuccio italiano, lontane da distrazioni (computer), svegliate dal primo caffé che beviamo con mio figlio. Parliamo un po' di tutto, dei progetti, di cosa si dovrebbe fare, lei ci tiene a darmi i suoi consigli, io nell'irruenza e nella confusione, direi quasi seguendo la ridda di pensieri, a volte blocco il suo discorso, con grande insofferenza di lei!!! Ma è la mia recente agitazione, dovuta allo stallo economico, a togliermi a volte, quando parlo dei miei problemi, la tolleranza e la pazienza, per cui impongo la mia ansia. Devo imparare a mordermi la lingua, quando i miei figli con fare adulto elargiscono consigli e suggerimenti, che sperano vivamente io segua. Mi spazientisco, quando anch'io ho detto lo stesso poco prima: questo è un imprinting del mio vecchio mentore. Uguale anche a mia madre ed a mio nonno!
Ecco un'altra cosa su cui lavorare!!!! La lista di cose da fare durante l'autunno sta aumentando ;D
Quando la battaglia si fa dura...tra alti e bassi!
La vita lo
sappiamo colpisce e spesso lo fa duramente. Ci sono due modi di reagire: cadere
piangendosi addosso e inveire contro la mala sorte, oppure reagire, alzarsi,
combattere, sorridere nonostante tutto, anche se non si ha la ragione per
farlo, ma FARLO comunque.
Io ho scelto di
reagire, forse grazie alla natura del mio nome : Renata, dopo una caduta, ho
avuto sempre la caparbietà di rialzarmi, anche quando le cose sembravano
disperate e tanto dure da spaurire al solo pensiero del domani, ma ho adottato
strategie di salvataggio come focalizzarmi sull'adesso. Adesso ancora non è
arrivato il colpo, adesso sono in grado di reagire, adesso posso prender un po'
di forza, per andare avanti, per pigliare uno "scudo" al volo e
parare il colpo.
Per fare questo
ho usato tanti stratagemmi. I pizzini di Osho, le liste, scrivere, sfogarmi con
un'amica, fare meditazione, vivation. Sistemi che servono come accessori, ma il
grande cambiamento sta sempre nel perseverare e credere in se stessi. Ed è
duro!!! Perché spesso il problema è talmente radicato ed il cambiamento così
grande, che la mente tende a sabotare l'obiettivo che ci si pone e quindi
nonostante tutto ci si ritrova a tornare alla "casella numero uno",
come nel gioco dell'oca.
Dalla mia
parte ho avuto la fortuna di avere la Fede, che mi ha aiutato a superare
ostacoli che credevo insormontabili. La Fede, che sia in Qualcuno in alto o in
noi stessi è un ottimo scudo. Certo nella vita si può fare di tutto, se siamo
determinati ed agguerriti ci riusciremo. Anche se a volte è molto doloroso.
Dobbiamo
essere sinceri con se stessi, evitare di dare la colpa al destino, alla
famiglia d'origine, alla miglior fortuna degli altri! Rialzarsi dopo le
batoste, allontanando lo scoramento, rifiutando di accettare la delusione e la
sconfitta.
Bisogna
comprendere il meccanismo che ci porta a sbagliare od a fallire e spesso ci si
trova nei meandri del nostro passato, talmente radicato, perché assunto in un
imprinting non sempre verbale, che son cavoli amari a sradicare.
Più
difficile a farsi è PERDONARCI gli sbagli commessi, i fallimenti, ma farlo ci
da maggior forza per rialzarci e ricominciare.
A volte
siamo talmente rinchiusi in noi stessi per non soffrire di più. Quando la vita ha colpito troppo duro, tanto da non
aver più la forza di rialzarci. Io ho sempre CHIESTO che mi aiutassero e Loro
mi hanno sempre portato la soluzione giusta, ma SOLO al momento giusto, né un
minuto prima né un minuto dopo. Questo, nonostante la Fede, ti logora, ma ho
stretto i denti ed ho atteso. I risultati sono arrivati sempre.
Ma capita che i
risultati ritardino, perché non sei ancora matura per il cambiamento, perché ti
ostini a ripetere gli stessi sbagli, ad ignorare i suggerimenti ed i
cambiamenti arrivano solo quando hai imparato la lezione, SOLO QUANDO SEI
PRONTA ad accoglierli e si vede che io devo imparare ancora una lezione più
grande!!! E CHE PAAAALLLEEEEE!
Alle
volte si riesce ad accettare la lotta in modo spontaneo, ma in altri momenti
della nostra vita la lotta ci sembra così estenuante da svuotarci, da farci una
tal paura da desistere dal continuare, tanto da pensare “fermate il mondo :
voglio scendere”. Sarebbe così semplice! Invece non lo è!
E' questo
il momento più critico della nostra vita, specie quando perdiamo alcuni nostri
compagni per strada, la solitudine corrode la nostra sicurezza: il non poterci
specchiare negli occhi dell'altro ci toglie la forza che il calore del suo
sguardo sapeva darci! E non parlo solo di mio marito, ma di tutti i familiari con
cui eri cresciuta e che condividevano i ricordi più remoti della tua vita!
Altro
ostacolo è la perdita delle più care amiche di sempre, con le quali ho
condiviso i libri di scuola, i primi filarini, le beghe del matrimonio, qualche
divorzio, la vita insomma. Ed ora il
destino le ha confuse e tristemente si sono precluse ogni contatto, tanto che,
avendo "abbandonato" la vita, mi hanno lasciata sola. Fanno paura,
perché lo specchiarsi in loro ti mostra una fragilità che non hai mai
considerato e che ritenevi lontana, invece ora si è fatta fin troppo vicina,
fin troppo presente ed ingombrante.
Guardare
in faccia le mie ubbie, le mie paure, le mie ansie, che nonostante tutti gli
insegnamenti e le strategie acquisite, logorano la mia resistenza e mi
immobilizzano in uno stallo destabilizzante; guardarmi allo specchio accettando
le perdite e lavorando ad una strategia per una prospettiva diversa del mio
futuro, diversa dal sopravvivere; avere la forza di sorridere ancora
all'immagine che lo specchio mi rimanda, che a volte non riesco ad accettare
perché insodisfatta e su cui devo iniziare a lavorare: questi sono i compiti che
dovrò affrontare questo Autunno.
E voi ??
A tutti AD MAJORA! ♥
P.S. Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino. Giacomo Leopardi!
Ieri non ho sviluppato il significato più ovvio di questa ricorrenza : la separazione tra l'albero ed il frutto, tra l'involucro ed il frutto. Come l'albero si separa dai frutti, che seminati portano a nuova vita, questo è ciò che dobbiamo fare per il nostro equinozio!
Si tratta di scindere il sottile dal denso, di separare i frutti da consumare subito da quelli da conservare per essere seminati più tardi. Separare la parte spirituale dalla parte materiale della vita, perché solo lasciando andare quanto di "denso" e di stagnante permane nella nostra quotidianità, ci potremo permettere di liberare in noi i veri obiettivi e trovare le soluzioni appropriate.
Ci affanniamo incastrati da una ridda di luoghi comuni, di ansie e di pregiudizi, che ci stringono in una morsa e non riusciamo a progredire: l'Equinozio d'Autunno ci insegna proprio questo a distinguere ed eliminare quanto ci appesantisce e ci blocca, per spiccare il volo!
Suggerisco come sempre la scrittura : scrivete su di un foglio il vostro obiettivo, dividete in due ciò che ne rimane e da una parte elencate gli aspetti positivi o ciò che vi riesce meglio, dall'altra gli aspetti negativi e tutto ciò che vi blocca. Ora controllare se ciò che vi blocca siano meccanismi tangibili o remore che vi portate dietro come stivaletti malesi che appesantiscono il vostro cammino: LIBERATEVENE, semplicemente scrivendoli. Quando il subconscio porta al conscio attraverso la scrittura e la rilettura dei problemi, permette al conscio di correre ai ripari.
Fatevi aiutare se non riuscite a focalizzare bene i vostri limiti: l'umiltà a volte ripaga, perché una persona estranea che guarda ai vostri problemi lo fa senza il vostro coinvolgimento emotivo e le vostre ansie. Una parola può chiarirvi il meccanismo che vi blocca, e permettervi d'infrangere le mura che alzate attorno alla realizzazione dei vostri obiettivi. Certo ci sono schemi che ci si trascina da una vita e sempra difficile liberarsene, MA SIATE DECISI! Siete VOI che potete scegliere come affrontare la situazione, da vittima o da combattente.
Ricordatevi, come nella scultura, anche nella vita BISOGNA TOGLIERE, ALLEGGERIRE, affinché l'essenziale risalti e l'opera d'arte scaturisca dal "blocco" di marmo! Siate decisi nell'eliminare ciò che vi blocca, senza rimpianti, fatelo, scoprirete che liberati dai fardelli emotivi ed ansiogeni potrete riconquistare slancio e forza insospettabili.
Domani 22 Set alle ore 14:49 ci sarà l’equinozio d’Autunno. Il
giorno avrà la stessa durata della notte.
Per i Celti è la festa di Mabon, di ringraziamento dei
raccolti e sottolinea la necessità di dividerli con gli altri per assicurarsi
la benedizione del Dio e della Dea durante i mesi invernali.
Nel calendario cattolico non ci sono feste particolari in
questo periodo, che segnino il passaggio tra una stagione e l’altra. Fra pochi giorni invece ci sarà lo Yom Kippur
: il giorno del pentimento in cui ogni israelita digiuna, non lavora, per
espiare i propri peccati.
Ancora il tempo è clemente, anche se il freddo inizia a
farsi sentire di mattina e di sera. La malinconia ammanta le nostre azioni, il
corpo indugia ad adattarsi, facendo fatica a reagire al primo freddo. Le cose stanno evolvendo, noi dobbiamo
metterci in sintonia e costruire ciò che avevamo sospeso durante le caldissime
giornate dell’estate. Prendere in mano la situazione e operare in modo da
raggiungere i nostri obiettivi, piccoli e grandi! Sono questi da organizzare,
affinché i piccoli non prendano troppo tempo e facciano ritardare la messa in
opera dei grandi. Come i grandi devono essere ben ponderati per non cadere nel
facile inganno di esagerare nelle aspettative e non riuscire a raggiungerlo.
L’Equinozio è la festa per sederci e meditare. Guardare a
quanto raggiunto per prender l’abbrivio per i nuovi obiettivi!
Riporto da Retecivica Trieste Cultura la presentazione della mostra
NUR/LUCE. Appunti afgani è una mostra della fotoreporter Monika Bulaj, che dopo essere stata presentata a Venezia nella Loggia di Palazzo Ducale e a Roma alle Officine Fotografiche, viene ospitata a Trieste, nella suggestiva cornice dell’ex Pescheria - Salone degli Incanti, arricchita da nuove immagini e testi, interventi negli spazi aperti della città e un convegno tematico.
NUR/LUCE. Appunti afgani e’ un viaggio nell’altro Afghanistan, nelle parole di Monika Bulaj “Un viaggio solitario nella terra degli Afgani. Dividendo il cibo, il sonno, la fatica, la fame, il freddo, i sussurri, il riso, la paura. Spostandosi con bus, taxi, cavalli, camion, a dorso di yak. Dal confine iraniano a quello cinese sulle nevi del Wakhan, armati soltanto di un taccuino e una Leica, fatti per l’intimità dell’incontro. Balkh, Panjshir, Samanghan, Herat, Kabul, Jalalabad, Badakshan, Pamir Khord, Khost wa Firing. Uno slalom continuo per evitare i banditi targati Talib, seguendo la complicata geografia della sicurezza che tutti gli afgani conoscono. Parlando con gli afgani, ho scoperto che la guerra è una macchina miliardaria che si autoalimenta e che pur di funzionare arriva al punto di pagare indirettamente tangenti allo stesso nemico. Rifiutando di viaggiare con un’unita’ militare - ‘embedded’ - protetti da un elmetto in kevlar, ho ritrovato un mondo che, dalla Maillart a Bouvier, gli europei amarono e che ora, dopo dieci anni di presenza militare, abbiamo rinunciato a conoscere. La culla del sufismo e di un Islam tollerante che, lì come in Bosnia, l’Occidente si ostina a ignorare, un mondo odiato dai Taliban e minacciato dal nostro schema dello scontro bipolare. Un Paese nudo e minerale, dove un albero ha una maestà senza eguali e l’individuo non ha spazio per l’arroganza. Deserti dove il richiamo “Allah u Akhbar” suona più puro che altrove. Una terra abbacinante, dai cieli sconfinati, e così inondata di sole che bisogna rifugiarsi nell’ombra - interni, albe e crepuscoli - per ridare un senso alla luce, al fuoco, ai bagliori dello sguardo. Un Paese disperato, dove la donna è schiacciata dal tribalismo e l’oppio è la sola medicina dei poveri, ma dove una straniera può essere accolta in una moschea e l’incantamento dello straniero è vissuto come una benedizione. Una terra dove si rischia la vita solo andando a scuola e dove nelle periferie disperate i bambini si svegliano alle quattro del mattino per andare a prendere l’acqua con gli asini. Ma anche un Paese d’ironia, capace di ridere nei momenti più neri, rispettoso degli anziani, perfettamente conscio che il solo futuro possibile sta nella scuola, e nei bambini che domani saranno uomini”.
In sintesi queste parole di Monika Bulaj condensano il suo viaggio, ci sono tre fotografie che io reputo le più significative.
La figura di donna che esce dal luogo oscuro verso la luce, perché in tutte le civiltà la donna è il motore della rivoluzione e del progresso.
La donna nella sua identità negata, velata, vilipesa, torturata, sullo sfondo di una città fatta di tuguri di fango, in una povertà mitigata dall'oppio, che calma la fame, che viene usato per curare le malattie e che viene dato anche ai neonati!
Questa foto ha come didascalia " Qui educare una figlia vuol dire educare tutta la famiglia".
Nonostante i talebani osteggino l'istruzione femminile, volendo tenere asservite le donne in un'ignoranza che semina futura servitù, gli afgani cercano in ogni modo di educare le proprie donne, nonostante le minacce, le persecuzioni. Perché sanno che solo educando i loro figli e le loro figlie questi potranno costruire un domani migliore e salvare anche i loro genitori.
Più che in altri continenti qui la donna è meno di zero. Monika Bulaj scrive : "L'ospedale di Mazar-l Sharif ha solo 5 letti per tutto il nord del confine utzeco e cinese, nove province devastate dalla peste dell'auto-immolazione. Le donne bruciate dal kerosene arrivano soprattutto d'inverno, il tempo dei matrimoni. E' come le portasse il vento. Di Amar Bibi sono rimasti solo gli occhi di nera ciliegia, che ancora sorridono. Il resto è un unica piaga: Amar si è data fuoco per non sposare chi non voleva in cambio di ottomila dollari e due mucche alla famiglia."
Sotto questa descrizione c'è la foto di Amar Bibi : sconvolgente.
I bambini, più della metà dei neonati non superano l'inverno.
I bambini spariscono, vengono rapiti, 4-5 la notte!
La mostra mi ha sconvolto: la miseria, la sporcizia, la persecuzione, i visi delle donne alcune a volto scoperto, mostrano una grazia ed un orgoglio statuario, soprattutto quelle della tribù nomade dei Kuchi, una volta pastori nomadi, ora costretti a diventare i derelitti delle bidonville di Kabul, etnia più vilipesa, proprio come gli zingari dell'Europa Orientale in tempo di guerra.
La guerra ha sconvolto questa terra, che è lontana, ma quando guardi quelle foto, ti risucchiano l'anima. Ho cercato di proiettarmi dentro la loro realtà : ho pensato come vivrei in questa loro realtà di miseria, di dolore, di disperazione, di mutilazioni (perché è uno dei paesi con più alto tasso di mine) e di persone che si bruciano vive per reclamare il diritto più antico e sacro : la libertà!
Penso alla futilità del nostro mondo privilegiato, nonostante la crisi, penso a quanto siamo fortunati nella nostra miseria, che suona comunque come una ricchezza paragonata alla realtà dell'Afganistan.
UN CONSIGLIO : guardate il filmato le foto sono quasi tutte qui!
La strada dove sono andata ad abitare a Trieste da bambina dopo l'esodo era molto affollata: dalle 8 alle 12.00 si svolgevano i ... funerali! All'inizio fece un certo effetto, poi con il tempo, erano diventati una normalità, tanto che mia madre, sarta, si metteva alla finestra qualche volta a controllare con occhio esperto i vestiti delle signore e prendeva spunto per qualche sua creazione.
Sotto casa avevamo un negozio di piccoli elettrodomestici per la casa, i negozi di alimentari una fioraia, una parrucchiera, un'officina, il negozio delle uova e dei polli, la panetteria, un negozio di mercerie ed abiti. Ma il negozio che attirava la mia fantasia e la mia meraviglia era la DROGHERIA.
Il Signor Renato era un uomo ben piantato, alto, occhi chiari, leggermente calvo, di età indefinita: quelli che già da giovani sono vecchi. Parlava con un leggero sibilo dovuto alla protesi, era sempre sorridente, ma aveva un rigore negli affari e modi affabili nel trattare i clienti. Ironico senza prendersi troppa confidenza, attento, era insofferente solo con la moglie che rimproverava spesso in quanto renitente a svolgere per suo conto operazioni in banca e dal commercialista, cosa che lei poverina faceva per dovere, ma si vedeva che avrebbe preferito non avere tali incombenze.
Quando entravo nella bottega del Sig. Renato speravo sempre di ricevere in regalo una di quelle gustosissime caramelle che lui teneva in grandi vasi di vetro sopra una vetrinetta: le mente verdi con il rilievo bianco di zucchero, le mente bianche (fredde), gli zuccherini piccole pastiglie rotonde e piatte,le caramelle di zucchero d'orzo, la liquirizia in spaghetti, ma le mie preferite erano le caramelle di zucchero con interno di rosolio, erano più grandi e più ben definite di queste...
Il negozio aveva pareti attrezzate con mobilio di legno verniciato di verde, con in basso dei cassetti di vario volume e scaffali dal livello del banco fino al soffitto. Sul fondo del negozio la scaffalatura finiva nel balcone del soppalco superiore da dove pendevano corde di vario diametro di ogni tipo, fili con varie spazzole di diversi forme e misure, destinate a diversi usi. Scope di saggina e di crine, pattumiere. I cassetti recavano tutti un' etichetta con su scritto il contenuto. Negli scaffali c'erano ben disposti tutti i prodotti di drogheria confezionati, i saponi di vario genere, detersivi, ma anche profumi, prodotti di bellezza per il trucco e quant'altro. Sul fondo del negozio la scaffalatura si apriva nella porta da cui si accedeva al retrobottega ed alla scala del soppalco.
Nel retro si potevano intravvedere i grandi contenitori, bidoni di latta o di vetro che contenevano i liquidi tipici della pulizia del tempo. Acido cloridrico, ammoniaca pura che quando mettevi due cucchiai in un mezzo catino d'acqua piangevi per ore, ipoclorito di sodio, che bruciava la pelle delle mani se ti schizzavi, acetone, benzina avio, etere, alcol denaturato, alcol puro per liquori e quant'altro. Si portava la boccetta o la fiaschetta o bottiglia da casa che il sig. Renato riempiva.
All'inzio si acquistavano prodotti sfusi, ricordo l'amido, per inamidare i colletti e le camice di mio padre, il "perlin" polvere azzurra che si stemperava nell'acqua e si metteva nel risciaquo per render azzurra la biancheria, la "pomice", polvere antesignana del Vim.
Poi iniziarono a riempire gli scaffali i detersivi e vari detergenti in polvere inscatolati. Ricordo il Tide che aveva dei bellissimi pupazzetti di plastica dentro. Poi la Mira Lanza con Calimero e l'Olandesina invitarono ad acquistare i loro prodotti. Dentro c'erano le figurine con i punti: noi raccogliemmo tanti per vincere la macchina fotografica "la Ferrania". Aveva l'involucro esterno di plastica dura, si apriva alzando uno dei sostegni laterali di ferro: era elementare nello scatto, ma le foto erano molto belle, avevano un'ottima risoluzione ho ancora bellissime foto in bianco e nero e poi la Kodak commercializzò negli anni settanta la pelliccola a colori.
Il vecchio droghiere in camice nero ed occhiali di lettura sulla punta del naso, serviva il cliente con efficenza e solerzia, elargendo consigli, dando istruzioni, poi compilava il conto su pezzetti di carta, per poi battere il totale sulla grande cassa nera con i tasti tondi, il cassetto si apriva suonando il campanello!
Agli inizi i catini e le tinozze erano di zinco pesantissimi, mentre negli anni sessanta il mercato fu invaso dalla plastica, ma UNA particolare plastica la marca "Moplen" della Montecatini fatto di "polipropilene" inventato nel 1954 da Giulio Natta (Imperia 1903 - Nobel nel 1963, Bergamo 1979).
In quella via abitai fino al 1979 ed il negozio era ancora lì, con dentro il Sig. Renato, che si lamentava dei tempi e della concorrenza dei supermercati, delle formalità burocratiche sempre più complesse, al nuovo regime di tassazione (l'I.V.A.) e che non vedeva l'ora di maturare l'età per la pensione.
Ogni volta che vedo queste caramelle ripenso al Sig. Renato ed ho ancora una spazzola di crine per i capelli che lui mi vendette nel 1977. Non ci sono più i droghieri di una volta ;)
.. mi son svegliata tutta legata, aspetto che le giunture si adattino ai movimenti della giornata e che il torpore della notte esca dalle ossa e dai muscoli, mentre bevo il mio primo caffé ed aspetto l'ora di svegliare la mia Pimpi leggendo blogs, pensando al piano di lavoro per la giornata: per non dimenticare appuntamenti od altro.
Ieri sono andata dalla moglie del mio ex capo anziano. E' una donna d'altri tempi (91 anni) modernissima, suo nonno era un ricco mercante ebreo, ma la madre era gentile, mentre il padre è morto in esilio in Svizzera durante la guerra a soli 52 anni, quando lei era ancora giovanissima. Mi racconta spesso, quando la vado a trovare per piccole incombenze, episodi della sua vita passata. E' una donna d'acciaio, ne ha viste di tutti i colori, con il marito ha girato il mondo. Lui non si muoveva senza di lei, solo rarissime volte restava a casa e questo è stato sempre un punto a favore del mio mentore, perché tutti i suoi colleghi li ammiravano proprio per il loro affiatamento. Si volevano un bene dell'anima. L'altro giorno mi raccontava che la prima volta a Londra nel 1962 il marito la lasciò per una settimana sola in albergo mentre lui era alle conferenze d'affari: lei gli disse "ma dove vado se non conosco la città, né la lingua". Lui la guardò strizzando gli occhi in un sorriso furbo, ben conoscendola e le risposte sornione: "Arrangiati"! La signora iniziò ad uscire dall'albergo restando nei paraggi e via via allontanandosi sempre di più, visitando musei e negozi, fino a conoscere Londra come le sue tasche.
A volte è rude e spigolosa, schietta senza pietà, ma ha la comprensione e la generosità di chi ha sofferto, quando hai un problema ti da un consiglio spiegandoti la causa e l'effetto e non per partito preso. Ha avuto una storia piena di avventure, come quella volta a Fort Lami mentre si dirivegano all'aeroporto nella giungla il taxi si impantanò e lei dovette spingerlo in tacchi a spillo con l'autista africano, mentre il mio capo con 40 linee di febbre vaneggiava sotto una palma.
Dai loro viaggi ci portavano sempre un regalo, come a Natale e per il nostro compleanno c'era sempre un presente per tutte noi segretarie.
E' un piacere ascoltarla perché ha molta ironia, gusto, savoir faire. Ha studiato in un collegio per signorine in Austria ed al suo ritorno il padre le disse: "qui non si parla più tedesco!" : erano iniziate le leggi razziali, lei andò in un pied-a- terre sui Navigli, la sorella fu nascosta da amici a Trieste, mentre la madre cattolica stava nel loro appartamento e per resistere durante la guerra vendeva mobili, argenteria e monete conservate in un campo in tubi Innocenti, con le truppe tedesche che arrivavano a sorpresa da lei chiedendole del marito e delle figlie: lei rispondeva sempre che non sapeva e mostrava gli ambienti deserti della sua casa per dimostrare l'abbandono.
Suo nonno aveva una villa in una delle più belle vie di Trieste e di lui ha ancora il servizio di piatti per 38 persone. Il tavolo da pranzo della sua vecchia villa troneggiava nel salone delle conferenze nell'ufficio Consolare al Tergesteo del mio vecchio capo.
Lei da giovane nelle foto era bellissima: bionda, sempre in forma, vestita con gusto in ogni occasione, appare come una diva elegante.
Mi dicono : ma perché vai ancora da lei, ti paga per le commissioni che le fai? Rispondo di no, che aver vissuto nella ditta di famiglia per 36 anni e per l'affetto e la riconoscenza che ho per il mio ex capo e mentore faccio questo perché mi piace. Andarla a trovare e sentire i suoi ricordi, farla sorridere, parlare con lei del mio anziano mentore è per me fonte di conforto. Tutti loro mi hanno già dato, tanto, qualcosa che i soldi non pagano mai! Affetto, considerazione, rispetto, stima ! Vi pare poco, di questi tempi?
Un mese fa a quest'ora la luce entrava dalla finestra illuminando il soggiorno dove scrivo ed un concerto di uccellini cantavano il loro Buon Giorno al Sole.
Oggi è ancora buio e silenzio: l'aria è rinfrescata, fuori sono 15° e rabbrividisco al solo pensiero che stiamo concludendo l'estate e che l'inverno troppo presto busserà alle nostre porte!
Se mi guardo indietro penso a come la mente abbia elaborato velocemente quest'estate torrida, forse per cancellare la sensazione di disagio e di pesantezza! Penso ai giorni a venire : ora non ho più l'alibi del caldo per il mio semi-immobilismo. Riparte la stagione del fare, ma tanta è ancora la confusione, l'incertezza, la precarietà.
La sveglia suona, è tempo d'iniziare la giornata!
Focalizzo che manca ancora circa metà mese alla fine di Settembre e che ci saranno giorni buoni anche in ottobre.
Intanto vi lascio una canzone ed un augurio : Buon lunedì a tutti!
Ieri pomeriggio mi chiama Amica A. : "ho visto ora il tuo messaggio per la consegna dei prodotti Stanhome, vieni quando vuoi" . Io, "bene ! se non hai altri impegni sarei da te fra un po' ". Amica A. : "Vieni, HO PROPRIO PIACERE DI RIVEDERTI!"
Mi vesto in un attimo i jeans, saluto mia figlia, prendo il sacco dei prodotti e via, verso la casa di Amica A.. Le sue parole mi hanno scaldato il cuore : sentirsi bene accetti è sempre un piacere e la riprova che la tua presenza sia gradita.
Si chiacchera : al solito con lei è piacevole. Lei ama la compagnia, è una pessimista sorridente, comunque ha voglia di musica e di divertirsi. A parte il lavoro vive con il marito una vita ritirata per i problemi di salute di lui. Lei parla delle vacanze fatte in Abruzzo e dei posti visitati, si parla della vita, del come la vita ti frega, della sofferenza, della gioia, dei problemi, di quanto comunemente si parla tra vecchie amiche che si ritrovano.
Intanto siamo sedute nel suo terrazzo che da sul mare, mi beo di tanta vista, degli alberi del giardino, della luce del sole a cui mi abbronzo anche a metà, va bene lo stesso: ho fame di sole, perché questa estate torrida mi ha fatto rintanare troppi giorni a casa, per non parlare dei problemi che mi hanno depresso.
Parlare con lei del più e del meno, godere del sole in mezzo al verde e dell'aria calda alleggerita da una leggera brezza, è stato un balsamo.
Vi posto una foto, che purtroppo non rende, perché lo zoom del telefonino è molto limitato. Ma potete avere un'idea del sole che calava i suoi raggi tra le nuvole, si intravvede uno "spot" di luce creata da un raggio tra le nuvole vicino ad una nave in rada: colgo questi momenti come dei bei regali della vita.
Se non avessi fatto l'incaricata Stanhome, non avrei avuto occasione di essere invitata da Amica A., in quanto prima era solo una conoscente. Proprio quando penso che mollo Stanhome, mi arriva un episodio che dimostra il perché dell'esatto contrario.
Non ci penso più troppo : vada come vada! Tirem inanz!
Da ieri pioggia e Bora imperversano su Trieste: meno male che gli acquazzoni sono terminati, qualche sporadica nuvoletta vela il cielo ancora stellato, ma il vento non molla, anzi.
Ieri girando per città a far consegne Stanhome ho visto i cestini ridotti a cimiteri d'ombrelli rotti!
Nei punti più difficili, dove i refoli colpiscono dietro l'angolo l'ignaro viandante rovesciandogli a forza l'ombrello, i cestini sembrano dei ricci per i ferri ed i manici che spuntano dai pertugi.
Il tempo ha raffreddato animi ed entusiasmi, si cazzeggia al computer, coperti dalla vestaglia invernale, con la colonna sonora dei refoli e l'aria fresca che entra dalla ribalta della finestra.
Al computer cerco foto e incontro il Blog di Anna : un miraggio culinario, leggo la ricetta e le papille gustative salivano, mi sento come un cane di Pavlov ;D , ma ditemi voi se esagero! Visitate il sito, la ricetta è sfiziosamente leggera, ma invitante e gustosissima... sto continuando a salivare ;P
Penso che questo possa considerarsi un Dolce Buon giorno !??
Bimbogrande : Mamma, ma oggi ti senti più saggia di ieri ? ;D Renata : No, al solito, ma mi ritengo più fortunata per essermi alzata senza il mal di testa, al contrario degli ultimi due giorni!!!!!!
Grazie ASAF e MissPansy per i primissimi auguri! un bacio a voi.
Buon ANNO !!!! (calendario copto ;)
Dedicata a tutte noi donne: i maschietti vogliano scusarmi, ma oggi sono "femminista" ;)
Tante cose mi fanno innervosire, ma ultimamente ciò che mi infastidisce di più sono i partiti presi e le risposte corali trascinate dai mass media.
Siamo il 9 di settembre e tutti stanno già dando l'estate per finita, sulla scia dei metereologi che con Caronte, Nerone, Cerbero, Beatrice, Poppea e compagni ci hanno ammanito una carellata di corbellerie per "vivacizzare" un'estate pesantemente torrida e secca, seguendo una moda in modo molto scemo!
Se da una parte negli Stati Uniti, verificandosi decine e decine di uragani, per STATISTICA semplificano la comparazione distinguendo i vari uragani non al dettaglio della data, metodo prolisso che può dare adito a confusione, ma dando un nome di donna, QUI in Italia, dare alle CORRENTI d'aria calda e d'aria fredda la stessa classificazione è alquanto stupido: NON si tratta di eventi EPOCALI, come gli uragani negli U.S., ma di semplici fenomeni atmosferici in linea con gli sviluppi stagionali. Certo la siccità di quest'anno e le temperature non sono nella norma degli ultimi anni, ma da qui alla catastrofe naturale ce ne vuole. Non nego gli effetti visibili e la sofferenza della nostra terra per la mancanza d'acqua ovviamente, ma aspettiamo il prossimo anno prima di gridare al lupo al lupo.
Quando sento che i media pongono particolare risalto a notizie spazzatura, allungo le orecchie e sintonizzo al massimo i miei radar ponendomi la solita domanda : come e cosa ci hanno messo nel c§lo questa volta?
Panem et circensem? e qui il pane è incominciato ad arrivarci solo duro : speriamo che non duri !
Che cos'è la semplicità? Per me è uno stile di vita, di moda, di arte, di eleganza, di linguaggio. A questo proposito, ad esempio, son sempre rimasta affascinata da persone come Rita Levi-Montalcino e Margherita Hack che parlano ed espongono contetti difficilissimi con semplice proprietà di linguaggio.
Ed ecco le foto che dedico ad Edy : il fiore del loto chiuso nella sua essenziale linea e semplicità si apre in una splendida corolla piena di petali e di gioia, in un inno alla vita! La morale : ciò che si presenta in veste semplice ed essenziale, spesso riserva piacevoli sorprese!
Sono entrata nelle fila della Stanhome il 17 aprile di quest'anno e fin dall'inizio ho capito che il guadagno sarebbe stato minimo e per arrivare a certe cifre avrei dovuto faticare non poco, anzi ero disperante su questo punto. Ho lavorato, ma a dire il vero senza dedicarmici anima e corpo, più tenendolo come un riempitivo, con il passaparola tra le amiche e le colleghe. Ma ho registrato comunque buone vendite, nonostante la cerchia ristretta, continuando pian piano ad incrementare, applicando il principio "parlane con una persona nuova ogni giorno", mai insistente al massimo come la vecchia scuola e le statistiche vorrebbero. Quindi se vorrei fare di più, avrei ancora tanto da darci dentro. La mia però, state attenti, non è mancanza di buona volontà: io sono timida, per vendere in proprio bisogna avere un'intraprendenza che non mi appartiene e mi riesce difficile, perché proietto nella cliente la mia situazione e questo pregiudica la mia applicazione alle vendite!
Se superassi la mia timidezza e mi liberassi della proiezione son sicura che farei faville: ergo, una battaglia da superare??!!
Le due settimane di ferie in agosto, mi hanno reso pessimista (ioooooo?? sissì, io pessimista! quindi pensate la crisi che avevo!) mi son detta: "Niente, qui il guadagno è minimo (ma mi è stato offerto un lavoro d'ufficio ancora per meno!!!), devo pensare se continuare o lasciare" Ma a scombinarmi -piacevolmente- alla riapertura dell'attività in due settimane ho raccolto un ordine senza brigare tanto, solo distribuendo i cataloghi ed ho trovato una nuova cliente (udite udite) all'Agenzia delle Entrate!! ;) Un altro segno del destino che mi invita a continuare ???
Quindi leggo la situazione come "vai avanti, quel che arriva arriva, anzi datti da fare un po' di più".
Comunque questa occupazione mi ha tenuto in contatto con tantissima gente, ora gli ordini arrivano ed avrei spazio per cercare nuove clienti ed allargare il giro, basta solo che ci metta un po' più di convinzione: devo ribaltare il concetto del lavoro=ufficio 8 ore seduta! Qui si tratta di galoppare, parlare, chiaccherare, stare a sentire persone: donne felici, in crisi, annoiate, tristi, con problemi, divertenti, prosaiche, semplici, frizzanti, pesanti... !
Vale a dire più che un lavoro, un continuo rapportarsi con le clienti, di cui diventare amiche, consigliere, psicologhe senza essere ovviamente invadenti, ma magicamente racchiudere un po' di saggezza che aiuti la persona, non si tratta di solo indurre ad acquistare i prodotti, ma nel fare qualcosa di utile divertendosi.
Ieri Grande Riunione Stanhome con parecchie galline della nostra Agenzia "Julia" (zona delle provincie di Trieste e Gorizia) e con il supervisore Stanhome che ha fatto nell'azienda una carriera incredibile e che è la prova vivente del divertirsi lavorando.
Alla riunione abbiamo fatto scuola, facendo festa e ci siamo divertite. Siamo state premiate, siamo state elogiate e ci siamo caricate di nuovo entusiasmo per continuare!
Ovviamente il supervisore sottolinea i fattori positivi della Stanhome, che ogni volta mi stupiscono :
1) Un'azienda con il 4,5 QUATTRO E MEZZO % di AUMENTO DELLE VENDITE dall'inizio dell'anno!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! in un periodo lo sapete bene di crisi nera!
2) Un'azienda senza cassa integrazione, senza crisi, anzi in continua ricerca d'incaricate!
3) Un'azienda che premia costantemente, con prodotti gratis, piccoli e grandi regali, week-end benessere e CROCIERE PREMIO! Ecco l'ultima AI CARAIBI (aperta anche agli accompagnatori, solo questi ultimi paganti!) dove la sposa al minuto 3.15-17 è la mia DF la simpaticissima Licia : a proposito le nozze gliele ha offerte ed organizzate sulla nave la Stanhome!!!
3) Un'azienda che sta aiutando ed è la maggior benefattrice dell'iniziativa PETER PAN ASSOCIAZIONE ONLUS, che si prefigge lo scopo di aiutare le famiglie dei bambini che necessitano di ciclicità di terapie e successivi controlli concorrendo a pagar loro volo, treno o pullmann per raggiungere il centro di cura, in modo che famiglie che abitano all'estero o fuori Roma possano contare sul sostegno dell'associazione per i loro spostamenti.
4) I prodotti, indiscutibilmente all'avanguardia, perchè sono iperconcentrati e biodegradabili, da sempre pensati per un bassissimo impatto ambientale (con attenzione per le persone allergiche, minor inquinamento, minimizzando i trasporti, abbassando le scorie ecc.) ed ora abbiamo anche la linea ecologica a base di principi attivi di origine vegetale.
Il 30 settembre parte la crociera di quest'anno nel Mediterraneo, era dei 1000 partecipanti, invece è stata aperta a 1500!!!
Io, scettica, sto cercando una ragione per mollare tutto, ma ad ogni piè sospinto mi devo ricredere, a prescindere dai motivi più sopra illustrati, dove la trovate un'azienda che se producete vi premia con una crociera GRATIS???
Ovviamente sto usando i prodotti Stanhome e sono sempre più stupita e soddisfatta della loro efficacia, con le clienti ci scambiamo impressioni, le tecniche migliori per l'uso e il maggior pregio che hanno è la velocità nelle pulizie unita ad una efficacia imbattibile nel rapporto qualità e prezzo restano sempre la scelta migliore rispetto ai prodotti venduti in supermercato!
Mi sa proprio che alla Stanhome ci resto: chissà che non partecipi alla crociera del 2013 ;D