Raccolgo l'idea di MissPansy per raccontare una ricetta tradizionale di Natale della mia infanzia e la sua storia.
Durante le feste di Natale nella mia famiglia si facevano due tipi di dolci: le Pinze e le Fritole.
Le Pinze sono delle pagnotte lievitate dolci, di cui nonna preparava a casa l'impasto e lo portava al forno del paese a far lievitare una notte nella camera di lievitazione della panetteria e di seguito il fornaio le cucinava, quando erano pronte il nonno con il trattore le andava a ritirare. Anche le zie portavano le loro dal fornaio, in quanto i quantitativi a famiglia si aggiravano intorno ai 10 pezzi ogni Natale. Il pan dolce veniva tagliato a fette ed era il companatico del caffé mattutino o la merenda, quando spalmavamo sopra una fetta di pinza un buon strato di burro delle nostre mucche e la marmellata.
Ma le Fritole erano il clou della festa. Io, mio fratello con la mamma arrivavamo a casa dei nonni la mattina della vigilia di Natale, primo giorno festivo per chiusura della scuola, in corriera, perchè papà lavorava. Con la corriera locale poi si arrivava vicino alla casa e si percorreva gli ultimi 500 metri a piedi sulla strada sterrata, trascinando le valigie, perchè si restava là fino alla Befana.
Si giungeva dalla nonna intorno alle 13.00 e trovavamo nella grande cucina lei con il nonno ed il pranzo pronto: la tradizionale pasta ed alici. Il tempo di rigovernare e ci si metteva subito al lavoro.
La nonna prendeva fuori e preparava i vari ingredienti. Noi bambini davamo una mano a sbucciare le mele, ad aprire le nocciole, le mandorle, le noci. Nei primi anni dei miei ricordi la mamma tostava le nocciole, le noci venivano sbollentate con le mandorle per togliere la buccia, ma negli ultimi anni si erano accorte che se la frutta secca veniva macinata con la buccia il gusto finale non veniva compromesso e queste lavorazioni laboriose vennero abbreviate, soprattutto per quel che riguarda le noci! Si grattuggiava la cioccolata, si metteva a cuocere le mele, tagliandole a fettine. Si metteva in ammollo le uvette.
Quando tutto era pronto, nonna e mamma univano i componenti nella pentola della polenta, incastrandola sui cerchi aperti del focolare a legna e dopo che le mele si erano sfaldate in poca acqua iniziavano a mettere i vari ingredienti, iniziando dalla farina, lo zucchero, gli aromi, la frutta secca e tutti gli altri ingredienti, dandosi il cambio per mescolare l'impasto fino a che non fosse amalgamato a dovere e raggiungere la consistenza giusta, alla fine si aggiungevano per ultimi l'uva passa ed i pinoli.
L'impasto veniva versato sulla tavola del pane e fatto raffreddare. Poi, dopo la cena, quando l'impasto era diventato freddo, noi ragazzi facevamo delle palline staccando la porzione necessaria con un cucchiaio, passandole nella farina prima di darle a mamma ed a nonna, che alla luce del faretto sopra il focolare friggevano sempre nel paiolo della polenta pieno d'olio, mentre chiaccheravano raccontandosi le ultime novità fino a notte tarda, mentre noi ragazzi allestivamo il presepe ed addobbavamo l'albero di Natale. Le fritole bollenti venivano adagiate sulla carta paglia e cosparse di zucchero semolato, che faceva un rumore caratteristico sotto i denti quando le mangiavi.
C'era la gara, tra la nonna e le zie, per chi faceva le pinze migliori e le fritole più gustose.
Quando si andava dagli zii, ogni casa offriva il dolce ed un calicetto di rosolio o amaretto di saronno. Poi le padrone di casa ti facevano la domanda fatidica ed i visi ti scrutavano quando mangiavi per verificare ed antecipare le parole di commento sulla qualità del dolce, cercando di leggere l'anteprima dalla tua espressione!
Erano momenti indimenticabili: una tradizione che scaldava il cuore e che consideravo già allora preziosa!
Se volete cimentarvi di seguito trovate gli ingredienti: essendo una ricetta antica ne ha moltissimi, che potete cambiare o eliminare a seconda dei vostri gusti.
4 KG. di mele lessate e frullate,
300 gr. di mandorle, 300 gr. di noci, 300 gr. di nocciole, ridotti in polvere,
300 gr. di uvetta passa,
200 gr. di pinoli
2 quadrati di cioccolato fondente (quello per dolci) grattuggiato,
100 gr. di cacao,
1 uovo
400 gr. di zucchero,
scorza di un limone e di 2 arance,
vaniglia
1/10 di litro di rum o grappa,
500 gr. di farina,
sale q.b.
olio di semi per friggere: vi conviene usare un buon olio di arachidi o di mais, fate scorta perchè il paiolo della polenta ne conteneva come minimo 2-3 litri!
Concordo con voi : sono una bomba calorica, ma a quel tempo non esistevano merendine sfiziose come adesso, torte preconfezionate nei negozi d'alimentari.
Solo i panifici vendevano le torte su ordinazione, e tra le merende confezionate si trovavano negli anni '60 i primi Buondì; c'era il Ciocorì, le tavolette di cioccolato bianco Galak: per chi poteva permetterseli, ma a noi , in cartella, mamma metteva il pane burro e marmellata, o pane e burro con zucchero sopra, che erano meno dispendiosi. Mamma faceva anche durante l'anno le trecce dolci ( con lo stesso impasto delle pinze) che portava in forno a cuocere perchè data la fatica ne faceva sempre 4-5 alla volta e non avendo un forno adatto era l'unico modo per cuocere un dolce lievitato. Che ricordi MissPansy!
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